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Impianti tracheali stampati in 3D salvano la vita a bimbo di 7 mesi

Impianti tracheali stampati in 3D salvano la vita a bimbo di 7 mesi

Impianti tracheali stampati in 3D salvano la vita a bimbo di 7 mesi Credit: Rob Felt, Georgia Tech

Uno dei maggiori vantaggi introdotti dall’utilizzo della stampa 3D è quello di poter realizzare dispositivi ed impianti che possano adattarsi perfettamente, in forma e dimensioni, al singolo paziente. La strada è quella di una medicina personalizzata che possa offrire maggiore efficacia rispetto a quella tradizionale. L’ultimo esempio arriva dal Children’s Healthcare of Atlanta dove è stato effettuato, in collaborazione con il Georgia Institute of Technology (Georgia Tech), l’impianto di stecche tracheali stampate in 3D in un bambino affetto da tracheobroncomalacia (TBM).

La TBM è una condizione caratterizzata da un grave indebolimento delle vie respiratorie, in particolare della trachea, con conseguente rischio di restringimento e collasso. Nel paziente pediatrico in questione, i ripetuti episodi di collasso, avvenuti durante la degenza in terapia intensiva, hanno reso necessario procedere con l’inserimento di stecche che tenessero aperta la trachea.

Impianti su misura

Impianti tracheali
In questa foto vengono mostrati gli impianti applicati ad un modello 3D della trachea del paziente.
Credit: Rob Felt, Georgia Tech

Il primo passo è stato la scansione CT delle vie respiratorie del bambino per poterne creare un modello 3D al quale adattare la stampa degli impianti. Successivamente, le 3 stecche sono state impiantate con un delicato intervento chirurgico durato 10 ore. Queste verranno infine assorbite dal corpo nel corso del tempo, permettendo così l’espansione di trachea e bronchi. La TBM, infatti, si risolve di solito intorno ai 3 anni, quando i bambini crescono e le loro vie respiratorie diventano più grandi.

La prima procedura di questo genere risale al 2012 ad opera dei medici dell’Università del Michigan. In quel caso, per la realizzazione degli impianti è stato utilizzato il policaprolattone, un polimero che viene biodegradato in 3-4 anni quando è esposto ai fluidi corporei. Le stecche sono poi state stampate attraverso sinterizzazione laser, un trattamento termico che fonde insieme particelle di plastica polverizzata.

L’impianto di stecche tracheali rimane, tuttavia, ancora una procedura in fase di sviluppo, per cui è stato necessario richiedere, in entrambi i casi, un’autorizzazione d’emergenza da parte della FDA. La speranza è che, una volta ricevuta l’approvazione dalla FDA, l’impianto possa essere ulteriormente sviluppato e commercializzato, diventando una soluzione accessibile per tutti i bambini affetti da TBM.