La storia dell’Helicobacter Pylori inizia nel 1983 quando due medici australiani dimostrarono la presenza di un microrganismo all’interno di campioni di mucosa gastrica. Questa scoperta destò molto stupore data la forte convinzione che nessun microrganismo avesse la capacità di attecchire in un ambiente acido come lo stomaco e nel 2005 i due ricercatori ricevettero addirittura il premio Nobel.
L’Helicobacter Pylori è un batterio gram negativo flagellato, ovvero possiede una struttura di natura proteica, chiamato appunto flagello, composto da 3 subunità: corpo basale, gancio flagellare e filamento. In particolare, l’Helicobacter Pylori possiede da 4 a 8 flagelli aventi delle specifiche funzioni:
Analizzando, inoltre, l’Helicobacter Pylori al microscopio elettronico si osserva la presenza di una guaina a livello del flagello. Questa guaina è importante perché protegge i flagelli dalla depolarizzazione che si andrebbe a creare in sua assenza a causa del pH acido nell’ambiente gastrico. Infatti, per questa ragione e per altri motivi che analizzeremo in seguito, l’Helicobacter Pylori ha una grande capacità di resistere nello stomaco.
Come già detto precedentemente, una particolarità di questo batterio è proprio la capacità di sopravvivere a pH acidi. Infatti, la colonizzazione di Helicobacter Pylori è sulla superficie della mucosa gastrointestinale. Questa sua sopravvivenza a pH acido dipende da diversi fattori: ureasi, motilità, chemiotassi, proteine della membrana esterna e speciale morfologia del batterio stesso.
In particolare, il batterio produce l’enzima ureasi che gioca un ruolo importante di protezione idrolizzando l’urea presente nello stomaco in anidride carbonica e ammoniaca (NH3). L’NH3 neutralizza l’acidità di stomaco e aumenta, di conseguenza, il pH delle cellule circostanti. Inoltre, l’ureasi partecipa alla reazione infiammatoria e facilita l’adesione interagendo un recettore presente sulle cellule epiteliali gastriche.
Per quanto riguarda la motilità, la sua funzione ed importanza nella colonizzazione è stata confermata da alcuni studi. Infatti, in alcuni ceppi mutati con motilità ridotta veniva meno anche l’adesione e quindi, la colonizzazione.
Il nostro organismo è sin dalla nascita in contatto con batteri. Basti pensare che ogni superficie mucosa e cutanea del nostro corpo è colonizzata da batteri “residenziali persistenti”. Attenzione però, non tutti i batteri sono nostri nemici. I batteri fisiologicamente presenti nel e sul nostro organismo sono importanti in quanto limitano la crescita di batteri pericolosi e rendono più efficaci le nostre difese nei confronti di allergie e infezioni.
Helicobacter Pylori è stato da sempre oggetto di studio per capire se, effettivamente, fosse presente sin dalla nascita e quindi, potesse essere considerato “batterio commensale” o patogeno. Su questo argomento ci sono diverse ipotesi dal momento che, ad oggi, non si conosce altro serbatoio se non quello umano di questo batterio:
E se così fosse, ovvero che questo batterio è fisiologicamente presente, perché in alcune persone viene considerato dannoso e quindi, si procede con il trattamento finalizzato ad eradicarlo? Diversi studi hanno dimostrato l’esistenza di diversi ceppi di questo batterio. In particolare, sebbene vi siano alcuni ceppi totalmente innocui per il nostro organismo, esistono altri ceppi responsabili dell’insorgenza di ulcere e nei casi peggiori, di adenocarcinoma gastrico non cardiaco.
Come già accennato, dunque, la presenza di questo batterio se del tutto asintomatica non è sinonimo di “malattia”, in altri casi, invece, è bene prestare attenzione qualora si dovessero manifestare dei disturbi. In particolare, si possono manifestare bruciori e dolori di stomaco, reflusso gastro-esofageo, vomito e problemi digestivi. A seguito di questi fastidi si può verificare la presenza o meno di questo batterio e la sua correlazione con i sintomi attraverso alcuni esami. Per la diagnosi, infatti, ci sono 3 diversi test:
La terapia di eradicazione del batterio in questione ha due obiettivi pricincipali: debellare il patogeno mediante la somministrazione di uno o più antibiotici e privarlo, allo stesso tempo, dell’ambiente acido in cui vive mediante la somministrazione di inibitori della pompa protonica.
Infatti, il trattamento “d’urto” che generalmente viene utilizzato consiste nella somministrazione congiunta di 2 antibiotici e di un inibitore della pompa protonica per circa 7-10 giorni. Tra gli antibiotici più comuni si ricordano l’amoxicillina, claritromicina ed il metranidaziolo, mentre tra gli inibitori della pompa protonica parliamo di omeprazolo, lansoprazolo e simili. A seguito del trattamento, si procede con un esame per verificare l’avvenuta eradicazione del batterio.
I diversi studi sull’Helicobacter Pylori non si sono soffermati solo sul batterio stesso, ma addirittura è stato osservato anche una sua probabile correlazione con il cancro. In particolare, l’International Agency for Research on Cancer (IARC) nel 1994 lo incluse tra gli agenti cancerogeni. Il discorso, però, non è del tutto così semplice e lineare.
Se da un lato è stato dimostrato che l’infezione da Helicobacter Pylori favorisce lo sviluppo del tumore nella parte terminale dello stomaco, ovvero il fondo dall’altro si è visto che protegge dal tumore che potrebbe svilupparsi a livello del cardias. Questo effetto protettivo nella zona del cardias sembra essere legato alla capacità del batterio, come già analizzato, di ridurre l’acidità gastrica.
Per quanto concerne, la capacità del batterio di favorire l’insorgenza di cancro sembra essere legata alla tossina CagG, tossina liberata dal batterio stesso responsabile di una successiva infiammazione cronica della parete dello stomaco. Ovviamente, come tutti i tumori, anche quello associato allo stomaco non dipende solo dalla presenza del batterio, ma da molteplici fattori: fumo, stile di vita, alimentazione e tanti altri.