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Il mistero delle migliaia di barili pieni zeppi di rifiuti radioattivi che giacciono da decine di anni sul fondo dell’oceano

Rifiuti in acqua

Il mistero delle migliaia di barili pieni zeppi di rifiuti radioattivi che giacciono da decine di anni sul fondo dell'oceano (Pixabay foto) - www.biomedicalcue.it

Un’indagine ha rivelato la presenza di bidoni radioattivi sul fondo dell’oceano, e i pericoli per l’uomo sono inimmaginabili. 

L’inquinamento oceanico è un problema che affligge mari e coste di tutto il mondo, causando gravi danni all’ambiente marino e alle specie che lo abitano. Le fonti di inquinamento sono molteplici, ma i rifiuti plastici sono tra i più visibili e dannosi. Ogni anno, milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani, formando isole galleggianti di spazzatura che alterano gli ecosistemi e mettono a rischio la vita marina.

Oltre ai rifiuti plastici, ci sono anche altri tipi di materiali inquinanti meno visibili, ma altrettanto pericolosi. Tra questi, i rifiuti industriali, chimici e radioattivi scaricati deliberatamente o accidentalmente nelle acque profonde. Spesso, per decenni, sono stati utilizzati i mari come vere e proprie discariche, seguendo l’idea errata che l’oceano, nella sua immensità, potesse assorbire e neutralizzare qualsiasi sostanza.

Questa pratica ha avuto conseguenze devastanti. Anche se oggi è vietato lo smaltimento di rifiuti industriali in mare, molte di queste sostanze tossiche si trovano ancora nei fondali oceanici, rilasciando lentamente i loro effetti nocivi. La dispersione di tali composti può compromettere la catena alimentare e, in alcuni casi, persino la salute umana.

La questione dei rifiuti negli oceani non è solo ambientale, ma anche sociale ed economica. L’inquinamento marino danneggia le attività di pesca, il turismo e le comunità che dipendono dal mare per il loro sostentamento, oltre a mettere in pericolo specie animali a rischio di estinzione.

Una scoperta inaspettata

Nel 2011, durante una esplorazione delle acque profonde al largo della costa di Los Angeles, il biochimico e oceanografo David Valentine fece una scoperta inquietante. Utilizzando un robot sottomarino e un sonar, Valentine si imbatté in una sorta di “costellazione” sul fondo del mare, composta da decine di barili corrosi. A soli 19 chilometri dalla costa, questi barili giacevano indisturbati da decenni.

La posizione, tra la penisola di Palos Verdes e l’isola di Santa Catalina, è un’area frequentata da pescatori e turisti, ma anche un importante corridoio naturale per balene, delfini e leoni marini. La scoperta sollevò interrogativi immediati su quale tipo di rifiuti fosse stato smaltito in quell’area.

Centrale nucleare – biomedicalcue.it

Rifiuti tossici e rischio per la salute

L’indagine di Valentine e del suo team rivelò che quei barili contenevano rifiuti chimici e potenzialmente anche composti radioattivi.

Si stima che possano esserci fino a mezzo milione di fusti nel solo bacino di San Pedro. Studi successivi hanno confermato la presenza di DDT, un potente pesticida vietato nel 1972, che si accumula nei tessuti animali e ha effetti devastanti sulla fauna locale.