Medicina

Emofilia: trattamenti attuali e nuove prospettive

L’emofilia è un disordine emorragico ereditario causato da mutazioni genetiche che riguardano determinati fattori di coagulazione. Senza questi fattori, i pazienti non possono smettere di sanguinare quando si feriscono. Esistono diverse tipologie, diverse gravità e diverse complicanze di questa malattia. Le ricerche attuali stanno portando a nuove scoperte terapeutiche che presentano dei benefici clinici.

Quante tipologie di emofilia esistono?

Esistono tre tipi di emofilia a seconda del fattore di coagulazione che risulta carente:

  • La più diffusa, l’emofilia A, caratterizzata dalla carenza del fattore coagulativo VIII, si presenta con 1 caso su 5.000 pazienti;
  • L’emofilia B, causata dalla mancanza del fattore IX, riguarda 1 caso su 30.000 individui;
  • La più rara, l’emofilia C, è causata dalla mancanza del fattore XI.
Trasmissione dell’emofilia: in bianco gli individui sani, in nero gli individui malati e in bianco-nero i portatori del gene – Credits: Center of Disease Control and Prevention.

Le emofilie A e B colpiscono soprattutto gli individui di sesso maschile essendo i rispettivi geni localizzati sul cromosoma X. Quella di tipo C riguarda indistintamente maschi e femmine.La gravità dei sintomi emorragici è correlata al grado di carenza dei fattori interessati.

Trattamenti dell’emofilia con la terapia sostitutiva

L’emofilia è controllata con la somministrazione di una terapia sostitutiva del fattore della coagulazione carente. Si tratta di una profilassi che ha come scopo quello di mantenere costante la quantità di fattore ed è somministrata con cadenza ciclica. Questa terapia è a base di:

  • Prodotti derivati dal plasma;
  • Prodotti di sintesi, detti ricombinanti.

La somministrazione endovenosa di questi prodotti consente di arrestare le emorragie o di prevenirle in occasione di traumi e interventi chirurgici ed è il cardine attuale della terapia emofiliaca.

Limitazioni della terapia sostitutiva per i pazienti emofiliaci

I limiti di questa terapia sono: disponibilità e costi elevati, entrambe le problematiche dipendono dalla scarsa resa della produzione in vitro. Per superare i limiti i ricercatori hanno creato per i pazienti emofilici A il fattore VIII privo del dominio B che viene espresso in modo efficiente nelle cellule in coltura mediante modifiche con tecniche di ingegneria genetica portandolo ad avere una più lunga emivita e una minore immunogenicità.

La necessità di creare nuove soluzioni è nata quando si è notato che, in circa 1/3 dei pazienti emofilici, la terapia sostitutiva con il fattore carente causa con il tempo la produzione di anticorpi contro il fattore inserito e ciò rende inefficace la terapia. Ci sono diversi nuovi farmaci e nuove terapie geniche attualmente in fase di studio per il trattamento dei disturbi emorragici che vedremo qui di seguito.

Novità terapeutiche promettenti per il trattamento dell’emofilia: i nuovi farmaci

Tra le novità vi è la possibilità di utilizzare dei prodotti sottocutanei ottenuti con la tecnologia del DNA ricombinante. Questi non sono formati dal fattore VIII o dal IX, ma da prodotti diversi dalla terapia sostitutiva classica e sembrano offrire ottime prospettive. Vi sono due diverse tipologie di prodotti: 

  • anticorpi ad azione mimetica: ad esempio, l’Emicizumab (ACE910) è un anticorpo monoclonale che mima l’azione del fattore VIII e va a legarsi al fattore IXa e al fattore X, in questo modo attiva la cascata coagulativa;
  • anticorpi che inibiscono l’inibitore della via del fattore tissutale (TPF1): teoricamente l’inibizione del TFP1 potrebbe garantire un’adeguata generazione di trombina da parte del fattore tissutale, del fattore VIIa e del fattore Xa nelle fasi iniziali della cascata coagulativa. In questa categoria di anticorpi troviamo il Concizumab di cui è stato notato un effetto dosedipendente pro-coagulante che pone le basi per futuri studi sull’uso del prodotto nella cura dell’emofilia.
Cascata coagulativa – Credits: Wikipedia.

Una nuova frontiera: la terapia genica

Accanto ai nuovi farmaci, questa tipologia di patologia risulta ideale per la cura mediante terapia genica, questo perché risulta mutato un preciso gene. L’idea è quella di somministrare il gene ‘corretto’ cosicché possa ripristinare il fattore mancante. 

Ciò è stato fatto in diversi studi clinici ed è il caso delle terapie: SPK-801 e valoctocogene roxaparvovec. I risultati clinici ottenuti hanno mostrato dei benefici che portano gli scienziati a ritenere che l’emofilia sarà sempre più curabile grazie a queste terapie. In questo senso si stanno ottenendo importanti successi nella cura dell’emofilia B e che stanno eseguendo una rilevante avanzata anche nella cura definitiva dell’emofilia A.

Published by
Maddalena Ranzato