La disidratazione estrema e lo stress renale causati dalla mancanza di acqua e cibo sono alla base dell’inquietante sintomo vissuto dai sopravvissuti: un segnale del corpo in condizioni limite.
Il freddo estremo può mettere a dura prova il corpo umano, che fatica a mantenere una temperatura corporea stabile. Quando la temperatura corporea scende sotto i 35°C, si verifica l’ipotermia, una condizione potenzialmente letale.
Per resistere al freddo, il corpo attiva meccanismi di difesa come i brividi, che generano calore, e la vasocostrizione, che riduce la perdita di calore limitando la circolazione sanguigna verso le estremità.
La resistenza individuale al freddo varia in base a fattori come l’età, la forma fisica e le condizioni di salute. Chi è ben nutrito e adeguatamente vestito ha maggiori probabilità di sopravvivere, mentre la malnutrizione e la mancanza di protezione aumentano i rischi.
Se l’esposizione al freddo non viene interrotta, il corpo continua a perdere calore, portando al rallentamento delle funzioni vitali e, infine, alla morte per congelamento.
La storia narrata nel film La società della neve, diretto da J.A. Bayona, ha suscitato un grande interesse, sia per il pubblico che per la critica. La pellicola, ispirata al tragico incidente aereo del volo 571 della Fuerza Aérea Uruguaya, racconta le drammatiche vicende di un gruppo di sopravvissuti che si trovano a combattere contro le condizioni estreme della Cordigliera delle Ande. Tra temperature glaciali, che arrivavano fino a 30 gradi sotto zero, e la scarsità di cibo e acqua, il gruppo ha dovuto affrontare una serie di sfide fisiche e psicologiche devastanti, tra cui l’adozione della pratica della cannibalismo per sopravvivere.
Con il passare del tempo, le riserve di cibo e acqua si sono esaurite, costringendo i superstiti a misure estreme, come il consumo della propria urina. Questo episodio, crudo e scioccante, è stato riportato nel film per mostrare l’estrema disidratazione a cui i sopravvissuti erano sottoposti. La forza e la resistenza del gruppo si indebolivano progressivamente, e molti tra loro non riuscirono a superare la sfida, segnando così un capitolo estremamente doloroso della loro lotta per la vita.
Uno degli elementi più sorprendenti e disturbanti del film è la rappresentazione della “urina nera” dei superstiti, un sintomo che ha colpito profondamente gli spettatori. Questo fenomeno ha una spiegazione medica precisa: la colorazione scura dell’urina è un segnale di grave disidratazione e di stress renale. In condizioni normali, il corpo umano elimina sostanze come l’acido urico, la creatinina e la urea attraverso l’urina, ma in situazioni di forte disidratazione, queste sostanze si accumulano nei reni, causando danni significativi e portando al cambiamento di colore.
La scarsità di acqua e cibo ha messo a dura prova i corpi dei sopravvissuti, i quali, per cercare di idratarsi, hanno dovuto ricorrere a bere la propria urina, che col tempo si è scurita fino a diventare quasi nera, simile al sangue. Questa condizione estrema è un chiaro indicatore del fatto che l’organismo non stava ricevendo abbastanza liquidi per diluire ed espellere correttamente le tossine. In una situazione normale, un tale stato richiederebbe cure mediche immediate, ma i sopravvissuti non avevano alcuna possibilità di soccorso, prolungando così il loro calvario.