Il morbo di Parkinson è una malattia che colpisce circa lo 0,3% della popolazione mondiale sopra i 65 anni. La percentuale tende ad aumentare con l’età aggirandosi intorno al 1-2%. Tale patologia è molto comune tra le persone anziane, essendo che colpisce quest’ultime. Per cercare di sopperire e intervenire in maniera precoce sulla malattia vi sono differenti studi in atto, tra cui uno degli ultimi è l’identificazione del morbo di Parkinson dagli occhi.
Prima di approcciare a tale nuovo metodo diagnostico, è importante comprendere cosa sia il morbo di Parkinson e come si manifesta. Il morbo di Parkinson fu descritto per la prima volta nel 1817, dal dottore inglese James Parkinson.
Tale patologia rientra tra le malattie neurodegenerative, poiché colpisce il sistema nervoso centrale. Infatti, essa comporta una perdita progressiva delle cellule nervose nel cervello, in modo particolare quelle deputate al controllo dei movimenti. Una volta che il funzionamento di quest’ultime viene meno, esse provocano una carenza di un neurotrasmettitore chiamato dopamina, che essenziale per i movimenti muscolari.
I sintomi tipici del morbo di Parkinson sono:
Oltre ai sintomi elencati, vi possono essere anche dei disturbi di natura non motoria come depressione, disturbi del sonno, ansia, problemi cognitivi e difficoltà nell’olfatto. Ovviamente la gravità e la progressione della malattia variano da soggetto a soggetto.
Il morbo di Parkinson può essere predetto secondo alcuni ricercatori dell’University College di Londra in collaborazione con i colleghi del Moorfields Eye Hospital, tramite uno screening specifico sulla retina.
In particolare si analizzano due parametri cioè lo spessore ridotto dello strato nucleare interno (INL) e quello dello strato plessiforme interno delle cellule gangliari (GCIPL), i quali possono essere due biomarcatori predittivi del morbo di Parkinson.
Questi due elementi possono essere identificati tramite l’utilizzo della tomografia ottica computerizzata, adoperata anche per ulteriori patologie come l’Alzheimer, la sclerosi multipla e la schizofrenia.
Lo studio condotto aprirebbe la strada per la diagnosi del Parkinson, anticipando l’insorgenza della stessa fino a 7 anni prima. I ricercatori hanno identificato i biomarcatori responsabili tramite l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, analizzando il più grande database al mondo di immagini retiniche e dati clinici associati.
Le anomalie oculari sono state individuate utilizzando dalla banca dati 700 pazienti, e con l’aiuto dell’intelligenza artificiale nell‘UK Biobank è emerso che 53 persone hanno sviluppato il morbo di Parkinson dopo 7 anni.
Sicuramente come afferma il dottor Siegfried Wagner dell’UCL Institute of Ophthalmology and Moorfields Eye Hospital il quale ha guidato lo studio, trovare i biomarcatori del morbo di Parkinson dagli occhi è un grande passo avanti. Ciò permetterebbe di migliorare il proprio stile di vita e prevenire alcuni sintomi che la patologia comporta.
Importante è sottolineare come a oggi ancora non vi sia disponibile una cura definitiva per il morbo di Parkinson, ma se gli studi possono aiutare a predirlo prima ancora che esso si manifesta è possibile intervenire in maniera tempestiva. Infatti, gli obiettivi principali sono rallentare o fermare la progressione della malattia, oltre a migliorare i trattamenti già esistenti per gestirne i sintomi.