In un post su Instagram dell’8 gennaio il cantante canadese Justin Bieber ha rivelato il motivo per cui da tempo appare spossato e in pessima forma: ha contratto la malattia di Lyme, una malattia infettiva di origine batterica trasmessa dalle zecche. Qualche anno fa anche un’altra cantante, Avril Lavigne, aveva dichiarato di soffrire della stessa patologia, che nel suo caso l’ha costretta a letto per ben due anni.
Entriamo nei dettagli e scopriamo tutto quello che c’è da sapere su questa malattia rara.
La malattia di Lyme è oggi la patologia da zecche più diffusa in tutti gli Stati Uniti, ma è presente anche in Europa, in Russia, in Cina e in Giappone.
Il Gruppo Italiano di Studio sulla Malattia di Lyme stima che in Italia si verifichino ogni anno circa 500 nuove infezioni. Ma non la pensa così Nino Cartabellotta, presidente di GIMBE, una fondazione di diritto privata italiana che ha tra i suoi numerosi scopi “trasferire le migliori evidenze scientifiche alle decisioni professionali, manageriali e di politica sanitaria”.
[bquote by=” Nino Cartabellotta” other=” presidente della Fondazione GIMBE “] “L’incidenza della malattia di Lyme potrebbe essere ampiamente sottostimata, perché la maggior parte delle stime si basa sui casi confermati in laboratorio, senza considerare quelli diagnosticati clinicamente e quelli non diagnosticati.” [/bquote]
La malattia di Lyme è una malattia infettiva rara che prende il suo nome dalla cittadina omonima del Connecticut, dove nel 1975 si diffuse un’epidemia di questa patologia.
Il responsabile della malattia è la Borrelia burgdorferi, un batterio che si distingue per la sua caratteristica forma spiraliforme, ben visibile nell’immagine sottostante.
Il batterio viene trasmesso all’uomo tramite il morso di zecca, in particolar modo della cosiddetta zecca del cervo negli Stati Uniti (a sinistra in figura) e della zecca dei boschi in Europa (a destra in figura).
La malattia di Lyme si sviluppa in tre fasi successive: una fase precoce localizzata, una precoce disseminata e infine una tardiva.
Il primo sintomo evidente che si verifica nel 75% dei casi è costituito da una macchia rossastra di forma anulare, che si manifesta sulle cosce, nella zona dell’inguine o delle ascelle. Questo cosiddetto eritema migrante si sviluppa da 3 giorni fino a 3 mesi dopo il morso. Non dà prurito, dolore o sensazione di calore e, espandendosi gradualmente, può arrivare ad avere anche un diametro di 50 cm.
Durante la fase precoce disseminata, che inizia dopo qualche giorno o settimana dalla comparsa dell’eritema iniziale, il batterio inizia a diffondersi nell’organismo. I pazienti sviluppano malesseri intermittenti simili all’influenza: febbre, brividi, spossatezza, cefalea, mialgia, atralgia sono i sintomi più comuni di questa fase, che possono durare anche diverse settimane. In una minoranza di soggetti possono iniziare ad evidenziarsi anche alterazioni neurologiche, cardiache e articolari.
Dopo mesi o anni dal morso di zecca, i pazienti che non hanno ricevuto nessun tipo di trattamento possono sviluppare gravi problemi che affliggono l’apparato muscolo-scheletrico (come l’artrite, in particolare alle ginocchia), il sistema nervoso centrale e periferico (come meningite, encefalomielite, disturbi del sonno e disturbi comportamentali), la cute (lesioni cutanee, tumefazioni) e l’apparato cardiovascolare.
Con il fine di accrescere la consapevolezza di medici e pazienti sulla malattia di Lyme, la Fondazione GIMBE si è occupata della stesura di una sintesi in italiano delle linee guida del National Institute for Health and Care Excellence (NICE) del Regno Unito. All’interno di questa sintesi sono presenti raccomandazioni riguardanti la diagnosi e la terapia della patologia.
Nella fase iniziale della malattia la diagnosi è di tipo clinico, consiste cioè in un esame diretto del paziente da parte del medico, per accertare la presenza dell’eritema migrante e di altri sintomi della fase precoce. Nel caso in cui l’esame clinico non dia evidenza della malattia, vengono effettuati test di laboratorio sierologici per rilevare la presenza degli anticorpi contro il batterio responsabile della malattia. Viene effettuato prima il test ELISA, un test ad elevata sensibilità, e nel caso in cui questo dia esito positivo uno ad elevata specificità, il test immunoblot.
Il trattamento prevede la somministrazione di antibiotici in tutte le tre fasi, ma la terapia risulta nettamente più efficace se la malattia viene individuata tempestivamente e gli antibiotici vengono utilizzati sin dalla fase precoce. Nello stadio tardivo alcuni pazienti geneticamente predisposti, nonostante le cure, presentano forme di artriti persistenti, che non rispondono al trattamento.
Uno dei metodi più efficace per evitare il diffondersi della malattia di Lyme rimane senz’altro la prevenzione. Per impedire alle zecche di raggiungere la cute è necessario, durante le escursioni in boschi e aree verdi:
Se si individua sulla propria cute la presenza di una zecca è importante rimuoverla nel più breve tempo possibile. La trasmissione della malattia di Lyme si verifca infatti se la zecca rimane attaccata alla cute per più di 36 ore. La zecca non deve essere né tirata né schiacciata, deve essere rimossa con una pinzetta esercitando una leggera trazione sulla testa e la ferita deve poi essere pulita con alcol. In caso di incertezza sul da farsi rimane una buona prassi contattare il proprio medico.