Nonostante il tema sia affrontato da secoli, il dibattitto sulle emozioni è ancora aperto. Cosa sono? Come possono essere definite? Dove nascono? L’idea più affermata è che la loro origine sia da ricercare nel cervello. Un recente studio condotto all’Università di Pisa in collaborazione con l’Università di Padova e l’University of California Irvine ha però smentito questa teoria. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Science of the USA” e mostra che le emozioni nascono invece nel cuore.
Era ormai risaputo che l’intero corpo svolge un ruolo importante nei processi emotivi. Tuttavia, si è sempre pensato che il contributo del cuore fosse di mero supporto metabolico di sostegno al cervello. Il gruppo di ricercatori, però, ha mostrato che il suo compito è ben più importante. L’attività cardiovascolare gioca infatti da principale attore nel processo, identificandosi come causa scatenante l’inizio di una specifica emozione e anticipando quindi l’attivazione dei neuroni della corteccia.
Per dimostrare ciò i ricercatori hanno coinvolto due diversi gruppi di pazienti. Il primo era composto da 32 soggetti a cui sono stati mostrati 40 video musicali della durata di 60 secondi. Il secondo, poi, ha coinvolto altri 40 soggetti a cui sono stati mostrati altri 20 video da film. I soggetti hanno votato i vari video e dall’analisi delle risposte questi sono stati suddividi in video piacevoli, video sgradevoli e video “indifferenti”. Durante la visione dei video, poi, i pazienti sono stati monitorati sia dal punto di vista elettrocardiografico che elettroencefalografico. In particolare si sono raccolte informazioni circa la variabilità del battito cardiaco. Questi dati sono poi stati messi in relazione con quelli sul segnale rilevato a livello cerebrale.
Ai dati raccolti sono quindi stati applicati dei modelli matematici per decodificare la comunicazione tra cuore e cervello. Grazie a questo processo è quindi stato possibile vedere come allo stimolo segua una modifica dell’attività cardiaca, cui subentra, solo dopo, la risposta a livello della corteccia cerebrale.
Il risultato della ricerca può essere accostato alle idee proposte da William James e Carl Lange in termini di “teoria periferica delle emozioni”. Gli studiosi nel 1885 avevano infatti affermato che le emozioni sono un risultato delle reazioni fisiologiche agli eventi. Secondo queste ipotesi, dunque, non è la sensazione di paura a causare la tachicardia o il tremolio, ma viceversa. Questo punto di vista è stato poi accantonato e considerato inattendibile per molti anni, in un periodo in cui si è sempre preferito un approccio più “cognitivo” al tema delle emozioni. Le idee dei due studiosi erano in effetti basate solo su mere speculazioni ottenute da introspezione e ricerche casuali sui dati disponibili all’epoca. A distanza di anni, però, l’attuale studio sempre ridare peso a questa teoria dimenticata. Gli aspetti fisiologici anticipano quelli cerebrali, dunque le emozioni nascono “dal cuore” e non dal cervello.
La nuova scoperta permette di introdurre una nuova importante conoscenza nel misterioso ambito delle emozioni. Grazie allo studio, infatti, è stato possibile identificare il processo con qui queste “entità” si formano a partire dal cuore, e non dal cervello come sempre si era pensato. In ambito clinico le ricadute di ciò potrebbero portare a un’ulteriore conoscenza di una serie di disturbi psichiatrici, come la depressione, e sulla loro relazione con la salute del corpo. Non solo: implementando degli algoritmi sempre più raffinati potrebbe diventare possibile individuare l’emozione provata dal soggetto da una serie di parametri facilmente misurabili, ad esempio, anche da solo uno smartwatch.
Insomma, le emozioni non sono solo opera del cervello e il cuore non è una semplice comparsa di questo meccanismo, ma ha un ruolo da protagonista nella formazione di queste dinamiche.