Primo Piano

L’eterocefalo glabro, il roditore che sfida l’invecchiamento: cambierà il futuro della fertilità umana

Questo particolare roditore potrebbe diventare un ottimo alleato contro l’infertilità, questo perché sembra non “invecchiare”.

Hai mai sentito parlare dell’eterocefalo glabro? Potrebbe sembrare un personaggio di un cartone animato, ma in realtà è un roditore dall’aspetto bizzarro che sta affascinando gli scienziati. Questo piccolo animale dalla pelle rugosa non solo vive a lungo, ma ha anche delle caratteristiche uniche che potrebbero insegnarci molto, soprattutto sulla fertilità.

La maggior parte delle femmine dei mammiferi, compreso l’essere umano, vede diminuire progressivamente il numero e la qualità dei propri ovuli con l’avanzare dell’età. Ma non è così per l’eterocefalo glabro, che rimane fertile per tutta la vita. Questo sorprendente aspetto ha portato i ricercatori a chiedersi: c’è qualcosa che possiamo imparare da questo roditore per aiutare le donne a mantenere la fertilità più a lungo?

Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications, le femmine di eterocefalo glabro non si limitano a conservare i loro ovuli: ne producono di nuovi anche dopo la nascita. Questo è un fenomeno rarissimo tra i mammiferi e rappresenta una possibilità di studio incredibile.

Ma non è solo la loro fertilità a renderli speciali. Questi roditori vivono in colonie, sopravvivono in ambienti con pochissimo ossigeno e sembrano immuni al cancro. Insomma, sono un vero e proprio laboratorio vivente per la ricerca scientifica.

Il segreto della fertilità

Immagina un animale che, al contrario di noi umani, possa continuare a produrre ovuli per tutta la vita. È proprio ciò che succede con l’eterocefalo glabro. I ricercatori, guidati da Miguel Brieño-Enríquez, hanno scoperto che le femmine di questa specie non solo mantengono una riserva di ovuli eccezionalmente ricca, ma che questi continuano a rigenerarsi anche in età avanzata. Per capire come sia possibile, gli scienziati hanno analizzato le ovaie di sei femmine della colonia di ricerca dell’Università di Pittsburgh, confrontandole con quelle dei topi da laboratorio. Hanno usato tecniche avanzate, come la colorazione e l’immunofluorescenza, per osservare le cellule germinali che si trasformano in ovuli maturi.

E la scoperta è stata sorprendente: già a pochi giorni di vita, gli eterocefali glabri avevano una quantità di ovuli enormemente superiore rispetto ai topi. Ma c’è di più. Gli scienziati hanno notato che le loro ovaie continuavano a produrre nuove cellule germinali anche in età avanzata, suggerendo che il processo non si ferma mai. Questo è un punto chiave nello studio della fertilità umana, perché potrebbe portare allo sviluppo di farmaci o trattamenti per proteggere gli ovuli delle donne dall’invecchiamento.

Un eterocefalo mentre si nutre (Wikipedia Ltshears – Trisha M Shears FOTO) – www.biomedicalcue.it

Un aiuto per l’uomo

L’eterocefalo glabro vive in colonie strutturate in modo simile a quelle delle api: c’è una regina dominante che è l’unica a riprodursi, mentre le altre femmine rimangono in uno stato di quiescenza riproduttiva. Quando la regina muore, le altre combattono per il suo posto, e la vincitrice attiva il proprio sistema riproduttivo, iniziando a generare ovuli. Questa peculiarità ha spinto i ricercatori a creare artificialmente delle “regine”, rimuovendo alcune femmine dalla colonia.

Hanno scoperto che queste femmine avevano già cellule germinali pronte a trasformarsi in ovuli, che si attivavano solo una volta raggiunto lo status di regina. Questo suggerisce che gli ovuli possono rimanere in uno stato di quiescenza per anni, pronti a essere utilizzati quando necessario. Questi studi potrebbero aprire nuove strade per la medicina riproduttiva umana. Capire come gli eterocefali glabri riescano a mantenere la qualità e la quantità dei loro ovuli potrebbe portare a terapie innovative per prevenire l’infertilità legata all’età. Tuttavia, come sottolinea Miguel Brieño-Enríquez, non dobbiamo aspettarci una “pillola magica” nel breve termine. La ricerca è complessa e richiede tempo.

Published by
Mattia Paparo