Il citomegalovirus potrebbe essere un fattore chiave nella necrotizzante enterocolite neonatale

Il citomegalovirus potrebbe aggravare la necrotizzante enterocolite neonatale, la recente scoperta getta luce sul virus.

La necrotizzante enterocolite, anche detta NEC, è una delle malattie più gravi che possono colpire i neonati prematuri. È una condizione che provoca un’infiammazione intestinale molto aggressiva, capace di danneggiare il tessuto intestinale fino a distruggerlo del tutto. Per i medici e i genitori, è una situazione drammatica: la NEC può peggiorare rapidamente e, in molti casi, può essere fatale.

Da anni i ricercatori cercano di capire cosa scateni questa malattia e perché alcuni bambini siano colpiti più duramente di altri. Si sa che nei prematuri l’intestino è ancora immaturo e che l’equilibrio dei batteri intestinali gioca un ruolo importante, ma queste spiegazioni non sono sufficienti. Alcuni neonati sviluppano NEC in forma lieve, mentre altri vanno incontro a complicazioni gravissime. Ma cos’è che rende la malattia più aggressiva in alcuni casi?

Una nuova ipotesi punta il dito contro un virus molto diffuso: il citomegalovirus (CMV). Ora, gli scienziati stanno cercando di capire se possa anche peggiorare la NEC nei neonati prematuri.

Il citomegalovirus può rendere la NEC più grave?

Un team di ricercatori del Johns Hopkins Children’s Center ha condotto uno studio per verificare il possibile legame tra CMV e NEC. Hanno esaminato topi con NEC e hanno scoperto che quelli infettati anche dal CMV avevano danni intestinali molto più gravi e un tasso di mortalità più alto rispetto a quelli senza infezione.

Ma perché accade? Gli scienziati hanno osservato che il CMV aggrava l’infiammazione intestinale, e spinge così il corpo a produrre più Toll-like receptor 4 (TLR4), una proteina già nota per il suo ruolo nella NEC. Inoltre, il virus danneggia i mitocondri, che sono le “batterie” delle cellule, e riduce di conseguenza la produzione di ATP, la principale fonte di energia per il corpo. Senza abbastanza energia, le cellule intestinali diventano ancora più vulnerabili, rendendo la malattia ancora più pericolosa.

Virus (Canva foto) – www.biomedicalcue.it

Una possibile speranza per il futuro

Se questa connessione tra CMV e NEC venisse confermata anche negli esseri umani, potrebbe aprire nuove possibilità di trattamento. Durante lo studio, i ricercatori hanno testato la somministrazione di adenosina, una sostanza che aiuta le cellule a produrre ATP. Nei topi infettati da CMV, la NEC è risultata meno grave dopo questo trattamento.

Secondo il dottor David Hackam, autore principale dello studio pubblicato su Cellular and Molecular Gastroenterology and Hepatology e riportato da Science Daily, questi risultati potrebbero rappresentare un grande passo avanti nella comprensione della NEC. Il prossimo obiettivo sarà capire se farmaci mirati, come antivirali specifici o terapie contro il TLR4, possano proteggere i neonati prematuri da questa malattia così pericolosa.

Published by
Ilenia Albanese