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Lesioni della cuffia dei rotatori: un palloncino toglie il dolore e allontana la protesi

Chi ha avuto dolore alla spalla sa bene di quale problema stiamo parlando. Si tratta di una tra le articolazioni più complesse del corpo umano e la cuffia dei rotatori ne fa parte. Le lesioni della cuffia dei rotatori sono tra le patologie più comuni, prima ancora delle limitazioni nel movimento conseguenti alle patologie associate. Si tratta di una struttura costituita da quattro tendini di altrettanti muscoli con origine nella scapola ed inserzione sulla testa dell’omero. I tendini in questione sono il sottoscapolare, che si trova anteriormente, il sovraspinato superiormente e, nella parte posteriore, sottospinato e piccolo rotondo. Essi hanno il compito di mantenere la testa dell’omero centrata in posizione e permettere i movimenti corretti.

Le rotture della cuffia dei rotatori: diffusione, diagnosi e terapia

Quando parliamo di lesioni di cuffia, intendiamo rotture o lacerazioni di uno (o più di uno) di questi tendini. Le patologie a carico di queste strutture, sono molto diffuse. Secondo i dati della SICSEG (Società Italiana di Chirurgia di Spalla E Gomito) si stima che circa il 5% della popolazione generale sia colpita da questi problemi, con picchi del 20% per alcune categorie lavorative. La situazione peggiora con l’avanzare dell’età e supera il 50% per gli anziani oltre gli 80 anni. Non solo, vanno anche considerati fattori di rischio tutte le attività sportive che possono causare una lesione traumatica, come il rugby, il calcio o gli sci.

La maggior parte delle lesioni, con conseguenze dolorose e funzionali, sono a carico del sovraspinato che scorre tra la testa dell’omero e l’acromion (una struttura ossea della scapola). Al di là delle lacerazioni traumatiche, spesso il problema deriva dall’usura del tendine. Usura dovuta all’età, ma anche all’attività svolta. Molti lavori, che richiedono di stare a lungo con le braccia alzate, sono tra i più gravosi per la cuffia.

Credits: Phoenix spine and joint

La diagnosi avviene durante una visita ortopedica in cui il medico chiede al paziente di svolgere determinati movimenti. Ognuno di questi test ha lo scopo di valutare un singolo tendine. Limitazioni nei movimenti e riduzione della forza impressa sono indizi di un problema alla cuffia. In seguito alla diagnosi, generalmente seguono esami strumentali come ecografia e risonanza magnetica, atti a “vedere” di quale tipo di lesione si tratti.

Le lesioni a tutto spessore, con accentuata retrazione dei tendini, sono quelle maggiormente invalidanti. In questi casi, la soluzione per il recupero funzionale e l’eliminazione del dolore è la chirurgia. L’intervento avviene nella stragrande maggioranza dei casi per via artroscopica. Vengono effettuate tre piccole incisioni di 0,5 – 1 cm e si esegue una vera e propria cucitura dei tendini lesionati sotto la guida di una telecamera.

E se non è possibile riparare la lesione?

In alcuni casi, tuttavia, non è possibile ricorrere alla chirurgia. Esempi di questo tipo sono quando i tendini sono troppo lacerati o degenerati, oppure quando le lesioni lasciano molti dubbi sulla tenuta dell’eventuale riparazione. Fino a poco tempo fa, per questi pazienti si utilizzava un approccio farmacologico, che aiutava a combattere il dolore ma non migliorava le funzionalità della cuffia. Successivamente, si è passati ad effettuare interventi particolarmente invasivi come le trasposizioni tendineo-muscolari o la cosiddetta protesi inversa. Tuttavia, in questi casi c’è il rischio di andare a modificare permenentemente la struttura della spalla.

Un nuovo dispositivo israeliano permette un interevento meno invasivo con risultati sul dolore e sulla funzionalità particolarmente favorevoli. Si tratta di un cuscinetto, detto più comunemente palloncino o balloon, che viene inserito per via artroscopica, tra omero e acromion, sopra il sovraspinato lesionato. Dopo il posizionamento, il dispositivo viene riempito di soluzione fisiologica e lasciato in sede.

Questo dispositivo ha due principali funzioni:

  • Fare da lubrificante per il movimento della testa dell’omero sotto l’acromion;
  • Ripristinare lo spazio tra queste due ossa e l’equilibrio dell’articolazione.

Studi clinici pubblicati in questi anni hanno mostrato un miglioramento dei parametri sia relativi al dolore sia al recupero funzionale. In particolare, l’85-90 % dei pazienti ha un’ottima funzionalità della cuffia dei rotatori anche dopo 5 anni dall’impianto. Il ripristino delle funzionalità è fondamentale per garantire il conseguente recupero nella forza esercitata dal braccio. Da qualche anno il palloncino viene utilizzato, in casi selezionati, anche come copertura della riparazione della cuffia per garantirle una maggiore protezione.

Credits: Savarese, E., & Romeo, R. (2012). New solution for massive, irreparable rotator cuff tears: the subacromial “biodegradable spacer”. Arthroscopy techniques, 1(1), e69-e74.

Esistono delle controindicazioni?

Questo nuova tecnologia è sicura nella maggioranza dei casi, ma, come ogni dispositivo, può avere delle controindicazioni. Il palloncino è composto da un polimero biodegradabile (polilattide-co-epsilon-coprolattone), lo stesso utilizzato per molti fili di sutura riassorbibili, che resta in sede per 6-12 mesi prima di essere completamente riassorbito dal corpo. Di conseguenza, le allergie che possono essere causate dal materiale sono rarissime. In alcuni casi è possibile che si generi un’infezione attiva nell’articolazione o, nei casi più gravi, uno stato di necrosi tissutale.

A cura di Claudio Galbiati.

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