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Il microbiota: cos’è e qual è la sua funzione

Il corpo umano è colonizzato da un numero enorme di microrganismi, chiamati collettivamente microbiota. Nel microbiota sono presenti tutti quei microrganismi che popolano la pelle, la cavità orale, l’intestino, il tratto respiratorio e uro-genitale. I microrganismi che compongono il microbiota normalmente vivono pacificamente e in equilibrio nel nostro organismo. Ma cos’è il microbiota e che funzione ha?

In condizioni normali si parla di eubiosi, una situazione di simbiosi che non reca alcun danneggiamento all’uomo. La popolazione microbica sana è fondamentale per la nostra salute e tiene sotto controllo la proliferazione di quegli organismi patogeni. Un’alterazione di questo equilibrio, definita disbiosi, è dettata da alcune specie di microrganismi che proliferano più del solito. Ciò comporta l’insorgenza di forme patologiche, in cui si assiste alla totale perdita di questo equilibrio.

Come nasce il microbiota e da cosa è influenzato

microbiota cos'è

Durante il periodo di gestazione, il microbiota comincia a svilupparsi fino a maturare intorno ai tre anni di vita. Il microbiota vaginale della madre alla nascita, la dieta e l’ambiente sono alcuni dei fattori che influenzeranno la maturazione del microbiota, la cui composizione sarà peculiare per ogni individuo. Anche l’assunzione del latte materno e di eventuali antibiotici può interferire con la sua composizione.

Cos’è il microbiota: alterazioni del microbiota e condizioni patologiche

Prima si pensava che la patologia disbiotica riguardasse solo il distretto intestinale. In realtà, il microbiota intestinale svolge un ruolo significativo sia nella salute che nella malattia dell’ospite. Le alterazioni nella composizione del microbiota sono state strettamente collegate ai disturbi neuropsichiatrici, tra cui il disturbo dello spettro autistico (ASD), lo stress, l’ansia e il disturbo depressivo maggiore.

Esistono degli studi scientifici che addebitano l’insorgenza di alcune patologie (ancora abbastanza misteriose sotto certi aspetti) come il morbo di Parkinson, alla presenza di una disbiosi cronica. Il microbiota, infatti, partecipa attivamente anche alla regolazione delle risposte immunitarie; ciò potrebbe collegarsi a malattie su base autoimmunitaria. Un’altra patologia è il morbo di Crohn, in cui esiste una diretta causa-effetto tra l’insorgenza di malattie croniche infiammatorie intestinali e la presenza cronica della disbiosi intestinale.

Riequilibrare l’ecosistema intestinale

In alcune circostanze (condizioni fisiche, assunzione di antibiotici o chemioterapici) è necessario riequilibrare l’ecosistema intestinale. Ciò prevede un sistema terapeutico basato sull’assunzione di prebiotici e probiotici. Il probiotico è un microrganismo vivo che, assunto in quantità giuste, conferisce all’organismo un effetto benefico.

Nel dettaglio, si tratta di un tipo particolare di ceppo lattobacillico o bifidobatterico che viene introdotto attraverso capsule o sciroppi. I prebiotici sono invece delle sostanze organiche che non vengono digerite, quindi arrivano intatte nell’intestino e sono capaci però di nutrire i batteri buoni. Questi appartengono a due categorie i FOS e i GOS: i primi sono frutto-oligosaccaridi (come l’inulina), i secondi invece sono i galatto-oligosaccaridi e i gluco-oligosaccaridi (come lattulosio e lactilolo).

Alimenti che sono fonti di probiotici e prebiotici

I probiotici sono presenti negli integratori, meglio conosciuti come “fermenti lattici” e nei cibi come lo yogurt, i formaggi fermentati, nel crauti e miso (un condimento d’origine giapponese ottenuto dalla fermentazione dei fagioli di soia gialla, sale marino e cereali, in particolare riso o orzo).

I prebiotici sono contenuti nei cibi ricchi di fibre, nei vegetali (asparagi, carciofi), nei legumi (soprattutto fagioli), nell’aglio, nell’avena, nelle banane. La frutta secca, i semi oleosi e in particolare le noci sono considerate “miniere” di sostanze prebiotiche.

Cos’è il microbiota: trattamenti emergenti

Un trattamento medico non farmacologico, attualmente in fase sperimentale, è il trapianto fecale. Tale trattamento è utile da effettuare in quei soggetti in cui è necessario ripristinare totalmente l’ecologia microbica e l’omeostasi del colon (ad esempio, in soggetti affetti da colite sostenuta da Clostridium difficile). Lo scopo della metodica è eliminare tutti quei microrganismi patogeni e ristabilire l’ospite con un microbiota sano ed equilibrato.