Conosciamo tutti la storia di Rudolph la Renna, che con il suo naso rosso illumina il cammino di Babbo Natale durante la notte che tutti i bambini aspettano con gran fervore. La storia risale al 1939 ed è entrata subito nella tradizione natalizia.
All’inizio Rudolph era deriso ed emarginato dalle altre renne proprio a causa di questa sua peculiarità, fino a quando, una notte di Natale particolarmente nebbiosa, Babbo Natale non trovò nel naso rosso di Rudolph la soluzione per non perdersi.
Questa storia ci permette di parlare di uno studio dei ricercatori tra Olanda e Norvegia che ha coinvolto il naso di alcune renne, tra Tromsø (in Norvegia, vicino al Polo Nord) e Amsterdam (Olanda), nel 2012. Per la gioia di tutti i bambini, anche quelli un po’ cresciuti che fanno finta di non interessarsi a queste cose, lo studio riporta dei risultati che sembrerebbero confermare la storia di Rudolph. Tutto grazie alla microcircolazione del naso.
Di primo impatto, questa potrebbe essere una di quelle notizie che ci fanno pensare: “C’era davvero bisogno di uno studio scientifico?“. La risposta potrebbe essere più complessa di quanto non si pensi.
La microcircolazione presente nel naso ha diversi ruoli: riscaldamento, filtraggio e umidificazione dell’aria inspirata, il trasporto di fluidi per la formazione del muco e la consegna di ossigeno alle cellule parenchimali del naso.
La fisiopatologia di molte condizioni che possono affliggere il nostro naso, come la congestione e l’epistassi, è basata proprio sui meccanismi di microcircolazione.
Nonostante ciò, gli studi in questo settore erano molto limitati, a causa della mancanza di strumentazione e tecniche adatte. In alcuni studi è stata usata la fluometria laser Doppler, ma la maggior parte delle informazioni sulla microcircolazione del naso umano in condizioni di salute o malattia provengono da biopsie.
Grazie all’introduzione della videomicroscopia intravitale, ovvero a microscopi portatili in grado di lavorare su tessuti vivi, oggi si può ottenere una visualizzazione diretta della microcircolazione del naso umano, ottenendo così molte informazioni preziose. Questo tipo di strumentazione ha avuto un impatto molto importante in Medicina Intensiva, in quanto la microcircolazione presente nel naso risulta essere l’indicatore emodinamico più sensibile della risposta ai trattamenti effettuati. In realtà, questa strumentazione ha permesso di usare la microcircolazione come fattore chiave in molte altre malattie, diventando ad esempio un supporto per la diagnostica e per la risposta al trattamento anche in Oncologia.
I ricercatori sopranominati, hanno quindi utilizzato questa tecnologia di videomicroscopia per caratterizzare il microcircolo del naso umano e hanno applicato la stessa tecnica alle renne per scopi comparativi. Basandosi su quanto detto finora e considerando le temperature piuttosto basse a cui vanno incontro le renne di Babbo Natale quando trascinano la slitta, i ricercatori hanno ipotizzato che il famoso naso rosso di Rudolph abbia origine proprio in una ricca vascolarizzazione del naso delle renne.
Lo studio ha permesso di ottenere immagini di alta qualità del setto e del turbinato inferiore del naso umano.
Le renne, di contro, hanno una densità vascolare più alta del 25% rispetto a quella umana. Le immagini termografiche ottenute con un una videocamera a infrarossi (range da 2 a 5 µm) mostrano che le renne hanno effettivamente il naso rosso.
Questa tecnica, quindi, permette un’osservazione precisa dell’architettura della microcircolazione nasale. Ciò comprende anche l’aspetto cinetico del flusso dei globuli rossi e fornisce nuovi spunti per identificare il comportamento adattivo delle strutture vascolari, anche in ambienti clinici.
Chissà se Robert L. May avesse immaginato che uno dei suoi personaggi più famosi, Rudolph la Renna, avrebbe potuto avere una tale importanza in ambito medico.
Di sicuro noi, ogni volta che vedremo il disegno di questa simpatica renna, sapremo che dietro a quel naso rosso si cela una “verità scientifica”.