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Le “ovoid cells” e la memoria: scoperto un neurone che si attiva quando vediamo qualcosa di nuovo

Illustrazione artistica dei ricordi di alcuni oggetti (Pexels FOTO) - www.biomedicalcue.it

Illustrazione artistica dei ricordi di alcuni oggetti (Pexels FOTO) - www.biomedicalcue.it

E’ stato scoperto un nuovo neurone che svolge un ruolo molto interessante, cioè riconoscere oggetti che abbiamo già visto.

Il nostro cervello è molto affascinante, ed abbiamo ancora tanto da scoprire, e alcune volte le scoperte possono essere eccezionali. Per esempio, in questo studio, i ricercatori hanno fatto una scoperta incredibile: un nuovo tipo di neurone, chiamato “ovoid cells” (letteralmente “cellule ovoidali”, ma lasciamo il termine in inglese).

Queste cellule non sono solo un dettaglio da laboratorio, ma giocano un ruolo fondamentale nella nostra capacità di riconoscere oggetti e formare ricordi a lungo termine. È come se avessimo un piccolo team di esperti nel nostro cervello, pronti a dirci se qualcosa è nuovo o familiare!

Ma non è tutto! Queste “ovoid cells” sono state trovate non solo nei topi, ma anche negli esseri umani e in altri mammiferi. Questo significa che la loro funzione potrebbe essere universale tra le specie, ereditata forse da un antenato comune.

E indovina un po’? Ci sono implicazioni anche dal punto dal punto di vista medico. La scoperta ha anche implicazioni importanti per il trattamento di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, l’epilessia e i disturbi dello spettro autistico.

Le “ovoid cells” e la memoria

Le “ovoid cells” sono un po’ come i guardiani della memoria nel nostro ippocampo, una regione del cervello cruciale per l’apprendimento e la memoria. Svolgono tantissime funzioni interessanti, per esempio si attivano ogni volta che incontriamo un oggetto nuovo, ma la loro attività diminuisce quando l’oggetto diventa familiare. È come se dicessero: “Ehi, questo lo conosco già!”

Nei topi, invece, la situazione è leggermente differente. Il ricordo di un singolo oggetto può durare mesi. Non male per dei piccoli roditori, vero? I ricercatori hanno persino modificato geneticamente queste cellule per farle brillare quando sono attive. Usando un microscopio a singolo fotone, hanno potuto osservare come si accendono alla vista di un oggetto nuovo e smettono di reagire quando l’oggetto viene riconosciuto. Questo ha confermato il loro ruolo nella memoria di riconoscimento.

Illustrazione di una donna che riconosce un oggetto già visto (Pexels FOTO) - www.biomedicalcue.it
Illustrazione di una donna che riconosce un oggetto già visto (Pexels FOTO) – www.biomedicalcue.it

Implicazioni dal punto di vista medico

Ora, parliamo delle implicazioni di questa scoperta. Per chi soffre di Alzheimer, la perdita della memoria di riconoscimento è un sintomo chiave. Se le “ovoid cells” diventano troppo deboli o inattive, si perde la capacità di riconoscere oggetti e volti. Ma ecco la buona notizia: stimolare o ripristinare la funzione di queste cellule potrebbe aiutare a preservare la memoria! E non finisce qui! Nelle persone con epilessia, le “ovoid cells” risultano iper-eccitabili e potrebbero contribuire a scatenare le crisi. Nuovi trattamenti potrebbero mirare a regolare la loro attività, riducendo così gli attacchi.

Questa scoperta ha anche un impatto significativo sulla ricerca neuroscientifica. Fino ad ora, si pensava che l’ippocampo contenesse un solo tipo di neurone per il controllo della memoria. Ma ora sappiamo che ci sono altri neuroni specializzati, aprendo nuove possibilità per comprendere l’apprendimento, la memoria e le funzioni cognitive. In sintesi, la scoperta delle “ovoid cells” non solo trasforma la nostra comprensione della memoria, ma potrebbe anche rivoluzionare il trattamento delle malattie neurodegenerative e neurologiche. E chissà, potrebbe indicare l’esistenza di altri neuroni non ancora scoperti, con ruoli specifici nella memoria e nel pensiero.