L’infezione primaria da virus della varicella zoster è responsabile dell’insorgenza della varicella, malattia autolimitante caratterizzata da lesioni cutanee disseminate e che insorge solitamente durante l’infanzia. L’Herpes Zoster (HZ), invece, noto anche come fuoco di Sant’Antonio non è altro che la riattivazione del virus latente della varicella che si verifica maggiormente negli anziani e negli individui immunocompromessi.
L’Herpes Zoster Virus è un virus appartenente alla famiglia degli Herpes Virus aventi doppia elica di DNA. Questi virus stabiliscono un’infezione latente, soluzione strategica che permette loro di insediare un singolo individuo per tutta la sua vita. Infatti, gli herpesvirus dopo un’infezione acuta primaria, restano in uno stato di latenza virologica e possono riattivarsi dando luogo a nuove infezioni.
L’infezione primaria, ovvero la varicella è responsabile dell’insorgenza di lesioni vescicolari su tutto il corpo, ma potrebbe dar luogo anche ad una manifestazione febbrile. A seguito di questa prima infezione, il virus si stabilizza nei gangli della radice dorsale dei neuroni periferici, nei gangli dei nervi cranici e dei nervi autonomi in uno stato di latenza. Qualora il virus dovesse riattivarsi a distanza di mesi o di anni, si manifesta clinicamente come Herpes Zoster, noto come Fuoco di Sant’Antonio.
In passato sant’Antonio Abate veniva invocato in quanto era considerato capace di guarire la malattia da Herpes Zoster grazie alle sue capacità di compiere miracoli e per questo viene chiamato fuoco di Sant’Antonio.
La trasmissione del virus da un soggetto affetto da Herpes Virus ad un soggetto sano suscettibile per non aver mai avuto la varicella può avvenire attraverso contatto diretto con lesioni cutanee. Nel caso della Varicella, le lesioni si manifestano come papule eritematose che successivamente evolvono in vescicole per poi cicatrizzarsi dopo 7-10 giorni (il soggetto non è più fonte di contagio).
Cosa fondamentale, dunque, è che un soggetto affetto da Varicella non può trasmettere il fuoco di Sant’Antonio in quanto, come detto, quest’ultimo non è altro che una riattivazione del virus latente a seguito di una riduzione della risposta immunitaria da parte dell’organismo e non tramite una nuova esposizione. Insomma, l‘Herpes virus non è contagioso. Pertanto, il contagio può avvenire solo se chi viene a contatto con la lesione non ha ancora avuto la varicella né ha fatto il vaccino per questa malattia esantematica e, dunque, non ha sviluppato gli anticorpi.
Solitamente, la riattivazione del virus e quindi, l’Herpes Zoster si manifesta con un rash dermatomerico cutaneo unilaterale e circoscritto in una specifica zona del corpo che evolve in vescicole. L’insorgenza dell’eruzione cutanea è spesso preceduta da un forte dolore a carico del dermatoma interessato. La localizzazione più frequente dell’HZ è a livello toracico (“zoster” dal greco vuol dire “cintura”). Inoltre, l’insorgenza delle pustole può essere seguito da febbre, spossatezza e prurito.
Secondo alcuni studi effettuati, a scatenare la riattivazione del virus latente sembrerebbe essere un improvviso abbassamento delle difese immunitarie. Tra le principali cause:
L’infezione da Herpes Zoster generalmente, come nel caso della varicella, guarisce spontaneamente. Tuttavia, per alleviare i sintomi si possono somministrare:
Durante la gravidanza è consigliato prestare attenzione a qualsiasi infezione in quanto, alcune di queste possono trasmettersi dal sangue della madre al feto oppure possono rappresentare un rischio per il bambino al momento del parto. L’infezione da Herpes Zoster è collegato a diversi rischi per il bambino, in base alla fase della gravidanza in cui viene colpita la madre.
Per la prevenzione dell’herpes zoster e del rischio di conseguente nevralgia esiste la vaccinazione. Lo sviluppo del vaccino contro la varicella ha spianato la strada allo sviluppo di un vaccino per prevenire l’Herpes zoster e le sue complicanze.
Prima che i vaccini fossero disponibili, circa il 30% degli adulti sviluppava infezioni da Herpes zoster nella propria vita. Recentemente, tuttavia, nonostante l’esistenza del vaccino una percentuale più elevata della popolazione ha mostrato un’immunità ridotta a causa del numero crescente di persone anziane, trapiantati di organi immunosoppressi, pazienti sottoposti a chemioterapia per cancro o malattie autoimmuni, individui con infezione da HIV e pazienti con malattie croniche.
Il vaccino contro il fuoco di Sant’Antonio contiene la forma attenuata del virus che, una volta somministrata stimola la produzione degli anticorpi. La vaccinazione è consigliata all’età di almeno 50 anni, mentre non è indicata per le donne in gravidanza, nei bambini e negli adolescenti così come nei soggetti con allergie a principi attivi o ad altri componenti del farmaco.