Nancy Brilli martoriata dalla malattia: “Ho fatto otto interventi” | La sentenza dei medici poi il miracolo della vita

Nancy Brilli (Rai - youtube screenshot) - www.biomedicalcue.it
La lunga battaglia di Nancy Brilli contro la malattia e la resilienza con cui ha affrontato i tanti momenti bui.
Quando la vita ti mette di fronte a una malattia seria, tutto cambia in un istante. Non è solo il corpo a essere colpito, ma anche la mente, le emozioni, il futuro che avevi immaginato. Ricevere una diagnosi pesante è come una tempesta improvvisa: ti ritrovi senza punti di riferimento, in balia della paura e dell’incertezza.
In questi momenti, il modo in cui i medici comunicano le notizie fa tutta la differenza del mondo. Sentirsi solo un numero, un caso clinico, senza un minimo di umanità può rendere tutto ancora più difficile. Il rapporto tra paziente e dottore non dovrebbe mai ridursi a un elenco di dati e referti. Serve empatia, serve attenzione.
Poi ci sono gli aspetti pratici, quelli che nessuno ti racconta fino in fondo. Interventi chirurgici, cicatrici, limitazioni fisiche, la sensazione di non avere più il controllo sulla propria vita. E quando la malattia non è una battaglia di pochi mesi ma una guerra lunga anni, la fatica diventa ancora più pesante.
Eppure, anche nei momenti più bui, può accadere qualcosa di inaspettato. A volte la medicina trova soluzioni che sembravano impossibili, altre volte è la determinazione di chi soffre a ribaltare il destino. La speranza, per quanto fragile, può resistere.
Combattere quando sembra tutto perduto
Ci sono persone per cui la malattia non è un fulmine a ciel sereno, ma un compagno di viaggio sgradito con cui convivere per anni. Nancy Brilli conosce bene questa realtà. Affetta da endometriosi fin da giovane, ha avuto un vero shock a 30 anni, quando è stata operata d’urgenza per un tumore all’ovaio che le era stato diagnosticato. Ha dovuto subire numerosi interventi per cercare di tenere sotto controllo la situazione.
Il primo intervento è stato drastico e, al suo risveglio, i medici non le hanno lasciato scampo: non avrebbe mai più potuto avere figli. Le parole che le hanno detto? Le ha percepite come fredde, senza tatto. Come se fosse una questione puramente tecnica. Ma per lei, in quel momento, è crollato tutto.

Il miracolo dopo otto operazioni
Dopo sette interventi, all’ottavo (e definitivo) il chirurgo le disse poi quasi con altrettanta leggerezza: “Puliamo tutto, così non ci pensiamo più”. Una frase buttata lì, soprattutto dopo un calvario durato anni. Il dolore di quella consapevolezza è stato devastante.
Eppure, nonostante tutto, non si è arresa. Grazie alla procreazione medicalmente assistita, è riuscita a diventare mamma. Oggi suo figlio ha 25 anni e lei continua a raccontare la sua storia per aiutare altre donne. Perché la malattia non è solo qualcosa da curare, è anche qualcosa da capire e affrontare con le giuste informazioni e il supporto giusto. Nessuno dovrebbe sentirsi solo in una battaglia così grande.