La fecondazione post-mortem ha portato alla nascita del piccolo Hugo Guilherme Castro Ferreira in Portogallo. La vicenda ha sollevato interrogativi su come funziona questa pratica e se sia legale nei diversi paesi. La storia di Hugo e della sua famiglia ha dimostrato quanto sia complesso il mondo della procreazione medicalmente assistita (PMA) e ha portato alla luce importanti questioni legali ed etiche.
La fecondazione post-mortem rientra tra le tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA), un insieme di procedure che facilitano la fecondazione degli ovociti della donna con gli spermatozoi. Questa pratica è spesso utilizzata dalle coppie che hanno difficoltà a concepire naturalmente o che presentano problemi di infertilità. La possibilità di utilizzare il materiale genetico di un partner deceduto rappresenta una frontiera inesplorata, dove scienza ed etica si fondono. L’evoluzione delle tecniche di fecondazione assistita ha dato vita a questa opzione complessa, che apre le porte a nuove prospettive e dibattiti etici.
Una delle tecniche più comuni per la fecondazione post-mortem è l’inseminazione intrauterina (IUI). Questa procedura prevede la preparazione accurata del liquido seminale del partner defunto che, dopo essere stato prelevato e trattato in laboratorio, viene iniettato direttamente nell’utero della donna. Questo approccio non solo aumenta notevolmente le probabilità di concepimento, ma racchiude anche un legame emotivo e biologico con il partner che non è più presente fisicamente. Nel caso in cui l’IUI non conduca al risultato desiderato, la fecondazione in vitro (IVF) emerge come un’alternativa più avanzata. Questa fase coinvolge l’incontro controllato tra l’ovocita e lo spermatozoo in laboratorio. Qui, i gameti si uniscono per formare embrioni che saranno attentamente monitorati e selezionati per il trasferimento nell’utero materno.
Il percorso della fecondazione in vitro si estende per un periodo di tempo che varia da due a tre settimane, attraversando una serie di tappe. La madre biologica affronta una fase di stimolazione ormonale come primo passo, prima del prelievo degli ovociti. Questo procedimento, che richiede precisione e attenzione, si completa in circa venti minuti e implica l’aspirazione dei follicoli attraverso il canale vaginale. Parallelamente, si effettua il prelievo di un campione di sperma dal padre, da cui vengono isolati accuratamente gli spermatozoi.
La nascita del piccolo Hugo Guilherme Castro Ferreira è avvenuta alle 11:09 del 16 agosto 2023 presso il Centro Materno-Infantil do Norte a Porto. Il piccolo è venuto al mondo dopo un percorso lungo e travagliato. Hugo, nome che condivide con il padre, Hugo Neves Ferreira, è diventato un simbolo di speranza e perseveranza. Il padre del bambino infatti è stato colpito da un cancro ed è deceduto nel 2019 all’età di 29 anni. Ha lasciato però il suo liquido seminale crioconservato e un documento scritto contenente l’autorizzazione per la fecondazione assistita.
Hugo incarna il coraggio di Angela Ferreira, sua madre, che ha intrapreso una lunga battaglia legale e civile per realizzare il desiderio condiviso con il suo compagno di diventare genitori. La storia di Hugo e della sua famiglia non è solo un simbolo di progresso scientifico, ma una narrazione che apre questioni complesse e dibattute. La pratica, fino a poco tempo fa proibita dalla legge portoghese sulla procreazione assistita del 2006, ha subito una trasformazione grazie all’impegno di Angela. La sua battaglia ha trovato l’appoggio di partiti politici come il Partito Socialista, i comunisti e il Blocco di Sinistra. Questo sforzo congiunto ha portato a una modifica della legge nel 2021, aprendo la strada alla realizzazione del sogno della coppia.
La battaglia legale e civile affrontata da Angela Ferreira ha evidenziato l’importanza di spingere i confini delle leggi esistenti per adattarle alle realtà in evoluzione. La donna ha voluto dimostrare che le leggi possono e devono essere riformate per rispecchiare il progresso scientifico e le sfide attuali. Hugo non è solo il risultato di un progresso medico, ma anche il frutto di un impegno nel rivendicare il diritto di realizzare il sogno di un figlio. La nascita di Hugo ha suscitato una serie di riflessioni più ampie sulla fecondazione post-mortem e sulla sua portata legale ed etica. Le domande sollevate da questo caso riguardano la natura del consenso, l’autonomia del genitore defunto e la responsabilità di adattare le leggi alle sfide contemporanee.
La vicenda di Hugo mette in evidenza che la fecondazione post-mortem è una sfida non solo scientifica, ma anche legale e morale. La legge portoghese permette l’utilizzo dei gameti del partner defunto solo se esiste una chiara autorizzazione scritta. Questo passo cerca di bilanciare il diritto alla procreazione con il rispetto per la volontà del defunto. In Italia, la fecondazione post-mortem è legale dal 15 maggio 2019, dopo una sentenza della Corte di Cassazione. Tuttavia, anche in Italia questa pratica è consentita solo nel caso in cui il padre deceduto abbia precedentemente fornito il suo consenso scritto per l’uso del suo materiale genetico. Inoltre, la fecondazione post-mortem è limitata alle coppie eterosessuali ed esclude anche la possibilità di utilizzare il liquido seminale di un donatore esterno.