Covid-19

Mascherine biodegradabili. Stop all’inquinamento da Covid

Le mascherine sono ormai le nostre migliori amiche da diversi mesi, da quando l’emergenza coronavirus ha stravolto le nostre vite. Però, questo dispositivo sta invadendo coste, mari, strade, parchi… Le mascherine, infatti, essendo usa e getta, inevitabilmente hanno vita breve, molto più breve della durata del loro smaltimento e, troppo spesso, vengono gettate a terra, ignorando l’impatto ambientale che hanno. Ad ogni modo, diverse aziende, si sono adoperate per produrre mascherine biodegradabili.

Un po’ di tempo fa, abbiamo già parlato dell’impatto ambientale delle mascherine, ma è opportuno fare il punto della situazione attuale. Già a maggio Opération Mer Propre (OMP), una ONG francese, aveva lanciato l’allarme su questo nuovo pericolo per gli ecosistemi marini, dopo aver scoperto molti guanti in lattice e mascherine usa e getta nei fondali del Mar Mediterraneo. Opération Mer Propre aveva dichiarato che, se anche solo l’1% delle mascherine non si smaltisse correttamente, ne avremmo 10 milioni disperse nell’ambiente al mese. Joffrey Peltier di OMP avverte: “Sarà l’inquinamento del futuro se non viene fatto nulla”, Laurent Lombard, della stessa ONG, aggiunge, poi “presto correremo il rischio di trovare più maschere che meduse nel Mediterraneo“.

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Ad oggi è difficile dire quante siano le mascherine abbandonate nell’ambiente e soprattutto nei mari, ma ricordiamo che ogni anno sono 8 milioni le tonnellate di plastica che finiscono nelle nostre acque e, inoltre si prevede che butteremo 300 mila tonnellate in più di rifiuti a fine anno, a causa di guanti e mascherine, in quanto, solo in Italia, il fabbisogno giornaliero dei primi è di 80 milioni di pezzi, delle seconde 37.5 milioni.

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Mascherine biodegradabili

Come anticipato, dunque, sono diverse le aziende che hanno cercato un’alternativa ai dispositivi in poliestere e polipropilene (materiali altamente inquinanti), proponendo mascherine biodegradabili. Inoltre, alcuni di questi nuovi dispositivi sono già in commercio. Le soluzioni proposte al classico materiale TNT sono molteplici:

  • Mascherine in carta: quattro strati di carta a secco e nelle specifiche della mascherina vi è la dicitura: “alta efficienza di filtrazione”, inoltre “non crea l’effetto apnea che altre mascherine possono causare. Questa mascherina è in grado di filtrare polveri, fumo e aerosol che possono danneggiare la salute”;
  • MASKEEN: doppio strato di tessuto in cotone con trattamento idrorepellente, elastico 50% gomma naturale e 50% cotone. Maskeen presenta, inoltre, filo in cotone, carta per istruzioni FSC (certificazione internazionale specifica per il settore forestale e i prodotti – legnosi e non legnosi – derivati dalle foreste), stampa con inchiostro sublimatico privo di sostanze nocive e tossiche certificato Oeko-tex ed EcoPassporte sanificate con prodotto green, ecologico, biocompatibile e totalmente riciclabile e quindi ad impatto ecologico nullo;
  • D3CO (di una piccola azienda brianzola): 100% cotone naturale, con filtro in cotone pressato. Mascherina approvata dal Politecnico di Milano;
  • AirX: realizzate con chicchi di caffè vietnamita, il primo strato della mascherina è composto da un filato di caffè e il secondo presenta un filtro biodegradabile creato usando caffè e la nanotecnologia d’argento. Ha ottenuto la certificazione AATCC 100 da un’industria tessile per la prestazione antimicrobica degli Stati Uniti. Anche la mascherina AirX è lavabile, il filtro interno biodegradabile, invece, può essere sostituito mensilmente;
  • Mascherina realizzata con biopolimeri in glutine di frumento: realizzata dalle industrie di cereali, in quanto questo materiale può essere elettrofilato in membrane di nanofibre e poi riscaldato a 700°C per formare una rete di strutture che funge da filtro e da rinforzo per la mascherina biodegradabile.

E non finisce qui. Il Politecnico di Losanna in collaborazione con il Centro svizzero di ricerca sui materiali ha dato vita a una startup, Hmcare, con la quale ha creato un nuovo materiale che contiene il 99% di derivati da biomassa per dare vita ad una mascherina biodegradabile e trasparente. Quest’ultimo tipo di mascherina biodegradabile, però, a differenza delle precedenti, sarà in commercio solo nel 2021.

AirX, mascherina biodegradabile prodotta con caffè. Credits: agrodolce.it

E la confezione delle mascherine?

Naturalmente, se le mascherine saranno biodegradabili, l’involucro che la contiene non può essere da meno! E i produttori hanno pensato anche a questo. Per ciò che concerne la mascherina di carta, sono state scelte confezioni in bioplastica PLA biodegradabile e compostabile, per le quali il corretto smaltimento è nell’umido, insieme ai rifiuti organici dei pasti, generando quindi un minore impatto ambientale rispetto all’involucro tradizionale. Invece, la mascherina può essere buttata nella raccolta differenziata della carta. Alcune, come la MASKEEN e la AirX, sono riutilizzabili e possono essere lavate, la prima fino a 10 volte, per la seconda non è specificato. La decomposizione delle mascherine biodegradabili, generalmente, avviene nell’arco di qualche settimana, per questo motivo è importante non gettarle a terra, ma utilizzaregli appositi contenitori della raccolta differenziata.

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Perché è importante utilizzare le mascherine

Ricordiamo che è necessario seguire alcune semplici regole, affinché si rallenti la pandemia da coronavirus. Tra queste regole, prime tra tutte vi è l’utilizzo di dispositivi protettivi personali, cioè la mascherina, la quale impedisce a saliva, liquidi e i corpuscoli contenuti nelle fosse nasali o nella cavità orale e goccioline di muco di spargersi nell’aria, in tal modo, se siamo vicini ad una persona e siamo affetti da coronavirus e magari siamo anche asintomatici, evitiamo il contagio. Ricordate la distanza che può essere percorsa da uno starnuto? Non a caso, il distanziamento sociale è un’altra regola fondamentale e si rende fortemente funzionale per evitare di contagiare o essere contagiati, specialmente se abbinato al corretto uso delle mascherine (biodegradabili o no). Non dimentichiamo, poi, la detersione frequente delle mani. Infatti, le mani, sono veicoli non indifferenti per il virus, se consideriamo che tocchiamo qualunque cosa, si potrebbe avere anche un contagio indiretto da superfici, sebbene sia abbastanza raro. Comunque è bene evitare di portarle alla bocca, o agli occhi, in ogni caso.

Published by
Antonella Barone