Il “pisolino” può aiutare a prendere decisioni importanti?
Avete mai dovuto prendere una decisione importante e aver pensato: “Ci dormirò sopra”? Uno studio pubblicato dal Journal of Sleep Research, finanziato dal Medical Research Council e guidato dai ricercatori dell’Università di Bristol, dimostra che si è rilevato un consiglio scientificamente valido. Lo studio verte sulla misurazione dei cambiamenti dell’attività cerebrale, sottoponendo semplici e veloci test a dei partecipanti prima e dopo un “pisolino”. Si è dimostrato che un periodo di sonno può aiutare a valutare pro e contro prima di fare scelte difficili. Apprezzabili sono i benefici che, anche dopo un breve coricamento, si ottengono sulla funzione cognitiva del cervello. Durante il sonno, infatti, si è scoperto che elaboriamo informazioni di cui non siamo consciamente consapevoli.
Sonno e cognizione cosa hanno in comune?
Il sonno è un processo fisiologico che serve all’organismo per recuperare energie psico-fisiche. Durante questa fase il cervello elabora informazioni e si mantiene “attivo”. Le relazioni tra sonno e cognizione sembrano essere forti, in particolare il consolidamento della memoria che proviene dall’ippocampo. Ragionamenti matematici e intuizione sembrano essere migliori al risveglio: c’è, infatti, una maggiore comprensione delle informazioni per trarre nuove conclusioni.
Studi precedenti dimostravano che il sonno aiuta a risolvere i problemi con conseguente aumento della cognizione al risveglio. Ciò che non è chiaro è, invece, se è necessario un processo mentale cosciente prima o durante il sonno per aiutare a risolvere i problemi. È proprio questo che gli scienziati hanno provato a scoprire con questi esperimenti. È importante ricordare che la memoria viene rafforzata durante il sonno.
Il Test realizzato
I ricercatori dell’Università di Bristol hanno selezionato 16 partecipanti che sono risultati idonei a svolgere il test. Invece, sono stati esclusi coloro che presentavano deficit neurologici o disturbi psichiatrici. Inoltre, è stato vietato l’utilizzo di bevande con caffeina o alcool.
Il test, che è stato chiamato “Affective priming paradigm (APP)”, consiste nel mostrare due parole, positive o negative, intervallate da brevi periodi di tempo. Nello specifico, la prima viene mostrata per 33 ms, poi vi è un periodo di vuoto chiamato Mask di 500 ms ed infine la seconda parola per 1000 ms. Il partecipante ha un tempo di 5000 ms per rispondere con tasti di vari colori se le due parole sono tra loro congruenti (verde), incongruenti (rosso) o neutrali (blu). Facciamo un esempio per capire meglio. Supponiamo che la prima parola mostrata Peace (pace) e che la seconda sia Happy (felicità). Dal momento che le due parole sono congruenti tra loro, il concorrente dovrà premere il tasto verde.
Relativamente a questo studio, viene chiesto al partecipante di svolgere lo stesso “gioco” prima e dopo una breve dormita di 90 minuti, per consentire un ciclo di sonno completo. Si presuppone che gli stimoli impliciti di apprendimento (in questo caso una scelta spontanea della risposta) vengano elaborati da vie sottocorticali veloci, diminuendo così i tempi di reazioni alla risposta. Ai partecipanti viene chiesto di rispondere nel minor tempo possibile.
L’applicazione del metodo dopo aver fatto un pisolino
Durante tutto il periodo del test, i partecipanti sono stati sottoposti ad esame elettroencefalografico (EEG), ovvero la registrazione dell’attività elettrica dell’encefalo secondo il sistema internazionale 10-20. Oltre all’EEG, viene effettuato anche un elettro-oculogramma, ovvero la registrazione dei movimenti degli occhi durante il sonno. Entrambi i test sono stati condotti per una durata di 10 minuti prima di addormentarsi e dopo il risveglio. In totale sono state eseguite 240 prove.
I dati analizzati dimostrano che effettivamente dopo il “pisolino” i tempi di reazione diminuiscono, quindi il famoso detto “ci dormirò sopra” funziona! Secondo i ricercatori questo abbassamento delle tempistiche è dovuto all’elaborazione implicita di segnali durante il sonno. I prossimi step del lavoro saranno focalizzati sul prevedere un ragionamento e non una scelta spontanea della risposta esatta. In particolare, i ricercatori si concentreranno di più sullo studio di potenziali neuroanatomici durante la fase del sonno.
I risultati sono notevoli in quanto possono verificarsi in assenza di una consapevolezza iniziale intenzionale, mediante l’elaborazione di segnali presentati implicitamente. Sono necessarie ulteriori ricerche su un campione più ampio per confrontare se e come i risultati differiscono tra le età e l’indagine sui meccanismi neurali sottostanti.
Dottoressa Liz Coulthard, ricercatrice presso l’Università di Bristol in Neurologia
A cura di Enrico Cioppi.