Secondo un nuovo rapporto pubblicato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), 1 persona su 6 nel mondo è infertile nel corso della sua vita. La percentuale della popolazione adulta che soffre di infertilità è del 17,5%, ma varia tra il 17,8% nei paesi ad alto reddito e il 16,5% nei paesi a medio e basso reddito.
L’enorme percentuale delle persone colpite rende necessario l’ampliamento delle cure, trattamenti per l’infertilità e tecnologie per la diagnosi, ma soprattutto ampliare l’accesso alle cure a tutte le famiglie. Questo problema non può più essere rimandato sia nella ricerca che nella politica sanitaria.
L’infertilità è una malattia che riguarda il sistema riproduttivo maschile e femminile. Una coppia è considerata infertile nel caso di mancato raggiungimento di una gravidanza dopo 12 o più mesi di rapporti sessuali regolari non protetti, anche se ci sono casi in cui la gravidanza si è raggiunta dopo 2 anni. Comprendere l’origine dell’infertilità è importante per sviluppare interventi appropriati e limitare i fattori di rischio e le conseguenze dell’infertilità.
Il rapporto dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) stima la prevalenza percentuale globale e regionale dell’infertilità sulla base di studi dal 1990 al 2021. Secondo lo studio, il Mediterraneo Orientale, il Medio Oriente e il Nord Africa hanno il tasso di infertilità di circa il 10,7%, il più basso. Mentre il tasso più alto del 23,2% è registrato in Cina, Giappone, Australia e Nuova Zelanda. In Italia è nella media, ovvero è del 16,5% e riguardo un italiano su 6.
Bisogna sottolineare che i dati che sono stati utilizzati per il rapporto riguardano per lo più donne e meno gli uomini. Inoltre non sono stati presi in considerazioni i dati relativi al periodo successivo alla pandemia, quindi gli effetti della pandemia.
Il rapporto rivela che l’infertilità non discrimina: colpisce donne e uomini indipendentemente da dove vivono, dalle loro risorse e dal loro ceto sociale. A prescindere dalla diagnosi, l’infertilità causa disagi psicologici e difficoltà finanziarie. Per molti, le soluzioni e i trattamenti, come la fecondazione assistita, sono sotto finanziate e inaccessibili.
Negli anni è aumentato il numero di individui infertili ma anche il numero di patologie acute e croniche della sfera riproduttiva. Nelle donne sono in crescita i casi di alterazioni tubariche, fibromi uterini, endometriosi, alterazioni ormonali e ovulatorie. Negli uomini, invece, i casi di alterazione ormonale con conseguente riduzione di testosterone e modifica della struttura del testicolo sono in aumento.
I fattori di rischio che influenzano la fertilità di un individuo sono il fumo, eccessiva magrezza, sedentarietà, alcune sostanze ambientali, l’eccessiva attività fisica. A volte si può intervenire con cure farmacologiche e terapie in modo tempestivo.
Le cause più frequenti di infertilità rimangono le infezioni sessualmente trasmissibili. Queste sono causate da batteri, virus, funghi e parassiti che diffondono tramite i liquidi biologici infetti. Tra i principali agenti patogeni ci sono l’HPV (papillomavirus), HIV, sifilide, epatite B e clamidia. Spesso sono curabili con antibiotici ma la tempestività della diagnosi è fondamentale.
Tra le conseguenze più gravi delle infezioni c’è l’infertilità e aumento del rischio di gravidanza extrauterina. Ciò è causato dalla formazione di tessuto cicatriziale nelle tube che impedisce all’ovulo fecondato di raggiungere l’utero, forzandolo a rimanere nelle tube. Il rischio di infertilità dipende da quante volte si è contratta l’infezione nel tempo.
Nel caso di HIV, si parla di infertilità di coppia. La donna ha rischio maggiore di lesioni al collo dell’utero o menopausa precoce; negli uomini l’infezione causa oligozoospermia o azoospermia, ovvero diminuzione o assenza di spermatozoi nel liquido seminale, oppure una produzione inferiore di ormoni.
Le PMA (procreazione medicalmente assistita) sono le procedure mediche che supportano la funzione procreativa aumentato la probabilità del concepimento. Queste sono una soluzione al problema nel caso in cui gli accertamenti e le varie alternative di cura abbiano dato esito negativo.
Ci sono due livelli di PMA. Il primo livello comprende metodiche che si basano sulla fecondazione “in vivo”, ossia nel corpo femminile. Tra le metodiche c’è l’induzione dell’ovulazione o l’inseminazione intrauterina.
Il secondo livello comprende metodiche di fecondazione in vitro, che avvengono al di fuori del corpo umano, quindi in laboratorio. Questa metodiche richiede il prelievo di ovociti dopo aver indotto un’ovulazione multipla attraverso la stimolazione delle ovaia. Nello stesso giorno, il partner maschile raccoglie liquido seminale. In laboratorio si può procedere con la fecondazione attraverso FIVET (fecondazione in vitro embryo transfer – IVF) o ICSI (iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo).
Le persone colpite hanno la necessità di avere accesso alle cure per la fertilità. Inoltre è necessario che siano messi a disposizione modi sicuri ed efficaci da parte della ricerca per la geniritorialità.
Il problema delle cure non è solo per i paesi a reddito basso ma anche nei paesi più ricchi i trattamenti non sono garantiti allo stesso modo a tutte le coppie che ne hanno bisogno. Ciò è stato causato dal ritardo di approvazione dei LEA che comprende l’accesso a tecniche di procreazione medicalmente assistita, ciò non ha permesso le cure a 100mila coppie.
Le politiche e i finanziamenti pubblici potrebbero migliorare non sono l’accesso alla diagnosi e alla prevenzione, ma anche al trattamento comprese le tecnologie di riproduzione assistita come fecondazione in vivo e in vitro che sono inaccessibili per molti a causa dei costi molto elevati.