Presso l’ospedale Pascale di Napoli, grazie alla terapia Cart-T, è stato possibile curare il primo paziente del sud affetto da linfoma non-Hodgkin con cellule B in stadio avanzato. L’uomo, dell’età di 62 anni, nonostante fosse risultato refrattario a delle terapie effettuate in precedenza, è stato trattato con successo grazie a questa nuova terapia.
Il linfoma non Hodgkin (LNH) è un tumore maligno che nasce nel sistema linfatico e si sviluppa dai linfociti (B e T), ovvero le principali cellule del sistema immunitario presenti nel sangue e nel tessuto linfatico di linfonodi, milza, timo e midollo osseo. In questo tipo di patologia, i linfociti non seguono il normale ciclo di vita. Quelli più vecchi infatti, invece di andare in contro a morte, tendono ad accumularsi all’interno dei linfonodi o di altri tessuti, alterandone loro struttura.
Sono state identificate circa 30 forme diverse di LNH, tuttavia, in base alla loro origine, si distinguono i LNH che derivano dai linfociti B (fino al 90% dei casi) da quelli che derivano dai linfociti T: ogni categoria poi, a sua volta, comprende altre differenti sottocategorie.
Questo tipo di tumore ha un’incidenza di 5 volte maggiore rispetto al linfoma di Hodgkin ed in Italia rappresenta la quinta forma di cancro più comune negli uomini e la sesta nelle donne. Si stimano circa 15-18 nuovi casi per 100.000 abitanti ogni anno. Circa il 95% dei pazienti colpiti da questa malattia presentano circa 50\60 anni e la probabilità di insorgenza tende ad aumentare con l’avanzare dell’età.
Le cause che portano allo sviluppo di questo tipo di tumore non sono ancora del tutto note. Tuttavia, vi sono dei fattori che potrebbero favorirne l’insorgenza:
Affinchè la malattia venga trattata in maniera ottimale, è necessaria la collaborazione di diversi specialisti e può prevedere l’utilizzo di diversi trattamenti in combinazione. La terapia da effettuare dipende da diversi fattori come: il tipo di linfoma, lo stadio, l’età del paziente e le sue condizioni di salute.
Dopo aver valutato questi fattori, è possibile avviare un trattamento tramite:
Tuttavia, una terapia innovativa in campo onco-ematologico, che ha già dato esiti positivi è la CAR-T: essa potrebbe rappresentare una possibile cura per pazienti con Linfomi non Hodgkin o con leucemie linfoblastiche, che sono andati incontro a ricaduta dopo una o più terapie convenzionali.
La CAR-T terapia ha lo scopo di potenziare la capacità difensiva dei linfociti T: si tratta di un particolare tipo di cellule, che si occupano di difendere il nostro organismo da cellule considerate “anomale”. Essi, grazie a un ricettore presente sulla loro superficie cellulare, sono in grado di riconoscere specifici antigeni espressi solo sulla superficie delle cellule “anomale” ( frammenti di virus o batteri in caso di cellula infetta o di proteine del tumore in caso di cellula maligna). Nei pazienti che presentano questo tipo di tumori, i linfociti non sono in grado di svolgere la loro attività in modo ottimale.
In laboratorio, all’interno di alcuni linfociti prelevati dal soggetto da trattare, viene introdotto il ricettore CAR, che è in grado di riconoscere le cellule tumorali. Essi infatti sono in grado di esprimere sulla propria superficie il recettore che individua l’antigene CD 19, una proteina caratteristica delle cellule del linfoma.
Questa terapia innovativa, in Italia è stata sperimentata per la prima volta nel giugno del 2021, presso l’ospedale Bambino Gesù di Roma, su 3 bambini affetti da leucemia linfoide acuta a precursori B-cellulari (LLA-BCP), refrattaria a tutte le terapie convenzionali: il trattamento ha permesso una remissione completa.
Grazie a questa terapia, è stato possibile curare anche il primo paziente del sud affetto da linfoma non-Hodgkin con cellule B in stadio avanzato. Il paziente, dell’età di 62 anni, ha effettuato la terapia presso l’ospedale Pascale di Napoli. I suoi linfociti sono stati prelevati agli inizi di ottobre e sono stati poi refusi, dopo l’inserimento nelle cellule del ricettore Car-T, il 26 novembre.
Per poter migliorare l’efficienza antitumorale della terapia, all’interno del paziente sono state infuse cellule Car-T sia di tipo CD8 che CD4. Il direttore scientifico dell’istituto, Nicola Normanno, ha affermato che la terapia è stata portata a termine con esito positivo. Questo soprattutto grazie alla collaborazione di un team formato differenti figure professionali, creato presso il Pascale.
Grazie all’esito positivo di questa terapia e grazie al consenso dato dalla Regione, sarà possibile effettuare questa terapia su tutti i pazienti candidabili a questa particolare tipologia di trattamento.