Maternità surrogata: cos’è, come funziona in Italia
Negli ultimi anni si parla sempre di più di maternità surrogata, per tale motivo, visti gli ultimi sviluppi in Italia in tal senso, è necessario comprendere di cosa si tratta e se può essere praticata in Italia.
Cosa vuol dire maternità surrogata?
Una coppia, etero oppure omosessuale, che decide di intraprendere un percorso di maternità surrogata vuol dire che stipula un contatto con la madre surrogata, cioè colei la quale presterà il suo corpo per portare avanti la gravidanza.
La maternità surrogata può essere di due tipi:
- Maternità surrogata gestionale, ciò si verifica quando un embrione è trasferito nell’utero della madre surrogata, composto dall’ovulo e lo sperma dei genitori richiedenti. Il nascituro non sarà il figlio biologico della madre surrogata.
- Maternità surrogata tradizionale, in questo caso l’ovulo è della madre surrogata e lo sperma del padre richiedente, ciò si ottiene o tramite l’inseminazione artificiale o l’inseminazione in vitro. Il bambino sarà biologicamente della madre surrogata.
Che cosa vuol dire madre surrogata?
Essere madre surrogata significa rinunciare a qualsiasi diritto sul bambino al momento della nascita, infatti è immediatamente affidato ad i genitori richiedenti. Inoltre la madre surrogata può compiere tale percorso di gestazione a titolo gratuito venendo solo rimborsata del costo delle spese mediche sostenute ed in questo caso si parla di maternità surrogata altruistica, se invece lo fa sotto compenso si ha una maternità surrogata commerciale.
Non i tutti i paesi è permessa tale pratica dal punto di vista legale, lì dove è consentito sono: alcune aree degli Stati Uniti, in Grecia, in Albania, nei Paesi Bassi, nel Portogallo, nel Regno Unito, in Ucraina, in Russia e in Georgia. Qui, dove la madre surrogata decide di stipulare un contratto di maternità surrogata commerciale guadagna dai $ 49,000 ai $ 60,000.
Come diventare madre surrogata in Italia?
In Italia la maternità surrogata è una pratica medica vietata, la legge n.40/2004 all’art. 12 comma 6 del capo V asserisce:
“Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro”
Nel 2015, tramite la sentenza del caso Paradiso e Campanelli, in Italia si è dichiarato che chiunque esegui la pratica della maternità surrogata nei paesi consentiti, una volta tornati in Italia, si possono dichiarare padre o madre del nascituro, cosi anche come le pratiche per preparare al processo di utero in affitto non sono vietate dalla legge, come prendere contatti o informazioni circa la modalità della gravidanza surrogata.
Ma una nuova stretta arriva nell’ultimo periodo con la premier Giorgia Meloni che vorrebbe rendere la maternità surrogata “reato universale”, anche se praticata nei paesi dove consentito. La proposta di Varchi, riprendendo un testo della scorsa legislatura di Giorgia Meloni, è di punire un cittadino italiano che mette in pratica fuori dell’Italia la maternità surrogata con carcere da tre mesi a due anni, ed una multa da 600mila fino a un milione di euro.
Ciò nasce dalla volontà di mettere in chiaro ciò che non è specificato nella legge n.40 del 2004, dove non vi erano distinzioni tra gravidanza solidale o commerciale, come infatti Fratelli d’Italia dichiara:
La legge n. 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita, scritta in un tempo in cui non esisteva ancora il turismo procreativo, ha lasciato un vuoto normativo, nulla prevedendo in ordine alla liceità o no della surrogazione di utero, e più in generale di maternità, attuata all’estero da cittadini italiani. Tuttavia, il codice penale, all’articolo 7, stabilisce espressamente la punibilità per taluni reati anche se commessi all’estero, prevedendo una riserva di legge in materia.
Volendo perciò modificare la legge n.40 introducendo la punibilità del reato anche se commesso in un Paese straniero.