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Fibrillazione atriale: primo trattamento al mondo di radioablazione

Fibrillazione atriale: primo trattamento al mondo di radioablazione

Grazie ad una nuova forma avanzata di radiochirurgia è stato possibile trattare per la prima volta, in maniera non invasiva, la fibrillazione atriale. Questa nuova terapia è stata ideata e utilizzata in un protocollo di studio presso l’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti (BA). I dati dei primi 5 pazienti al mondo sono stati pubblicati dalla rivista internazionale “Frontiers in Cardiovascular Medicine” ed hanno suscitato grande interesse al recente Congresso di Radiochirurgia a Los Angeles.

Cos’è la fibrillazione atriale?

La fibrillazione atriale (FA) è l’aritmia (alterazione ritmo cardiaco) più diffusa nella popolazione. La sua prevalenza tende ad aumentare con l’avanzare dell’età ed è anche spesso associata a sintomi che possono peggiorare la qualità di vita, a causa delle complicanze a cui solitamente si correla.

Nella fibrillazione atriale il battito cardiaco varia in intensità e diviene irregolare; inoltre, si ha un aumento, in termini di frequenza, delle contrazioni cardiache, che diventano più rapide. Quindi la fibrillazione atriale, compromette la capacità contrattile (contrattilità) del miocardio, ovvero il muscolo del cuore. Inoltre, sempre a causa della FA, si ha una riduzione della gittata cardiaca: il cuore non sarà in grado pompare correttamente il sangue nei vari distretti del corpo e quindi, di soddisfare le richieste dell’organismo.

Fibrillazione atriale: primo trattamento al mondo di radioablazione
credits: focus.it

La fibrillazione atriale causa cardiopalmo aritmico (battito cardiaco veloce ed irregolare), astenia, debolezza, mancanza di respiro, scarsa tolleranza allo sforzo fisico e dolore cardiaco. In alcuni casi la FA può essere asintomatica (senza dare sintomi) e il suo riscontro può essere occasionale.

Solitamente i primi episodi di fibrillazione atriale iniziano e terminano spontaneamente dopo poche ore: si tratta in questo caso della cosiddetta fibrillazione atriale parossistica. Se questi episodi non vengono curati, con il passare dei mesi e degli anni essi aumentano sia in termini di frequenza e che di durata.

Quali sono le cause della FA?

La fibrillazione atriale è un’aritmia che generalmente insorge in presenza di condizioni predisponenti. Tra le principali abbiamo: precedente infarto miocardicoscompenso cardiaco, vizi valvolari, ipertensione arteriosa. In alcuni casi la FA insorge anche a causa di alterazioni della funzionalità tiroidea o a causa di patologie polmonari. Solo in rari casi l’aritmia si presenta senza una evidente causa.

La fibrillazione atriale, in pazienti che presentano queste patologie o che comunque sono predisposti all’insorgenza dell’aritmia, viene scatenata da alcuni impulsi elettrici anormali che provengono dalle cellule cardiache situate nelle fibre muscolari presenti nel primo tratto delle vene polmonari (trigger). Le vene polmonari sono condotti venosi che si occupano di portare il sangue ricco di ossigeno dai polmoni fino all’atrio sinistro. Quindi l’area maggiormente coinvolta nella genesi della fibrillazione atriale è rappresentata dai segmenti della giunzione vena-atrio, dove risiedono i foci aritmogeni, che sono capaci di generare impulsi elettrici.

Fibrillazione atriale: primo trattamento al mondo di radioablazione
Credits: Cardiologia UMG Catanzaro

Diagnosi e trattamento

La diagnosi di fibrillazione atriale viene effettuata tramite elettrocardiogramma (ECG), che viene attuato da specialisti, come il cardiologo e l’aritmologo. Per poter essere certi della diagnosi vengono realizzate anche delle indagini aggiuntive. Tra le principali abbiamo:

  • Esami ematici generali (es. funzione renale e tiroidea)
  • Ecocardiogramma
  • Holter ECG dinamico 24-48 ore
  • Impianto di Loop recorder (dispositivo sottocutaneo che registra continuamente il battito cardiaco)
  • Test da sforzo
Fibrillazione atriale: primo trattamento al mondo di radioablazione

In caso di FA è possibile sottoporsi a differenti terapie:

  • Farmacologica: utilizzo di farmaci che servono a controllare la frequenza o il ritmo cardiaco ed a evitare la formazioni di coaguli
  • Cardioversione: erogazione di un impulso elettrico sul cuore durante l’anestesia o attraverso la somministrazione di farmaci, per ripristinare il battito cardiaco
  • Ablazione transcatetere: per annullare i percorsi elettrici anomali nei tessuti cardiaci
  • Pacemaker e defibrillatori impiantabili: per individuare e trattare la FA nelle fasi più precoci e impedire quindi l’insorgenza della patologia
  • L’ablazione chirurgica mini-invasiva o a cielo aperto: per creare lesioni in grado di bloccare i circuiti elettrici anomali che provocano la patologia

Le attuali linee guida europee prevedono che nei pazienti sintomatici e refrattari alla terapia antiaritmica venga effettuata l’ablazione transcatetere dei focolai. Tuttavia, nei pazienti in età avanzata questa terapia viene poco utilizzata a causa delle possibili complicanze e per questo motivo solitamente si opta per terapie farmacologiche antiaritmiche che però risultano spesso essere poco efficaci. Inoltre, nei pazienti anziani si possono susseguire periodi in cui il ritmo è particolarmente lento (bradicardia) a periodi di FA in cui il ritmo è rapido ed irregolare. In quest’ultimo caso molto spesso si è obbligati ad impiantare un pace-maker per riuscire ad ottimizzare la terapia del paziente.

Negli ultimi anni, diversi dati in letteratura medica hanno dimostrato come l’ablazione eseguita mediante radiazioni possa essere un’alternativa meno pericolosa e più efficace per i pazienti affetti da aritmie cardiache ventricolariIl primo centro in Italia ad aver eseguito una radioablazione ventricolare è stato il Miulli (BA), nel settembre del 2019. Fino ad oggi però, nessun dato clinico era ancora stato pubblicato per la fibrillazione atriale.

Lo studio

Per la prima volta al mondo, la fibrillazione atriale è stata trattata in maniera non invasiva grazie ad una forma avanzata di radiochirurgia. La nuova terapia è stata ideata e usata in un protocollo studio all’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti (BA).

Lo studio, denominato “STAR” (Linac-Based STereotactic Arrhythmia Radioablation of Atrial fibrillation), prevede l’utilizzo dell’acceleratore lineare TrueBeam per effettuare il trattamento di radioablazione nei pazienti anziani affetti da fibrillazione atriale. Per questo studio è stata quindi utilizzata una forma avanzata di radiochirurgia non-invasiva in singola seduta di trattamento, che permette di colpire con estrema precisione uno specifico bersaglio, senza danneggiare gli organi sani circostanti.

Fibrillazione atriale: primo trattamento al mondo di radioablazione

In questo caso, il bersaglio del trattamento è rappresentato dall’ostio dalle vene polmonari e viene identificato utilizzando una cardio-TC: si tratta di una Tomografia Computerizzata di simulazione che permette di analizzare il movimento cardio-respiratorio e quindi di agire in modo preciso durante l’erogazione delle radiazioni. Il processo di radioablazione viene effettuate in soli 3 scarsi minuti, in maniera totalmente sicura: infatti si tratta di un trattamento indolore e non invasivo. Inoltre, il piano di “azione” viene realizzato da personale esperto, in base ai risultati della TAC toracica effettuata dal paziente qualche giorno prima della procedura .

Sono stati arruolati per lo studio 15 pazienti e 10 di essi sono già stati trattati con STAR. Tutti i pazienti presentavano frequenti episodi documentati di fibrillazione atriale. I pazienti che si sono sottoposti al trattamento, nei mesi successivi, hanno poi effettuato dei controlli ecocardiografici e monitoraggi ECG-Holter della durata di 1 settimana. Da questi controlli è risultato che i pazienti non hanno manifestato nuovi episodi di fibrillazione atriale ad eccezione di un solo soggetto.

I risultati dei primi 5 pazienti al mondo trattati con STAR sono stati pubblicati dalla rivista internazionale “Frontiers in Cardiovascular Medicine” e sono stati poi presentati al congresso di Radiochirurgia di Los Angeles, il “Radiosurgery Society Scientific Meeting”, al quale hanno partecipato i maggiori centri e professionisti del mondo. In futuro, questa metodica potrebbe aprire nuovi scenari nel trattamento della fibrillazione atriale parossistica dei pazienti con età superiore a 70 anni.