#Stopusesingleplastic è lo slogan più usato in questi ultimi tempi, vero? Riciclare la plastica, il vetro, la carta è fondamentale se vogliamo aiutare il nostro pianeta a sopravvivere.
Fino ad oggi non si è pensato ad un’applicazione biomedica di questo tipo di materiali, ma una squadra di ricercatori dell’Università di Alberta sembra aver trovato un impiego adatto: idrogel costituito da biopolimeri, provenienti dai materiali di scarto. Grazie al riutilizzo di questi ultimi, per lo più imballaggi per alimenti e sistemi per la filtrazione dell’acqua, i ricercatori sono riusciti a creare biopolimeri con caratteristiche meccaniche adeguate all’utilizzo biomedico.
Gli idrogel sono dei biomateriali, che trovano ampia applicazione nell’ambito medico: protesi, impianti, lenti a contatto, valvole artificiali, rilascio graduale di farmaci, ma permettono anche la creazione di supporti, chiamati scaffold nel settore dell’ingegneria tissutale, grazie ai quali si può avere una crescita ed uno sviluppo controllati ed organizzati delle cellule, per la produzione artificiale di tessuti.
Lo stesso idrogel può essere inoltre trasformato in nanoperline. Ancora una volta medici e ingegneri si danno la mano per progredire nella ricerca. Infatti, le piccole perline possono essere utilizzate come microcapsule, che rilasciano in modo controllato i farmaci nel corpo. Naturalmente lo scioglimento della microcapsula non può essere casuale, poiché il farmaco in essa contenuto deve giungere ad uno specifico organo; quindi bisogna tenere presente il pH, la grandezza, la pressione sanguigna, ecc. dell’organo al quale è destinata la microcapsula. Inoltre, la sua espulsione non deve risultare problematica per il nostro organismo.
Per quanto riguarda le caratteristiche meccaniche, i ricercatori hanno fatto un gran bel lavoro, studiando le peculiarità degli innovativi idrogel. Sembra, infatti, che possano subire un allungamento fino a quattro volte la loro lunghezza iniziale, resistenza a trazione pari a 244 kPa, resistenza a compressione fino a 8MPa. Gli studiosi del progetto, denominato “Carbohydrate Polymers”, tengono a sottolineare che non sono risultate grandi differenze nel modulo di conservazione (indice dell’elasticità del materiale) con la maggior parte degli idrogel ad oggi usati. Eccezionale. Inoltre, presentano buone caratteristiche di biocompatibilità. È infatti importante che tali materiali non generino reazioni infiammatorie o di rigetto e che si integrino al meglio con i tessuti circostanti.
Insomma, sarebbe una gran bella svolta sia per noi che per il nostro pianeta!