Una nuova mascherina che cambia colore quando non funziona bene
Nel giro di due anni siamo diventati degli esperti di mascherine, dispositivi medici che fino a prima pensavamo servissero solo in sala operatoria. Con la pandemia di COVID-19, però, abbiamo capito la loro importanza nel limitare la diffusione del virus. Vi abbiamo già parlato delle varie tipologie e di come queste differiscono per la loro capacità filtrante. Ma una nuova invenzione tutta italiana potrebbe rivoluzionare questo settore: si tratta di una mascherina in grado di cambiare colore quando non funziona bene.
La mascherina italiana che cambia colore quando non filtra
Il suo inventore si chiama Viorel Ionut Bohotici, ha 19 anni ed è di Camerata Picena. L’idea nasce dalla lettura di un sondaggio online: il 72% delle persone utilizza le mascherine troppo a lungo, al punto che queste diventano inefficaci. Le indicazioni generali parlano infatti di 6/8 ore per le chirurgiche e le Ffp2, ma oltre a questo è consigliato sostituirle anche se perdono integrità, quando diventano umide o se si ha il sospetto che siano state contaminate. Non abbiamo modo di verificare da quanto una mascherina sia usata, possiamo solo fare affidamento sul senso di responsabilità di ciascuno. Ma questo potrebbe cambiare grazie all’idea di Viorel.
Non sono noti i dettagli tecnici sullo sviluppo del dispositivo, che è già stato descritto in un brevetto di 90 pagine. Quello che si sa è che la funzionalità si basa su un microchip che deve essere posizionato intorno alla mascherina e che sarebbe in grado di farne cambiare il colore in arancione grazie alla presenza di alcuni enzimi che attivano una reazione chimica. In pratica si parla di un indicatore temporale, quindi, in grado di segnalare quando il prodotto deve essere sostituito in seguito al suo utilizzo o per la scadenza dello stesso.
Secondo delle previsioni degli ingegneri gestionali del SitPolito il dispositivo dovrebbe costare un centesimo per mascherina, spesa davvero minima considerando l’impatto che questa avrebbe nel limitare la diffusione del virus.
La mascherina giapponese che rileva il COVID
Un altro dispositivo simile è stato ideato da Yasuhiro Tsukamoto nella Kyoto Prefectural University. Questa mascherina giapponese, a differenza di quella italiana, si illumina quando rileva il COVID sulla sua superficie. Questo è possibile grazie alla presenza di un filtro con anticorpi prodotti dalle ostriche, utili per rilevare la presenza del virus. Il filtro deve essere estratto e trattato con uno spray con altri anticorpi fluorescenti, in grado di reagire quando irradiati dalla luce UV e di illuminarsi quando il virus è presente. Tsukamoto ha avuto modo di testare la funzionalità della sua invenzione in prima persona, in quanto poco dopo aver sviluppato il progetto ha contratto il virus: le sue mascherine, quando esposte alla luce UV, hanno continuato a illuminarsi fino a quando non è guarito dal virus.
Il gruppo giapponese è al lavoro per espandere i test su altri 150 partecipanti e spera di poter rendere presto disponibile questo nuovo dispositivo.
Quando sarà disponibile la nuova mascherina?
Ma torniamo al nostro giovane italiano, il cui dispositivo, a differenza di quello giapponese, non ha bisogno di particolari condizioni per il suo “funzionamento”. La mascherina di Bohotici verrà presentata all’Expo di Dubai il 18 febbraio 2022. Il giovane è al lavoro per cercare di avviare una start up e sta cercando degli eventuali investitori. Sui social ha affermato che il suo progetto ha riscosso molto interesse, il che ci fa ben sperare per una rapida attivazione della produzione. Questo sistema, oltre che per le mascherine, potrebbe essere impiegato anche in altri settori, primo su tutti in quello alimentare. Esso potrebbe infatti indicare le condizioni di conservazione degli alimenti, rendendo immediatamente visibile, ad esempio, la loro scadenza. Non ci resta quindi che attendere e augurarci che il dispositivo sia reso disponibile per la vendita. Questa novità, ovviamente insieme al vaccino, potrebbe limitare notevolmente la diffusione del virus.