Mutazione del coronavirus: “Più contagioso, ma meno grave”
Il coronavirus è in continua mutazione. La storia ci insegna che i virus subiscono delle mutazioni, passando da persona a persona o da animale ad animale. Ciò è dovuto ad una trascrizione “sbagliata” del codice genetico presente nell’ mRNA. Questa volta, una mutazione nel coronavirus non è sinonimo di una brutta notizia, anzi, il presidente della Società internazionale di malattie infettive e consulente senior presso la National University of Singapore, Paul Tambyah, ha dichiarato al Daily Mail che il virus, sebbene sembri più contagioso, risulta essere meno letale. Tambyah esclude, inoltre, che la mutazione individuata nel coronavirus, possa influenzare negativamente la ricerca del vaccino. La maggior parte dei virus, con il tempo diventa più contagioso, ma meno letale, perché è proprio nell’interesse del virus far sì che si infettino quante più persone possibili, senza che esse muoiano, per vivere al loro interno. Infatti i virus vivono grazie al loro ospite, cioè la specie, al cui interno o sulla cui superficie vive un simbionte.
La mutazione del virus
La mutazione individuata è la D614G, il nome indica il punto dell’Rna in cui è avvenuta l’alterazione e la lettera del gene che è cambiata. Alcuni studiosi hanno dichiarato che la D614G è avvenuta già a febbraio e il direttore generale della sanità in Malaysia, Noor Hisham Abdullah , ha lanciato l’allarme sull’alterazione avvenuta nel coronavirus, in quanto ha riscontrato un aumento di casi pari a 10 volte il normale. Nonostante le parole di Paul Tambyah sui vaccini, Noor Hisham Abdullah si è detto preoccupato in merito alla funzionalità dei vaccini in fase di sviluppo, nei confronti di questa mutazione. Purtroppo non vi sono certezze in merito al coronavirus, ma diverse teorie e si spera, ogni giorno, di trovare una via d’uscita.
I numeri del coronavirus
Ad oggi, le vittime mietute dal coronavirus, risultano essere 786618. In Italia, invece, 35412. I contagi, da febbraio ad oggi sono stati innumerevoli. Nel grafico sottostante si può vedere l’avanzare della pandemia, nelle varie regioni del mondo, fino ai picchi raggiunti da ciascun Paese: circa Aprile.
Come sappiamo, i contagi stanno lentamente risalendo e ciò può essere attribuito a diversi fattori: negligenza della popolazione, evitando quindi di adottare le misure di sicurezza imposte dal governo (mascherine, distanziamento sociale, ecc), fine della quarantena e aumento della contagiosità del coronavirus. Ad ogni modo, l’aumento della curva, dopo la fine del lockdown, era prevedibile.
Stagione estiva e coronavirus
Molti studiosi e invettivologi, si sono espressi sull’influenza che ha il clima sulla trasmissione del virus. Infatti, sembra che le alte temperature della bella stagione distruggano il virus presente nell’aria, quasi istantaneamente. Tali considerazioni sono state fatte anche sulla base dello studio dell’Influenza Spagnola (pandemia 1918-1920). Quest’ultima, infatti, viene spesso associata all’attuale pandemia. Anche nel caso della spagnola si ebbe una riduzione dei casi a ridosso dei mesi caldi, ma ci fu un ritorno dell’epidemia, non appena le temperature iniziarono a calare ed è ciò che temiamo accada con il coronavirus.
Proteggersi dal covid
Mutazioni o no, è importante continuare a seguire le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e le disposizoni governative: distanziamento sociale, uso della mascherina, disinfezione frequente delle mani con soluzioni alcoliche o semplicemente con acqua e sapone. L’aumento o la diminuzione dei casi dipenderà in gran parte dal comportamento dei singoli.