Lapsus freudiano: che cos’è e quando accade
Spesso si sente parlare di “lapsus freudiano”, o più semplicemente di lapsus, quando, ad esempio, in una conversazione non riusciamo a dire la parola che vorremmo. Ciò accade come se avessimo un’improvvisa perdita di memoria. Infatti, la parola lapsus, proviene dal latino “labi” (il cui participio passato è, appunto, lapsus), che significa “scivolare”. “Ce l’ho sulla punta della lingua” è un’espressione italiana idiomatica che sovente sostituisce la parola latina.
Che cos’è un lapsus
Come anticipato, dunque, “lapsus” è un errore non intenzionale che viene compiuto quando a un movimento o azione mentale volontaria non corrisponde la rispettiva e normale concretizzazione motoria o mentale. Si ha, ad esempio, quando a un nome maschile attribuiamo un articolo femminile, o viceversa, “la gioco“. Oppure, ancora, può accadere che in una parola, si sbagli una lettera: “la melo“, anziché “la mela”. E’ questo il caso di un lapsus linguae.
Sono definiti lapsus anche i seguenti errori:
- di lettura: per esempio, leggere un termine diverso da quello che effettivamente è scritto;
- di scrittura (lapsus calami): scrivere, quindi, una parola diversa da quella che si ha intenzione di usare;
- di ascolto;
Tali errori possono anche essere attribuiti a una disattenzione momentanea, ma sono stati definiti, dalla psicanalisi, come contrasti interni dell’individuo fra il suo volere cosciente e le sue tendenze inconsce.
Caratteristiche del lapsus freudiano
Indipendentemente dal tipo di lapsus freudiano che un individuo può manifestare (che sia esso scritto, verbale, di memoria, ecc.), ciascuno di essi presenta le stesse caratteristiche. Infatti, un l. freudiano tende a palesarsi sempre improvvisamente e a comparire con frequenza casuale. Pertanto, i veri pensieri o le reali intenzioni dell’individuo presenti a livello inconscio tendono a palesarsi in maniera del tutto imprevedibile e, soprattutto, involontaria.
La scoperta dei meccanismi della mente che portano a un lapsus
Come anticipato, l’aggettivo “freudiano”, che accompagna la parola “lapsus”, già suggerisce chi fu a scoprire questi scivolamenti della mente. Il neurologo e psicanalista Sigmund Freud per primo scoprì e osservò il fenomeno. Lo descrisse per la prima volta nel suo saggio “Psicopatologia nella vita quotidiana” e lo definì: Fehlleistung o parapraxis, che significano, appunto, “atto mancato”. Sigmund Freud li imputava alla confessione involontaria di un conflitto interiore, di un pensiero tenuto nascosto a se stessi e rimosso in quanto sgradevole.
E’ normale avere un lapsus freudiano?
I lapsus freudiani non vengono generalmente considerati come un’anomalia psicologica, o come un’espressione di patologie psicologiche. Secondo l’analisi di Freud, però, sono comunque indice della presenza di un conflitto a livello inconscio. Nell’ambito della psicanalisi, questo conflitto interno all’individuo può essere alla base di diverse patologie di natura psichiatrica ma, allo stesso tempo, può essere presente anche in individui sani. Perciò, il conflitto interno fra inconscio e coscienza può manifestarsi in diverse forme. Queste ultime sconfinano da una situazione di normalità (individui sani) fino ad arrivare a forme che, invece, sono indice di disturbi psichiatrici veri e propri (prime fra tutti la nevrosi e l’isteria). Si può, dunque, facilmente concludere che la psicanalisi reputa il lapsus freudiano e i meccanismi alla sua base come aspetti comuni sia alla normalità che al quadro patologico.
Approfondimenti e correlazioni degli atti mancati
Negli anni, molti scienziati, psicologi, linguisti hano reso oggetto dei loro studi i lapsus. Un’ipotesi molto più semplice, che scavalca la spiegazione freudiana, legge gli strafalcioni della lingua parlata come errori attinenti alle strutture e all’uso del linguaggio. Un fenomeno meccanico che ogni tanto si inceppa,
data la difficoltà e la ricchezza del discorso. In particolare, una linguista americana, Victoria Fromkin (1923-2000), che ha raccolto migliaia di esempi pratici ha conferito ai lapsus verbali una più precisa suddivisione e spiegazione. Così facendo, la Dr Fromkin è riuscita a stabilire che i lapsus linguae seguono tutti, a grandi linee, le stesse regole.
Le categorie individuate dalla Fromkin
Le principali categorie individuate dalla ricercatrice sono:
- Scambio di parola: avviene quando si invertono due termini presenti nella stessa frase, per esempio “apri il latte e prendi il frigo”. In genere le parole derivano dalla stessa categoria sintattica (nomi propri con nomi propri, verbi con verbi, aggettivi con aggettivi) e vengono sostituite meccanicamente.
- Errori di anticipazione: concernono l’uso di un elemento della frase, prima della sua sistemazione nella giusta posizione: per esempio “al mare…mi piacerebbe andare al mare”.
- Errori di spostamento: si verificano quando nell’articolazione della frase un suo elemento, che può essere una parola, un verbo o altro, viene spostato da un punto all’altro della frase: “La Milo di Venere” al posto di “la Venere di Milo”.
- Sostituzione: si sviluppa ogni volta che un termine viene rimpiazzato da un altro, esterno alla frase ma della medesima categoria semantica. Per esempio, “piatto” al posto di “bicchiere” o “acqua” anziché “vino”. Questo genere di errore è indice del fatto che le varie componenti del linguaggio sono organizzate a livello mentale in sottocategorie di questo tipo.
- Errori di perseveranza: riguardano la riutilizzazione del medesimo elemento (a sproposito) dopo averlo sistemato al posto giusto all’interno della frase: il comunissimo errore “Romolo e Remolo”. Coinvolge una sillaba (lo), ripetuta senza motivo.
- Errori di amalgama, evidenziati dal fatto di unire due elementi per formarne un terzo, spesso inesistente. “Mi sentivo il pesso oppresso” , derivante dall’unione di petto e oppressione.
Ulteriori esempi di lapsus
I parapraxis, come li aveva battezzati Sigmund Freud, possono avere diverse forme. Possiamo elencare ulteriori esempi per comprendere a fondo che cos’è un lapsus e quanto appartenga alla nostra quotidianità. Un calassico fenomeno è quello in cui si chiama il partner con l’appellativo del proprio fratello o del proprio padre. Oppure, dovendo presentare qualcosa o qualcuno, utilizzare la frase “Ho l’onere di presentare” invece di “Ho l’onore di presentare”. La sostituzione del sostantivo “onore” con “onere” può essere interpretato come scarsa stima o considerazione del presentatore nei confronti dell’individuo o dell’oggetto in questione, secondo un’analisi freudiana.
Confondere gli aggettivi, utilizzandone uno che ha il signifato opposto di ciò che vorremmo esprimere: “piacevole” con “sgradevole” durante una conversazione o durante una lettura. Smarrire frequentemente lo stesso oggetto. Secondo Freud, ciò poteva indicare che l’oggetto smarrito di frequente potrebbe rievocare sensazioni spiacevoli o ricordare eventi o persone che, invece, si vorrebbero dimenticare o rimuovere.