Immunità di gregge: la controversa strategia del Regno Unito contro il coronavirus
L’immunità di gregge è la strategia scelta dal Regno Unito per affrontare il coronavirus. In una conferenza stampa giovedì pomeriggio, il primo ministro britannico Boris Johnson ha detto che la pandemia è la “peggiore crisi sanitaria di questa generazione” e che “molte persone perderanno i loro cari prima del tempo”, ma che è inutile cercare di contenere l’epidemia e la cosa da fare piuttosto è “ritardarla”.
Rispetto agli altri Paesi europei, non ci sono differenze di valutazione ma di strategia. Londra non minimizza affatto la gravità della situazione, ma ha deciso di intervenire in modo diverso per attenuare gli effetti sul lungo termine, in particolare i danni economici, a discapito degli effetti nel breve termine, i potenziali decessi da coronavirus nei prossimi mesi.
Così, mentre l’Europa sta prendendo misure drastiche seguendo il modello italiano, nel Regno Unito le scuole rimarranno aperte perché, secondo Johnson, chiuderle “farebbe più male che bene”, e molti eventi sportivi continueranno a svolgersi regolarmente. Il governo si è limitato a chiedere ai cittadini britannici di auto-isolarsi qualora insorgessero sintomi, agli anziani di non andare in crociera e alle scuole di sospendere le gite all’estero.
L’immunità di gregge e la “scommessa” del Regno Unito
L’immunità di gregge è una forma di protezione indiretta che si verifica quando la vaccinazione di una parte significativa della popolazione finisce con il fornire una tutela anche agli individui che non hanno sviluppato direttamente l’immunità e agli individui immunodepressi.
[bquote by=” Roberto Burioni” other=”virologo, intervista per Linkiesta”]Immaginiamoci una foresta dove è in corso un incendio, il quale si propaga da un albero all’altro: se noi tagliamo gran parte delle piante e ne lasciamo due, distanti dieci metri l’una dall’altra, l’incendio non si propagherà più.[/bquote]
Ma perché le dichiarazioni del primo ministro britannico hanno suscitato scetticismo e preoccupazione nella comunità scientifica? Le problematiche fondamentali da tenere in considerazione sono due:
- non abbiamo ancora un vaccino contro il virus SARS-CoV-2;
- non abbiamo ancora prove certe per poter garantire che le persone non possano venire infettate più di una volta.
Per questo motivo la decisione del governo britannico sembra a tutti gli effetti una scommessa, per giunta molto rischiosa. L’obiettivo è quello di far diffondere il virus ma non troppo velocemente, in modo da controllare i malati e far sviluppare l’immunità di gregge alla popolazione. Se le previsioni fossero errate, le conseguenze sarebbero devastanti.
Le critiche di molti esperti
Le misure da adottare, annunciate durante la conferenza stampa, sono state duramente criticate da molti esperti.
Richard Horton, caporedattore di The Lancet, sta scrivendo da giorni su Twitter le sue preoccupazioni in merito alle decisioni del governo britannico. In un tweet ha condiviso un articolo di uno studio italiano che motiva le sue critiche nei confronti della risposta compiacente del Regno Unito all’epidemia.
[bquote by=” Richard Horton” other=”caporedattore di The Lancet, su Twitter”]Il governo britannico — Matt Hancock e Boris Johnson — afferma di seguire la scienza. Ma non è vero. Le prove sono chiare. Abbiamo bisogno di un’attuazione urgente delle politiche di allontanamento e chiusura sociale. Il governo sta giocando alla roulette con il popolo. Questo è un errore grave.[/bquote]
John Ashton, professore di salute pubblica all’Università di Liverpool e per quasi 20 anni uno dei principali dirigenti della sanità britannica, ha definito “patetiche” le decisioni del governo.
[bquote by=” John Ashton ” other=” professore di salute pubblica all’Università di Liverpool “]Abbiamo un primo ministro superficiale che non ha alcuna comprensione della salute pubblica.[/bquote]
Le critiche arrivano anche dall’ala conservatrice. Jeremy Hunt, deputato conservatore per 6 anni ministro della Salute, alla domanda di BBC Newsnight che gli chiedeva un parere in merito alla decisione di non cancellare per il momento grandi eventi, come ad esempio quello della Gold Cup a Cheltenham con 70.000 persone, ha risposto dicendo:
[bquote by=” Jeremy Hunt ” other=” deputato conservatore”]Penso che sia sorprendente e preoccupante il fatto che non stiamo facendo nulla del genere quando abbiamo solo quattro settimane prima di arrivare alla fase in cui si trova l’Italia.[/bquote]
Anche esperti italiani hanno espresso pareri contrari sulla questione dell’immunità di gregge.
Fabrizio Pregliasco, virologo e Direttore Sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, in un’intervista per Repubblica ha affermato che l’immunità di gregge è una strategia che si usa quando c’è un vaccino e in questo caso non c’è. Ha ricordato, inoltre, che la soglia per l’immunità varia da malattia a malattia e per quelle più contagiose deve essere molto alta (circa il 95%).
[bquote by=” Fabrizio Pregliasco” other=” virologo, intervista per Repubblica”]Mi sembra che così come è stata raccontata, senza altri particolari sulle azioni che saranno attuate, sia una dichiarazione bestiale, generica. Davvero, sotto un certo punto di vista, incommentabile.[/bquote]
In un video su Medical Facts e in un intervista per Linkiesta, il virologo Roberto Burioni ha spiegato che, sulla base delle conoscenze attuali, non ha molto senso parlare d’immunità di gregge per il nuovo coronavirus.
[bquote by=” Roberto Burioni ” other=” virologo, intervista per Linkiesta”]Parlare oggi di immunità di gregge per il coronavirus è pura fantascienza.[/bquote]
Oltre a sottolineare la mancanza di prove scientifiche per assicurare la protezione da successivi contagi per le persone guarite, il dottor Burioni ribadisce che si potrà pensare di immaginare un’immunità di gregge solo quando sarà possibile somministrare un vaccino. Fino a quel momento l’unica arma di contrasto che abbiamo è l’isolamento.