Nel panorama delle sostanze psicoattive, la ketamina emerge come un farmaco dalle molteplici sfaccettature. Originariamente sviluppata come anestetico per uso veterinario, questa sostanza si è fatta strada nel mondo degli psichedelici, lasciando un’impronta indelebile sia nella medicina che nella cultura popolare. Con effetti che spaziano dalla dissociazione mentale all’euforia, la ketamina apre un varco in un mondo di esperienze sensoriali intensificate, ma porta con sé anche una serie di rischi e conseguenze che meritano un’analisi approfondita. Questo articolo si propone di esplorare il doppio volto della ketamina: da anestetico essenziale a psichedelico potente, svelando le complessità e le implicazioni del suo utilizzo sia in ambito medico che ricreativo.
La ketamina, conosciuta anche come ketammina o chetammina in rari contesti, è un farmaco anestetico, originariamente sviluppato per l’uso in medicina veterinaria. La ketamina rappresenta un farmaco unico nel suo genere all’interno della categoria delle arilcicloesilammine. Questo analgesico-dissociativo è largamente impiegato in medicina, specialmente nei campi veterinario, pediatrico e traumatologico, dove svolge un ruolo cruciale nell’induzione e nel mantenimento dell’anestesia. La sua peculiarità come unico composto della sua classe approvato per uso medico sottolinea il suo valore e l’importanza nella pratica clinica.
A confermare l’importanza della ketamina nel panorama farmaceutico internazionale è la sua inclusione nel Listino dei medicinali essenziali della World Health Organization. Questa lista comprende i farmaci ritenuti più efficaci, sicuri e indispensabili in un contesto ospedaliero. Oltre a ciò, la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ha riconosciuto la ketamina come anestetico dissociativo generale, autorizzandone l’uso fin dagli anni ’70. Questa approvazione segna un punto di riferimento nel suo percorso di accettazione e utilizzo a livello internazionale.
Tuttavia, al di fuori del suo uso medico, la ketamina ha guadagnato notorietà come sostanza psichedelica. Assunta a dosi inferiori a quelle necessarie per l’anestesia, ma maggiore a quelle per l’azione antidepressiva, agisce sul sistema nervoso centrale, producendo effetti psichedelici notevolmente più intensi rispetto ad altre sostanze come l’LSD.
La sua forma più comune è quella liquida o come polvere biancastra e “nel mercato illecito si trova sotto forma di liquido, capsule e polvere cristallina. La ketamina è stata rilevata anche in compresse vendute come ecstasy o come adulterante di altre droghe quali cocaina, amfetamine, eroina”, secondo quanto dichiarato sul sito del Dipartimento delle Politiche Antidroga.
La ketamina può essere assunta in vari modi: sniffata, iniettata intramuscolarmente o ingerita in forma di pastiglie. Il suo effetto è quasi immediato, con una durata d’azione relativamente breve, variabile tra 40 e 60 minuti. Questa rapidità di azione si accompagna a un insieme di effetti sia fisici che psichici.
Dal punto di vista fisico, si possono verificare vertigini, torpore degli arti inferiori, perdita di coordinazione, ipotermia, rigidità muscolare e in casi estremi, arresto respiratorio che può condurre a coma o morte. Gli effetti psichici includono euforia, distacco tra mente e corpo, difficoltà di coordinazione, distorsione delle immagini e, con dosaggi elevati, esperienze vicine alla morte (NDE). Questi effetti possono variare notevolmente in base a fattori come lo stato d’animo dell’individuo, l’ambiente e la qualità della sostanza assunta.
Nonostante non siano stati dimostrati danni cerebrali permanenti direttamente collegati all’uso di psichedelici, l’assunzione frequente di ketamina comporta rischi significativi, soprattutto per gli individui più giovani, in cui può interferire con il processo di maturazione psicologica. Questi rischi includono depressione, insonnia, psicosi e disturbi paranoici. Uno dei rischi più gravi è il cosiddetto “bad trip”, caratterizzato da intensi stati ansiosi e di angoscia, che possono evolvere in crisi di panico o psicosi.
L’uso della ketamina può comportare inoltre una varietà di effetti collaterali, tra cui si annoverano sintomi come acufeni, aumento della frequenza cardiaca, diminuzione delle capacità motorie e percettive, tremori, nausea, vomito, eccessiva sudorazione, nonché un calo nella memoria e nella concentrazione. Tuttavia, questi non sono gli unici effetti negativi: la ketamina può anche causare problemi a lungo termine.
Tra questi, spiccano l’instaurarsi di una forte tolleranza e una dipendenza psicologica marcata. L’uso costante e prolungato di ketamina può portare a condizioni più gravi come ansia, attacchi di panico, flashback, depressione e disturbi del sonno. Inoltre, si possono sviluppare sintomi psicotici come alterazioni percettive o deliri di persecuzione. Problemi fisici gravi, come cistiti, calcoli renali e potenziali danni alla memoria e alle capacità cognitive, sono stati associati all’uso prolungato di ketamina, sebbene vi sia un dibattito in corso sulla loro reversibilità.
La ketamina, nonostante il suo utilizzo in ambito veterinario e medico, presenta una serie di rischi e conseguenze potenzialmente gravi quando usata come sostanza psichedelica ed è fondamentale comprendere appieno questi rischi.