Il percorso riabilitativo a seguito di un ictus o di malattie correlate con il sistema cerebrale spesso richiede tempi di riabilitazione lunghi, con ore di esercizi per tentare di ripristinare le funzioni motorie compromesse dalla malattia. Molti ricercatori hanno focalizzato i loro studi su come trovare un modo che permetta di ridurre i tempi della riabilitazione e contemporaneamente avere dei feedback sull’efficacia della riabilitazione stessa. È quello che stanno cercando di approfondire alcuni ricercatori danesi, infatti, stanno studiando un nuovo sistema che utilizza musica per guidare i pazienti durante lo svolgimento degli esercizi. L’idea alla base dello studio è che, rispetto a semplici effetti sonori, la musica può arricchire l’esperienza riabilitativa e stimolare la naturale affinità degli esseri umani nel muoversi a ritmo.
Lo studio nasce dall’idea di Prithvi Ravi Kantan, ricercatore presso la Aalborg University di Copenaghen, il cui progetto è il risultato della sua esperienza personale con la musica e la riabilitazione. Infatti, gran parte del suo lavoro precedente prevedeva lo studio e l’analisi di segnali audio. La sua carriera è stata segnata dall’esperienza che ha vissuto con suo padre, affetto da un’encefalite che ha compromesso le sue abilità motorie. Al suo arrivo a Copenaghen, iniziò a lavorare con alcuni colleghi sul nuovo sistema di biofeedback musicale.
È stata una rivelazione quando ho scoperto la terapia musicale, mi ha permesso di utilizzare le mie skills per combattere una causa con del significato personale per me e la mia famiglia.
Dr. Prithvi Ravi Kantan
Il sistema coinvolge sensori di movimento wireless che sono fissati sulle articolazioni dei pazienti e monitorano i loro movimenti. Un software analizza i dati e sintetizza la musica per abbinare i movimenti dei pazienti mentre svolgono diverse attività di riabilitazione fisica. Il sistema presenta diverse modalità di funzionamento con diversi feedback musicali. Ad esempio, una delle modalità è quella in cui il movimento del corpo stesso crea musica. In questa modalità, non ci sono suoni se la persona non si muove. La musica inizia a suonare non appena il soggetto inizia a muoversi, il ritmo varia al variare della velocità del movimento. In un’altra modalità di allenamento, invece, la musica suona continuamente e il tono o il ritmo cambiano quando il paziente muove l’arto.
Infine, i ricercatori hanno sviluppato una modalità di allenamento in cui la musica fornisce dei feedback negativi se la persona fa un movimento notevolmente differente da quello previsto. Ad esempio, in questi casi, la musica può diventare sempre più dissonante all’aumentare del movimento scorretto.
Dopo aver sviluppato numerose modalità di allenamento, Kantan e i suoi colleghi hanno testato il nuovo metodo di biofeedback musicale su sei pazienti, tutti i pazienti avevano subito un ictus e stavano intraprendendo un percorso riabilitativo per potenziare la parte del corpo danneggiata dall’ictus stesso. Hanno assistito allo studio numerosi medici e terapisti musicali per verificarne la fattibilità. I risultati hanno mostrato che, in generale, i segnali musicali sono uno strumento efficace per trasmettere informazioni relative al movimento. Molti dei volontari hanno risposto bene alla terapia e sono riusciti a adattare i propri movimenti secondo la necessità.
Inoltre, alcuni volontari hanno mostrato miglioramenti durante tutto il periodo riabilitativo. I pazienti devono essere ad un livello cognitivo tale da poter capire il feedback musicale, ovviamente ciò dipende dalla gravità e da quanto è compromesso il sistema neuromotorio. I medici hanno osservato come l’utilizzo della terapia musicale è correlato alla severità della lesione e alla sua locazione nel cervello. Loro hanno identificato come pazienti ideali, per questa metodologia, i pazienti che hanno subito ictus del tronco cerebrale inferiore.
I risultati hanno mostrato alcune limitazioni, ma nonostante ciò, i dati mostrano che il biofeedback musicale è un approccio fattibile per la riabilitazione e potrebbe aprire nuove strade al recupero per le persone con lesioni cerebrali. I prossimi passi di Kantan e il suo gruppo di ricerca è quello di accelerare gli sviluppi in modo tale da dare un grande contributo al miglioramento dei risultati della riabilitazione.
Sebbene ci siano molte difficoltà e ricerca ancora da fare siamo tutti determinati a portare a compimento questo progetto
Dr. Prithvi Ravi Kantan