Vaccino Hpv: la copertura del 95% è sempre più lontana
Vaccino Hpv: la copertura del 95% contro il Papillomavirus non è ancora stata raggiunta in Italia
L’HPV (Human Papilloma Virus) è la causa più comune di infezioni a trasmissione sessuale. Circa 8 persone su 10 incontrano questo virus almeno una volta nella vita. Si conoscono 225 varianti di HPV, ad alto e basso rischio con effetti differenti. Nella maggioranza dei casi queste infezioni sono asintomatiche e transitorie e non causano tumori ma solo lesioni benigne alla cute, come verruche. Talvolta possono manifestarsi sottoforma di lesioni alle mucose che col tempo possono evolvere in tumori dell’area genitale femminile e maschile e dell’orofaringe. In particolare, sono stati identificati due tipi di papilloma virus HPV 16 e HPV 18, responsabili nel 70% dei casi di tumore alla cervice uterina. Il vaccino contro l’HPV è l’arma più potente che abbiamo.
Un virus che colpisce tutti
Il papilloma virus non colpisce solo le donne. Negli Stati Uniti il 40% degli uomini tra i 15 e i 50 anni incontra questo virus ed è in grado di trasmetterlo. Il papilloma virus si contrae principalmente per via sessuale tramite contatti tra mucose e non tramite liquidi seminali. Infatti i rapporti protetti non sono sufficienti a prevenire la trasmissione del Papillomavirus, a differenza delle altre malattie sessualmente trasmissibili. Le infezioni più pericolose delle vie respiratorie o del cavo orale si trasmettono attraverso il sesso orale.
In casi rari si contrae attraverso trasmissione verticale dell’HPV, ovvero da madre infetta a figlio. In questi casi può portare alla papillomatosi respiratoria ricorrente, ovvero un tumore benigno che interessa le corde vocali.
Rivoluzione dell’HPV-DNA test
I test per lo screening del tumore del collo dell’utero sono il Pap-test e il test per Papillomavirus (HPV-DNA test). Lo screening, in Italia, prevede che le donne tra i 25 e 60 anni debbano sottoporsi gratuitamente al Pap-Test ogni 3 anni. Questo esame si sta progressivamente sostituendo con l’HPV-DNA test che non ha l’obiettivo di individuare alterazioni cellulari del collo dell’utero ma di ricercare il Papillomavirus prima che possa evolversi in tessuti cancerosi. Questo sistema è molto più vantaggioso perché permette di proteggere più a lungo le donne e di individuare alterazioni prima che siano riconoscibili dal Pap test. L’Hpv test è raccomandato alle donne tra i 30 e i 64 anni ogni 5 anni.
Grazie al programma di screening attuato basato su HPV-DNA test , negli ultimi anni c’è stato un calo sulla mortalità e sull’incidenza del tumore alla cervice uterina. Ma in Italia si registrano ancora oltre 6500 nuove diagnosi l’anno di tumori non solo alla cervice uterina ma anche dell’ano, vagina, vulva e oro-faringe.
La positività al test dell’Hpv non implica necessariamente l’insorgere di tumori. Nella maggior parte dei casi le infezioni si risolvono spontaneamente in 1-2 anni, mentre lesioni tumorali causate da un’infezione cronica si manifestano nell’arco dei 7-15 anni dal contagio.
Solo 6 ragazze su 10 hanno ricevuto il vaccino contro l’Hpv
Nella lotta contro il Papilloma Virus il vaccino è l’unico strumento efficace a causa dell’assenza di terapie farmacologiche e di sintomi dell’infezioni. Il vaccino anti papillomavirus umano protegge dai 9 tipi di virus più pericolosi e previene il 90% dei tumori associati all’Hpv. Il vaccino anti papillomavirus umano è composto da particelle associate a sostanze adiuvanti, prodotte mediante DNA ricombinante e dunque senza utilizzare il DNA del virus.
In Italia il piano vaccinale approvato a Gennaio 2017 prevede la vaccinazione gratuita a tutte le ragazze e ragazzi dagli 11 ai 18 anni di età. Per essere efficace il vaccino deve però essere somministrato prima che l’organismo sia entrato in contatto con il virus, quindi prima dell’inizio dell’attività sessuale.
Secondo i dati più recenti diffusi dal Ministero della Salute solamente il 60% delle ragazze italiane e il 40% dei ragazzi che rientrano nel target primario del programma di immunizzazione sono vaccinati contro l’Hpv.
I nuovi piani d’intervento contro l’HPV
Solo una donna su due ha aderito ai programmi di screening organizzato eseguendo il Pap-test o HPV-DNA test nelle varie regioni. Nonostante i programmi di screening e vaccinazione gratuiti, in Italia il 32% di persone affette da tumori alla cervice non sopravvive a cinque anni dalla diagnosi.
Negli ultimi anni, l’Organizzazione mondiale della salute (Oms) e l’European Cancer Organization (Ecco) hanno promosso piani d’azione per cancellare il tumore alla cervice uterina e tutti quelli Hpv correlati entro il 2030. Questo obbiettivo è stato annunciato durante una conferenza stampa virtuale, dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), dal Presidente della Mission Board for Cancer della Commissione Europea Walter Ricciardi e da rappresentanti delle Istituzioni, dopo la decisione dell’assemblea generale dell’Organizzazione di lanciare una mobilitazione planetaria.
Molte nazioni hanno aderito ai piani d’intervento organizzati. Un esempio è l’Australia in cui si prevede l’eliminazione della neoplasia entro il 2035 diventando il primo paese al mondo senza casi di tumore alla cervice uterina. In Italia le coperture sono ancora lontane dagli obbiettivi fissati dal Ministero.
Covid-19 come ostacolo al vaccino Hpv
La vaccinazione contro l’HPV è lontana dalla copertura ottimale fissata dal Piano Nazionale Vaccinazioni. Secondo i dati del Ministero della Salute, aggiornati al 31 dicembre 2020, le coperture vaccinali (ciclo completo), sia per le femmine sia per i maschi, mostrano un significativo calo rispetto a quelle riferite all’anno precedente per le persone nate dopo il 2007. Questo decremento è strettamente collegato alle difficoltà organizzative dovute alla pandemia. Per i ragazzi questi dati sono ancora più sconfortanti. In Italia nel 2020 solo il 24,17% degli undicenni si è sottoposto al ciclo completo.
Oltre alle coperture vaccinali anche i programmi di screening per le donne sono state interrotte o rallentate durante la pandemia. Si stimano 540.000 controlli in meno e circa 2.400 mancate diagnosi di lesioni precancerose.
Il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale prevede il 95% di copertura nel dodicesimo anno di vita come soglia ottimale, che attualmente non è stata raggiunta in nessuna regione italiana. La copertura massima dell’81,89% è stata raggiunta nel 2020 dall’Umbria , seguita dall’Emilia Romagna nel 2006.