Nei giorni scorsi l’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano ha raggiunto un nuovo traguardo grazie alla collaborazione di diverse équipe chirurgiche ortopediche che insieme hanno corretto, per la prima volta al mondo, una grave patologia dell’anca e della colonna vertebrale , la Hip-Spine Syndrome, in un singolo intervento, che ha visto la sostituzione del disco vertebrale e l’impianto della protesi d’anca con procedure mininvasive.
La Hip-Spine Syndrome o sindrome anca- schiena è una condizione patologica, spesso invalidante, in cui l’anca e la colonna vertebrale lombare sono strettamente correlate, condizionando una i disturbi dell’altra. In tale sindrome, infatti, i disturbi tipici dell’anca, che determinano dolore inguinale e difficoltà nel compiere azioni abituali come ad esempio mettersi le scarpe, si sommano ai problemi della colonna lombare che causano rigidità lombare e difficoltà nei movimenti, specie nel cambiare posizione dallo stare seduti all’ergersi in piedi e viceversa. La sovrapposizione dei disturbi di anca e schiena rende difficile la distinzione della loro causa, determinando un quadro clinico complesso che occorre valutare con opportuni esami diagnostici per definire un trattamento efficace.
L’incidenza della Hip-spine syndrome è maggiore negli anziani in cui la concomitanza di patologie degenerative della colonna lombare e dell’anca rappresenta un evento molto comune. Tra queste la patologia muscoloscheletrica legata all’invecchiamento, più frequente e che rappresenta la principale causa di declino funzionale motorio tra gli anziani è rappresentata dall’artrosi. La prevalenza dell’artrosi dell’anca è superiore al 12% per i pazienti di età pari o superiore a 75 anni, mentre a livello vertebrale le percentuali variano dal 9,7% al 90,1%, in base all’età e al sesso, nella popolazione generale di età superiore a 75 anni. Nonostante sia meno frequente, anche nelle persone più giovani, in piena attività lavorativa, è possibile l’associazione delle due patologie. Questo determina una grande disabilità con conseguente riduzione della qualità della vita e della capacità lavorativa.
Il trattamento dei casi più severi della Hip-spine syndrome consiste normalmente in un doppio intervento chirurgico, che si effettua in tempi diversi. Questo iter può quindi essere lungo e impegnativo per il paziente che vede un significativo miglioramento della sua condizione solo al completamento del secondo intervento e dopo due anestesie e due ricoveri ospedalieri.
All’Irccs Galeazzi, per la prima volta al mondo è stata eseguita una correzione della Hip-spine syndrome in un unico intervento. Tale traguardo della chirurgia ortopedica è stato raggiunto, dopo un accurato studio del caso, grazie alla collaborazione tra il Professore Giuseppe Peretti (responsabile dell’Équipe Universitaria di Ortopedia Rigenerativa e Ricostruttiva e direttore della scuola di specializzazione in Ortopedia e Traumatologia dell’Università degli Studi di Milano), il dott. Roberto Bassani (responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Vertebrale II) e il dott. Paolo Sirtori (chirurgo dell’anca dell’Équipe Universitaria di Ortopedia Rigenerativa e Ricostruttiva), i quali hanno ipotizzato che si potesse affrontare la patologia in un’unica seduta operatoria e con l’impiego di tecniche chirurgiche mininvasive e un’anestesia dedicata.
Durante lo straordinario intervento, il paziente, uomo di 48 anni, è stato sottoposto alla sostituzione di un disco vertebrale gravemente degenerato con approccio per via anteriore mininvasivo (ALIF), al fine di rimuovere la causa meccanica del dolore e ripristinare la naturale curva del rachide, a cui è immediatamente seguita la ricostruzione dell’articolazione dell’anca anch’essa gravemente degenerata, sempre con approccio per via anteriore mini-invasivo. L’intervento ha avuto una durata complessiva di due ore ed è stato eseguito in anestesia spinale, con sedazione. Il paziente è stato sempre mantenuto in posizione supina e gli accessi chirurgici sono stati eseguiti con due piccole incisioni sull’addome e sulla coscia. Le tecniche mininvasive che sfruttano la via anteriore sono del tutto ‘anatomiche’ e hanno il grande vantaggio di non danneggiare la muscolatura, salvaguardando i tessuti e limitando le perdite ematiche, riducendo o annullando così la possibilità di dover ricorrere a trasfusioni.
Il grande vantaggio di tali approcci combinati al rachide e all’anca, in un solo intervento con tempi chirurgici ridotti e una sola anestesia, consiste nella ripresa funzionale estremamente rapida, poiché non è necessario un percorso riabilitativo per il paziente che in poche settimane sarà in grado di tornare alla routine lavorativa. Ulteriori vantaggi riguardano la salvaguardia della muscolatura del soggetto, la limitazione delle perdite di sangue e la riduzione delle ferite chirurgiche. Si limitano, infine, i rischi potenziali legati all’ospedalizzazione prolungata, poiché la dimissione avviene nell’arco di 72 ore.