Per la prima volta sono state isolate le cellule staminali del nervo ottico, quel nervo che trasmette le informazioni catturate dalla retina al cervello per essere processate. Questa scoperta è stata ottenuta dopo ben 53 sperimentazioni da un team dell’università del Maryland coordinato da Steven Bernstein. Il lavoro dettagliato è stato recentemente pubblicato sulla rivista Pnas. Si tratta di un traguardo importantissimo che apre le porte a nuove possibili cure per tutte quelle malattie legate al nervo ottico che fino ad oggi risultavano incurabili.
Il nervo ottico si tratta di quel treno di fibre nervose che trasmette gli impulsi visivi al cervello, dove vengono interpretate le informazioni e viene generata l’immagine. Un danno legato a questo nervo causa la perdita della vista. Da un punto di vista anatomico, al livello della struttura cerebrale definita chiasma ottico, le fibre costituenti i nervi ottici si dividono e metà raggiunge l’occhio controlaterale. Da questa organizzazione ne deriva che il lato destro del cervello riceve le informazioni dal campo visivo sinistro di entrambi gli occhi e il lato sinistro riceve le informazioni dal campo visivo destro di entrambi gli occhi. Quindi, il danno ad un occhio o alle vie ottiche causa diversi tipi di perdita della vista a seconda della sede dalla lesione.
Un esempio di lesione particolarmente diffusa nel mondo è il glaucoma, un danno al nervo ottico che porta ad una perdita irreversibile della vista. Il glaucoma è infatti la seconda causa più comune di cecità al mondo. È dovuto nella maggior parte dei casi ad un aumento della pressione oculare, ma non sempre. Può insorgere in pazienti con diabete, a seguito di un trauma oculare o intervento oculare, ma anche come patologia ereditaria.
A prescindere dai fattori di rischio, il glaucoma si manifesta in presenza di squilibri tra la produzione e il drenaggio del liquido all’interno dell’occhio, l’umor acqueo, che aumentano la pressione oculare fino a valori potenzialmente dannosi. L’umor acqueo viene prodotto dal corpo ciliare posizionato dietro l’iride e passa attraverso la pupilla nella parte anteriore dell’occhio per poi uscire nei canali di drenaggio o la via uveosclerale. Nel glaucoma questi canali di drenaggio si ostruiscono, come se si trattasse di un rubinetto otturato. Nonostante nuovo liquido venga prodotto nella camera posteriore, il liquido nella parte anteriore non può lasciare l’occhio e di conseguenza la pressione intraoculare aumenta e diventa così alta al punto in cui il nervo ottico non riesce più a tollerarla e si danneggia. Il danno causato è chiamato glaucoma.
La perdita della vista causata dal glaucoma è permanente. Quello che al momento è possibile fare è cercare di prevenire un’ulteriore perdita della vista una volta fatta la diagnosi di glaucoma. Quindi i trattamenti oggi disponibili mirano a ridurre il danno al nervo ottico cercando di ridurre la pressione intraoculare. Come? In base al tipo e alla gravità di glaucoma si sceglie il trattamento più appropriato, ma in generale si utilizzano farmaci, sotto forma di collirio, oppure si passa attraverso un intervento chirurgico.
Il gruppo di ricerca del Maryland ha scoperto che le staminali funzionano sia per supportare la crescita e la riparazione del nervo ottico sia per rilasciare sostanze utili ad isolare le fibre in modo che possano trasmettere il segnale elettrico senza disperderlo. Inoltre, queste cellule rilasciano anche un cocktail di fattori di crescita che, secondo Steven Bernstein, sarà fondamentale identificare perchè apriranno la strada allo sviluppo di nuovi farmaci per curare danni irreversibili ad oggi come quelli causati dal glaucoma.