Sono passati, ormai, 50 anni dalla prima ibernazione di un professore americano di psicologia James Bedford, avvenuta nel 1967 e, da allora, il suo stato di conservazione è rimasto immutato.
Ad oggi, ben 3 aziende al mondo si occupano di criogenesi, due negli Stati Uniti e una in Russia, la Kriorus, con cui è possibile stipulare contratti anche dall’Italia, grazie ad un’azienda di pompe funebri di Mirandola gestita da Filippo Polisena.
L’ibernazione è un processo che riduce al minimo le funzioni vitali dell’organismo e viene attuata nel tempo che intercorre tra la cessazione del battito cardiaco e prima della morte cerebrale in modo da garantire le condizioni delle strutture nervose.
Per questo motivo, gli istanti successivi alla morte sono quelli più importanti che possono far decadere tutto il processo e risulta necessario avviare la pratica entro mezz’ora dalla dichiarazione legale di morte del soggetto.
Successivamente, i tecnici si adoperano per riattivare meccanicamente la circolazione sanguigna al cervello e la ventilazione polmonare con appositi macchinari e, nei minuti successivi, vengono somministrate particolari sostanze che serviranno a ridurre nel tempo danni quali ischemie e ulcere gastriche.
Il corpo viene poi immerso in vasche di acqua gelida per essere trasportato nella sede effettiva di criogenesi, in quanto va ricordato che tutto questo avviene in sala rianimazione.
Una volta giunto a destinazione, vengono praticati due fori nel cranio per potervi introdurre delle sonde con cui poter monitorare la risposta del cervello a vari stimoli o cambiamenti e, successivamente, si prosegue con l’iniezione per via endovena di una sostanza crioprotettiva(glutaraldeide).
Essa funge sia da “antigelo” favorendo un processo di vetrificazione dei liquidi per impedire la formazione di cristalli di ghiaccio che, a causa della presenza di acqua nelle cellule del corpo, danneggerebbero le membrane cellulari e sia scongiura il pericolo di disidratazione.
Infine, il corpo viene posto in contenitori pieni di azoto liquido dove, prima viene sottoposto ad una temperatura di -125°C per poi, lentamente, giungere alla temperatura definitiva di -196°C.
In realtà, la Kriorus dà la possibilità di conservare anche solo il cervello e, in questo caso si parla di neuro-conservazione.
Passi avanti erano stati fatti nel 2016 quando si era riusciti a ibernare e scongelare un cervello di coniglio senza apparenti danni, come si può leggere su “Journal of Cryobiology” .
Ad oggi, le persone che decidono di ibernarsi sono, principalmente, quelle colpite da una malattia incurabile e che sperano, in futuro, possa essere trovata una cura ma, oltre a ciò sperano che l’avanzamento tecnologico sia tale da permettergli un risveglio senza alcun tipo di trauma fisico e mentale.
Si stima che, secondo il “listino prezzi” della Kriorus, l’ibernazione completa si aggiri intorno ai 36mila dollari, pagati anche in rate, per poi scendere sui 12-18mila per la neuro-conservazione e, tali contratti vanno stipulati quando il soggetto è ancora in salute.
Le persone criopreservate sono 377 ma non c’è alcuna garanzia di risveglio, anzi le prospettive ottimistiche stabiliscono che, forse, sarà possibile tra almeno 200-300 anni.
Se infatti sappiamo congelare e risvegliare singole cellule, farlo con un organismo complesso è tutt’altra cosa. E anche se riuscissimo nell’intento di rianimarlo, ignoriamo in quali condizioni potremmo “risvegliare” questa persona
afferma Maurizio Genuardi, direttore dell’Istituto di Medicina genomica dell’Università Cattolica e del Policlinico Gemelli di Roma.