MIP-C: di cosa si tratta la “nuova” malattia associata al Covid-19?
Negli ultimi giorni, quasi tutti i principali giornali parlano di un’ipotettica nuova malattia mortale associata al Covid-19. Viene citato l’articolo “MDA5-autoimmunity and interstitial pneumonitis contemporaneous with the COVID-19 pandemic (MIP-C)”, di team di ricercatori internazionali guidato dall’Università della California e dal Dipartimento di Reumatologia dell’Università di Leeds, con il coordinamento di Dennis McGonagle dell’università inglese. Ma di cosa si tratta?
La dermatomiosite positiva anti-MDA5
L’articolo scientifico parla della dermatomiosite positiva anti-MDA5 (MDA5+-DM), una condizione autoimmune caratterizzata da malattia polmonare interstiziale rapidamente progressiva (ILD) e alta mortalità. Questa patologia si distingue per la presenza di autoanticorpi contro la proteina di differenziazione associata al melanoma-5 (MDA5), un sensore RNA cruciale per il riconoscimento del virus SARS-CoV-2.
Durante la pandemia di COVID-19, è stata osservata un’impennata dei casi di autoimmunità MDA5: ciò ha suggerito agli scienziati una possibile correlazione tra l’infezione da SARS-CoV-2 e l’insorgenza di questa malattia.
Metodologia dello studio
Questo studio osservazionale retrospettivo ha analizzato i dati raccolti tra gennaio 2018 e dicembre 2022 nella regione dello Yorkshire, nel Regno Unito. Sono stati utilizzati pannelli di 15 autoanticorpi specifici per il muscolo per determinare la positività all’MDA5, correlando i risultati con le caratteristiche cliniche, i tassi di positività al SARS-CoV-2 nella comunità e i tassi di vaccinazione.
L’espressione genica nel COVID-19 è stata confrontata con quella nelle malattie polmonari autoimmuni e nella fibrosi polmonare idiopatica (IPF) per ottenere indicazioni sulla genesi dell’epidemia di MDA5+-DM osservata.
Risultati dello studio e l’introduzione del nuovo nome: MIP-C
Tra il 2020 e il 2022, sono stati identificati 60 nuovi casi di positività anti-MDA5, con un aumento significativo rispetto agli anni precedenti. La percentuale di casi positivi è passata dallo 0,4% nel 2019 al 2,1% nel 2020, al 4,8% nel 2021 e all’1,7% nel 2022. La maggior parte dei casi è emersa durante i periodi di alta circolazione del SARS-CoV-2, con il 58% dei pazienti che aveva ricevuto vaccini contro il Covid-19. Tra i casi, 25 hanno sviluppato ILD con una progressione rapida e mortale in 8 casi. Inoltre, i casi non-ILD hanno presentato manifestazioni cutanee e fenomeni di Raynaud.
Gli studi hanno mostrato che il gene IFIH1, che produce la proteina MDA5, è molto attivo sia nei pazienti con COVID-19 che in quelli con malattie polmonari autoimmuni, ma non nelle persone con fibrosi polmonare idiopatica (IPF). Questa attività del gene è stata collegata a una forte risposta del sistema immunitario, in particolare con un tipo di risposta chiamata interferone di tipo 1 e con l’attivazione di specifici globuli bianchi chiamati linfociti T CD8+, che sono segnali distintivi di una malattia polmonare progressiva nelle malattie autoimmuni.
L’analisi ha mostrato che l’autoimmunità legata al gene MDA5 è aumentata durante la pandemia di COVID-19, in parallelo con la diffusione del virus SARS-CoV-2. I dati suggeriscono che ci sono meccanismi comuni tra questa autoimmunità e altre malattie polmonari autoimmuni conosciute. L’aumento dell’attività del gene IFIH1 in presenza di COVID-19 suggerisce un potenziale legame tra l’infezione da SARS-CoV-2 e lo sviluppo della malattia MDA5+, anche in persone che non avevano contratto il COVID-19 o che non erano state vaccinate.
Questo studio sottolinea l’emergere di una forma distinta di malattia MDA5+ nell’era COVID-19, denominata MIP-C. La consapevolezza e il monitoraggio di MIP-C sono cruciali per determinare se evolverà nella forma tipica di MDA5 con tassi molto più alti di malattia polmonare. Le scoperte forniscono nuove intuizioni sulla connessione tra infezioni virali e condizioni autoimmuni rapidamente progressive. Ci sarà bisongo di ulteriori ricerche per comprendere pienamente queste dinamiche e migliorare le strategie terapeutiche. Quindi niente allarmismi.