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Giganti estinti 200.000 anni fa: la nuova scoperta degli scienziati è da pelle d’oca | Avevano denti enormi e mangiavano cavalli

Illustrazione di un mammut (Pixabay)

Illustrazione di un mammut (Pixabay FOTO) - www.biomedicalcue.it

Il Pleistocene è ricco di animali giganteschi, come questi. La scoperta è recentissima e la dieta di questi “esseri” era variegata.

Gli animali del Pleistocene, che si estende da circa 2,6 milioni a 11.700 anni fa circa, includono alcune delle creature più grandi mai vissute sulla Terra.

E’ stato un periodo segnato da ripetute glaciazioni, ed ha visto la diffusione di mammiferi e uccelli giganti, adattati a climi freddi e habitat estremi. 

Tra i più noti c’è il mammut lanoso (Mammuthus primigenius), un pachiderma simile agli elefanti moderni, ma con dimensioni maggiori e una folta pelliccia per sopravvivere ai rigori delle steppe glaciali.

Altrettanto impressionante era il megaterio (Megatherium americanum), un gigantesco bradipo terrestre delle Americhe, che raggiungeva i sei metri di lunghezza e si cibava di vegetazione.

Un nuovo gruppo preistorico

Un gruppo di ricercatori ha recentemente identificato quella che potrebbe essere una specie umana, denominata Homo juluensis, vissuta circa 200.000 anni fa nell’attuale Cina. I resti fossili, appartenenti ad almeno 16 individui, rivelano caratteristiche uniche, come crani significativamente più grandi rispetto ai Neanderthal e ad Homo sapiens, oltre a denti di dimensioni eccezionali. 

Oltre ai resti umani, gli scienziati hanno recuperato migliaia di strumenti in pietra e ossa di animali, suggerendo che questo fantomatico Homo juluensis fosse un abile cacciatore e utilizzasse le pelli per produrre indumenti. Secondo gli esperti, questa “specie” viveva in piccoli gruppi ed era vulnerabile ai cambiamenti climatici estremi, come il freddo glaciale e la crescente aridità del tardo Pleistocene.

Gruppi umani e specie scoperte in Asia (ae et al., 2024)
Gruppi umani e specie scoperte in Asia (ae et al., 2024 FOTO) – www.biomedicalcue.it

L’analisi dei fossili

Gli studi sui fossili evidenziano differenze significative rispetto ai Neanderthal e al Denisova, pur mostrando somiglianze nelle caratteristiche dentali, come le dimensioni dei molari. Christopher Bae, coautore della ricerca, ha sottolineato come il crescente numero di reperti da Asia Orientale stia rivelando un quadro evolutivo più complesso di quanto precedentemente ipotizzato.

Il declino di questo gruppo isolato, secondo i ricercatori, potrebbe essere stato determinato dai drastici cambiamenti climatici e dalla competizione con Homo sapiens. Le popolazioni di Homo juluensis erano probabilmente meno dense rispetto agli esseri umani moderni e agli ominini che vissero nel Pleistocene, che colonizzarono numerosi territori e si espansero in tutti i continenti (Il Sapiens in tutto il mondo, Homo erectus ovunque tranne in America, il Neanderthal tra Europa ed Asia). Questo studio amplia la comprensione della diversità e complessità dei lignaggi umani nell’Asia Orientale durante il Quaternario, anche se si tratta di una ricerca incompleta sotto molti punti di vista, in quanto non si “incastra” tra le altre “specie” scoperte di recenti, come Homo longi ed Homo bodoensis.