Maculopatia: anticorpi monoclonali a “doppio bersaglio” e ricaricabili
Oltre 1 milione di italiani sono affetti da maculopatia che è la causa principale di perdita della vista negli ultrassesantenni. A causa dell’invecchiamento della popolazione mondiale, la malattia si diffonderà sempre più e colpirà un numero elevato di anziani.
Si stanno studiando strategie innovative nella terapia della maculopatia ed saranno disponibili nuovi farmaci entro il 2023 per migliorare la qualità di vita dei pazienti. Si tratta del primo e unico farmaco bispecifico iniettabile nell’occhio approvato dal FDA (“Food and Drug Administration” statunitense). Ecco di che si tratta.
Maculopatia: definizione e sintomatologia
La maculopatia racchiude tutte le malattie che colpiscono l’area centrale della retina, chiamata macula. La macula è una parte dell’occhio che si trova al centro della retina e consente una visione centrale nitida e dettagliata per leggere, guidare, riconoscere il volto delle persone. Al centro della macula c’è una depressione retinica, detta fovea, in cui sono presenti i fotorecettori che sono responsabili della percezione dei colori.
In presenza di degenerazioni maculari, i sintomi iniziali più frequenti sono la visione diventa distorta e sfocata in situazioni di scarsa illuminazione, e una percezione sbiadita dei colori. I pazienti affetti da maculopatia hanno difficoltà nello svolgere attività quotidiane anche semplici, come leggere o scrivere, e ciò porta ad un peggioramento della qualità della vita. Nei casi più gravi possono presentarsi delle aree di non visione che sono chiamati in termini tecnici scotomi.+
Maculopatia: diagnosi precoce e prevenzione
La diagnosi precoce può fare la differenza nella decisione terapeutica e nel preservare una buona capacità visiva. Attraverso esami specifici, l’oculista può verificare lo stato di salute della retina e della macula e diagnosticare preococemente la malattia.
Uno degli esami diagnostici per valutare la maculopatia è l’esame del fondo dell’occhio con oftalmoscopio e lenti speciali; in più i pazienti si sottopongono ad un test sulla visione dei colori e il test del Reticolo di Amsler che evidenzia distorsioni o zone cieche centrali. Inoltre, per definire con maggior precisione l’entità della lesione e scegliere la terapia più opportuna, gli altri esami strumentali sono l’OCT, l’angio-OCT, la fluorangiografia e l’angiografia al verde di indocianina.
Per prevenire l’insorgenza della maculopatia, è seguire uno stile di vita sano, partendo da una dieta equilibrata e limitando fumo e alcol. Inoltre, è importante l’utilizzo degli occhiali da sole per difendersi dai raggi ultravioletti e dai 40 anni in poi è consigliato monitorare periodicamente pressione, glicemia e colesterolemia. Molti oculisti consigliano l’assunzione di vitamine (in particolare A, E, C) e minerali che aiuta nel prevenire la malattia nell’occhio sano, qualora la maculopatia si sia presentata in un occhio solo.
Degenerazioni della macula dovute all’età
La maculopatia si suddivide in maculopatia ereditaria e acquisita. Tra le forme di maculopatia acquisite più comuni ci sono le degenerazioni maculari legate all’età (AMD) e la maculopatia miopica.
L’AMD è la principale causa di cecità nel mondo occidentale e si presenta solitamente dopo i 55 anni. Può manifestarsi in due forme diverse, quella atrofica e quella essudativa:
- maculopatia atrofica o secca colpisce quasi sempre entrambi gli occhi ed è caratterizzata da una evoluzione lenta e meno aggressiva della forma umida. Solo nel 10 -15 % dei casi la forma atrofica può evolvere nella forma più grave (essudativa);
- maculopatia essudativa o umida è più aggressiva ma anche meno comune. Si manifesta con la presenza di nuovi vasi sanguigni retinici nella sede maculare che creano cicatrici sottoretiniche. Tale forma può essere trattata con iniezioni intravitreali di farmaci anti-VEGF che bloccano la crescita dei nuovi vasi e inducono il riassorbimento dell’essudazione retinica.
Anche la miopia elevata favorisce spesso l’insorgenza di una particolare forma degenerativa che coinvolge il polo posteriore (maculopatia miopica). Nei casi più gravi, la maculopatia miopica porta alla neovascolarizzazione sottoretinica, che causa un improvviso calo del visus nel paziente.
Circa 21 milioni di persone nel mondo sono colpite da edema maculare diabetico (DME) che è una conseguenza del diabete. Il DME insorge quando vasi sanguigni danneggiati riversano liquidi nella macula causandone il rigonfiamento. Si prevede che il numero di persone affette da edema maculare diabetico crescerà con l’aumento della prevalenza del diabete.
Faricimab: il primo anticorpo a doppio bersaglio
La terapia della forma umida si basa su farmaci anti-VEGF somministrati attraverso iniezioni intravitreali somministrate in maniera continuativa nei pazienti. I farmaci anti-VEGF agiscono contro il fattore di crescita che facilita la proliferazione dei vasi nella regione maculare. I pazienti affetti da maculopatia devono sottoporsi ogni 1-2 mese all’iniezione e spesso non tutti sono costanti nel trattamento.
Le nuove terapie, oltre ad essere più efficaci, sono di lunga durata di azione consentendo di allungare gli intervalli di trattamento. Tra le nuove terapie è disponibile da pochi mesi l’anticorpo monoclonale faricimab, che sarà a breve rimborsabile dal Servizio Sanitario Nazionale. Faricimab è il primo anticorpo bispecifico, cioè a “doppio bersaglio” perché colpisce ed inibisce due vie metaboliche. Infatti agisce come anti-VEGF neutralizzando il fattore di crescita endoteliale vascolare A (VEGF-A) e colpisce anche un secondo bersaglio cioè l’angiopoietina 2 (Ang-2). Ang-2 e VEGF-A causano lo sviluppo di vasi sanguigni permeabili e aumentano l’infiammazione della zona vascolare, causando la perdita della vista.
Secondo studi pubblicati su The Lancet, nel 60% dei pazienti faricimab può essere somministrato ogni 4 mesi, anzichè 2 mesi come nel trattamento convenzionale.
Il trattamento con i sistemi di rilascio impiantabili
Nel trattamento contro la maculopatia umida e l’edema maculare diabetico, è arrivato anche in Italia un anticorpo monoclonale anti VEGF, chiamato Ranibizumab. Il farmaco viene inserito in un piccolo serbatoio ricaricabile impiantato chirurgicamente nella parete dell’occhio. Il sistema impiantabile eroga quotidianamente piccole quantità di farmaco.
Questa strategia terapeutica è altamente innovativa perchè consiste nell’impiantare chirurgicamente nell’occhio piccoli serbatoi contenente il farmaco che sarà rilasciato gradualmente. Questo è un approccio vantaggioso perchè prevede il riempimento dei serbatoi con farmaco ogni 6 mesi e di ridurre il numero di iniezioni necessarie durante l’anno. Inoltre garantisce la stessa efficacia terapeutica del trattamento mensile intravitreale del farmaco.
I nuovi trattamenti aggiungono quindi un vantaggio importante, ovvero l’estensione dell’intervallo tra le somministrazioni e quindi la riduzione del numero delle iniezioni. Questo aiuterebbe il Sistema Nazionale Sanitario nella gestione della malattia.