L’herpesvirus nasce con l’uomo e fa parte delle cinque malattie esantematiche come la comune e a volte letale varicella, che sfocia con croste, pruriti, bolle, febbre “da cavallo”, meningiti. È l’unica malattia delle cinque, che può riapparire sotto forme più acute anche nel caso di pazienti già vaccinati e causare neurodegenerazione. La scarsa igiene e la mancata accortezza nei rapporti venerei, può degenerare in herpes “semplici” apparentemente curabili ma che, con l’età manifestano delle masse tumorali nelle zone in cui le bolle si sono presentate per la prima volta.
Gli herpesvirus sono virus isometrici, provvisti di peplos con un capside di diametro di 120-150 nm ed un diametro della particella completa di 200 nm. Presenta un capside contenente un DNA bicatenario che sembra disposto a spirale intorno ad una struttura proteica a rocchetto. Gli herpesvirus sono a replicazione nucleare e comprendono tre sottofamiglie: Alphaherpesvirinae, Betaherpesvirinae e Gammaherpesvirinae oltre ad alcuni herpesvirus da caratterizzare.
Gli herpesvirus che interessano la medicina umana comprendono i virus dell’herpes simplex e della varicella-zoster del gruppo alfaherpesvirus, il citomegalovirus del gruppo betaherpesvirus ed il virus di Epstein-Barr del gruppo gammaherpesvirus.
Tra i virus tumorigeni appartenenti al gruppo degli herpes contratti dall’uomo è di particolare interesse quello di Epstein-Barr (virus EB), il cui tumore maligno colpisce i bambini africani e la sua etiologia virale era già stata ipotizzata da Burkitt che per primo lo descrisse. Il virus EB è sviluppato in colture in vitro ed è analizzato tramite microscopio elettronico o con l’immunofluorescenza, usando come sorgente d’anticorpi il siero dei pazienti portatori del tumore.
In tutte le cellule è costantemente presente un antigene non virionico che compare nel nucleo della cellula ed è denominato antigene nucleare del virus EB (o antigene EBNA, da Epstein-Barr Nuclear Antigen). Tale antigene è costante se la cellula contiene il genoma del virus EB ed è pertanto, il miglior indice indicante la presenza del virus nella cellula infettata. Studi sierologici ed epidemiologici dimostrano che il virus EB è antigenicamente distinto dagli altri herpes e che esso è ubiquitario, ossia, è diffuso in gran parte della popolazione umana mondiale ed in Africa anche nelle scimmie in forma latente.
Il virus EN, oltre ad essere presente nel linfoma di Burkitt, è stato rilevato anche nei leucociti di malati di mononucleosi infettiva ovvero una malattia acuta febbrile nonché nel siero di portatori di carcinoma dello spazio naso-faringeo. Le cellule che in particolare compongono il linfoma di Burkitt sono linfociti B e sono le sole a possedere numerosi ed efficienti recettori per il virus.
È necessario spiegare perché l’infezione da parte del virus EB è diffusa in tutto il mondo mentre la patologia neoplastica da esso determinata segue una distribuzione geografica ben definita. Il linfoma di Burkitt si osserva, infatti, con un’incidenza elevata solo in una fascia dell’Africa equatoriale e della Nuova Guinea ovvero in quelle zone in cui il clima è caratterizzato da un’alta temperatura media annua e da un’elevata umidità. Il carcinoma naso-faringeo ha un’alta frequenza soltanto tra le popolazioni della Cina meridionale e del Sud-Est asiatico, nonostante casi sporadici dei due tumori siano stati descritti anche in Europa, Stati Uniti e Canada.
Ad oggi, si osserva che in Africa il linfoma di Burkitt ha la stessa distribuzione geografica della malattia endemica pertanto il fattore più importante che favorisce l’insorgenza del tumore è attribuibile alla malaria, dato che in tutto il resto del mondo dove la malaria non esiste più. Il linfoma di Burkitt è rarissimo e la patologia normalmente sostenuta dal virus EB è rappresentato dalla mononucleosi infettiva. Fanno eccezione le popolazioni del Sud-Est asiatico, fra le quali la prevalenza del carcinoma naso-faringeo viene attribuita a fattori di natura etnica e genetica.
Un’altro argomento fortemente dibattuto è la possibile connessione dell’Herpes simplex di tipo 2 o Herpes genitale, con il carcinoma del collo uterino. Questo provoca normalmente una lesione nei genitali maschili e femminili, la cui tesi è sostenuta dalla presenza degli anticorpi di tale tipo di herpes in donne affette da carcinoma del collo uterino piuttosto che in donne sane, osservazione non sostenuta completamente perché non garantita da tutti i laboratori. Altre indagini, infatti, sostengono che il cancro del collo uterino è dipendente dalle abitudini sessuali delle pazienti avendo un’incidenza superiore in donne che hanno cominciato precocemente la loro attività sessuale.
Si distinguono due tipi di herpes simplex di tipo 1 e 2 contrastanti per le loro manifestazioni cliniche e simili dal punto di vista biologico e antigenico.
Le lesioni cutanee o mucose sono caratterizzate da elementi vescicolosi riuniti “a grappolo” a formare per lo più una chiazzetta unica. Le vescicole vanno incontro a rottura lasciando erosioni dolorose, ricoprendosi di croste che cicatrizzano spontaneamente. Occasionalmente l’infezione erpetica può interessare la cornea e la congiuntiva e la cheratocongiuntivite che può portare a gravi compromissioni della capacità visiva.
L’herpesvirus di tipo 1 si contrae solitamente nella prima infanzia in soggetti portatori di lesioni umane evidenti clinicamente o in quelli con infezione asintomatica e portatori del virus tramite la saliva o attraverso oggetti contaminanti (posate, bicchieri). Si manifesta frequentemente con una gengivo-stomatite vescicolo-ulcerosa che passa a guarigione spontaneamente. L’infezione di tipo 2 si contrae in età adulta e nella maggior parte degli individui alla guarigione della prima infezione, segue la persistenza del virus nell’organismo per tutta la vita senza segni morbosi e attraverso un meccanismo sconosciuto.
In numerosi individui l’infezione si manifesta di nuovo nella stessa sede o in sedi diverse dell’organismo, in seguito alla manifestazione di agenti esterni come esposizione ai raggi ultravioletti, strapazzi fisici, mestruazioni, disturbi intestinali, altre malattie batteriche o virali.
Gli anticorpi circolanti che si producono nei soggetti infettati non hanno alcuna influenza sulla evoluzione e la frequanza delle manifestazioni cliniche da herpesvirus umano del tipo 1 e 2; anzi, i soggetti che presentano più frequentemente lesioni cliniche evidenti sono in genere quelli provvisti del maggior titolo anticorpale sierico. Questo dato è da mettere in relazione con l’impotenza degli anticorpi circolanti nell’influenzare un’infezione virale data la loro incapacità a raggiungere il virus intracellulare.
Come metodi di immunizzazione esiste in commercio un vaccino allestito con virus innattivati con raggi ultravioletti che sembra munito di una certa efficacia terapeutica in varie manifestazioni erpetiche (anche l’herpes genitale). Il suo effetto favorevole sulle manifestazioni erpetiche è probabilmente da collegare alla stimolazione dell’immunità cellulare più che all’aumento degli anticorpi circolanti.
L’herpes virus da cheratocongiuntivite erpetica è una delle poche affezioni virali che possono essere curate con una certa efficacia mediante l’applicazione topica di inibitori della sintesi di DNA chiamati IDU (5-iodio-2’-deossiuridina). È da poco stato indotto l’interferone come applicazione topica superficiale per le lesioni erpetiche superficiali che ha riscontrato un discreto successo.
La varicella Zoster e l’herpes Zoster sono due malattie causate dallo stesso virus. La varicella è un’affezione esantematica tipica dell’infanzia, che si contrae per inalazione ed è caratterizzata dalla comparsa di papulette cutanee, che evolvono in vescicole quindi in pustole e guariscono con una piccola cicatrice residua. Le sue manifestazioni si presentano in ondate successive in modo da riscontrare la presenza contemporanea di lesioni cutanee in diversi stadi di evoluzione. La malattia passa a guarigione spontaneamente e le complicanze (polmonite, meningoencefalite) sono rare.
L’herpes zoster e un’affezione esclusiva dell’età adulta e si verifica solo nei soggetti che hanno sofferto di varicella nell’età infantile. Si manifesta con la comparsa improvvisa di vescicole cutanee nella zona di cute innervata da un determinato nervo sensitivo, accompagnata da violenti dolori. Si ritiene preferibile la guarigione spontanea e le complicanze sono molto rare.
Il virus EB oltre alle manifestazioni neoplastiche, si manifesta come agente etiologico della mononucleosi infettiva che è una malattia linfoproliferativa autolimitante molto diffusa nei giovani adulti, caratterizzata da febbre, faringite, linfoadenite e splenomegalia. In alcuni casi la malattia che di norma evolve spontaneamente in guarigione, si accompagna a complicanze di diversa gravità, che vanno dalla comparsa di esantemi morbilliformi localizzati al tronco, all’ittero, a complicanze neurologiche che sono in particolare associate all’infezione da virus Epstein-Barr anche in assenza di mononucleosi.
Dal punto di vista farmacologico, è indicato in primi, l’aciclovir (non è un consiglio medico), un analogo nucleosidico della purina con attività contro i virus erpetici: HSV-1, HSV-2, VZV, virus di Epstein-Barr (EBV). I pazienti immunocompromessi che richiedono trattamenti prolungati possono sviluppare una resistenza attraverso una mutazione nella timidino-chinasi virale. Gli effetti collaterali maggiormente riscontrati sono: arrossamenti ed eruzioni cutanee, pruriti, bollicine sulla schiena e sull’addome, cefalee, sonnolenza, dolori muscolari e brividi.
A cura di Rossella Miele