Fex, TelerobotLabs
Dai Telerobot Labs di Genova arriva una nuova tecnologia capace di “ridare vita alle mani”. Si tratta di Fex, un guanto esoscheletrico per la riabilitazione della mano, sviluppato e brevettato dai Telerobot Labs e testato al San Raffaele Pisana di Roma.
Le applicazioni del guanto Fex vanno dal campo neurologico al campo ortopedico. Adattabile a mani di qualsiasi dimensioni, può essere usato per favorire e supportare persone affette da diversi tipi di disabilità, come ad esempio i reduci da ictus.
Il dispositivo si basa su un esoscheletro flessibile retroazionato con un motore elettrico CC collegato a quattro dita esoscheletriche indipendenti costituite da unità simili a vertebre.
Il motore tende quattro cavi metallici attraverso una unità basata su molle così da estendere le quattro dita (indice, medio, anulare, mignolo).
Al momento non sono ancora implementati l’azionamento e opponimento del pollice, l’adduzione e l’abduzione delle dita.
Inoltre, in breve tempo, saranno introdotti anche controlli elettromiografici e il dispositivo sarà disponibile il prossimo aprile 2015.
Una struttura facile da indossare, capace di lasciare il palmo della mano libero consentendo così l’interazione naturale con gli oggetti, un nuovo capitolo che si aggiunge a quelle che sono le nuove frontiere della robotica. Frontiere che vanno combinando sempre di più le potenzialità della robotica alle necessità e ai bisogni dell’uomo.
E di ciò Genova è tra i massimi esponenti. Da un lato Telerobot Labs e dall’altro l’Istituto Italiano di Tecnologia dalla cui collaborazione è nato iCub, un progetto internazionale sulla robotica umanoide. Un robot capace di apprendere dall’ambiente esterno. Una missione, quella della collaborazione tra uomo e robot, che ha portato i Telerobot Labs di Genova a confrontarsi anche con la realtà tedesca di Kuka, pioniere della robotica e dell’automazione, nella creazione di un braccio capace di gestire l’interazione con l’ambiente.
“Il robot –afferma l’ing. Becchi, direttore generale dei Telerobot Labs, in un’intervista a ‘Il Secolo XIX’– non si limita più a fare ciò per cui è stato programmato, ma impara dall’ambiente che lo circonda”.
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