Un intervento chirurgico non invasivo che non ha precedenti in Italia ha salvato la vita a una neonata di appena 1200 grammi. L’equipe di cardiologia pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino ha operato con una procedura poco invasiva la bambina di origini marocchine nata prematura a metà aprile nella 28esima settimana di gravidanza dopo un parto cesareo urgente.
È la prima volta che una bambina così piccola viene sottoposta a un’operazione del genere. La procedura ha permesso di chiudere il dotto di Botallo, un vaso importante nella circolazione sanguigna fetale, che dovrebbe richiudersi spontaneamente nei primi tre giorni di vita del neonato, per permettere al suo corpo di passare dalla circolazione fetale a quella neonatale. Per quattro volte era stata tentata senza successo la via farmacologica, somministrando alla bambina farmaci antinfiammatori che avrebbero dovuto portare alla chiusura del dotto. Si è quindi deciso di passare all’intervento non invasivo con la tecnica percutanea: passando attraverso la vena femorale, tramite un cateterismo cardiaco, è stato inserito un piccolo tappo all’interno del dotto. Il tutto in meno di 30 minuti.
Per capire qual è il ruolo del dotto di Botallo e quanto sia importante la sua chiusura occorre prima comprendere come si articola la circolazione sanguigna nel corpo umano dopo la nascita.
La circolazione sanguigna postnatale è costituita da due percorsi, separati dal cuore: la circolazione sistemica (o grande circolazione) e la circolazione polmonare (o piccola circolazione). Nella circolazione sistemica il sangue ricco di nutrienti e di ossigeno viene pompato dal ventricolo sinistro del cuore nell’aorta che, diramandosi in arterie sempre più piccole, irrora i tessuti, lasciandovi i nutrienti e l’ossigeno e prelevando l’anidride carbonica e le sostanze di scarto. Il sangue carico di anidride carbonica confluisce attraverso vene minori nella vena cava inferiore e da qui rientra nel cuore attraverso l’atrio destro.
Dall’atrio destro il sangue ricco di anidride carbonica passa nel ventricolo destro, dal quale viene pompato nelle due ramificazioni dell’arteria polmonare, dando inizio alla circolazione polmonare. Grazie alla respirazione il sangue viene depurato e ossigenato. Attraverso le vene polmonari il sangue ricco di ossigeno torna nell’atrio sinistro e, passando nel ventricolo sinistro, torna ad essere nuovamente immesso nella circolazione sistemica.
Durante la vita fetale il bimbo non respira; non sono quindi i polmoni a caricare il sangue del bambino di ossigeno, ma l’ossigenazione del sangue è garantita dalla placenta della mamma. Il dotto di Botallo, che collega l’arteria polmonare e l’aorta, permette quindi al sangue di saltare la circolazione polmonare e di arrivare direttamente ai tessuti da irrorare. Dopo la nascita, nel momento in cui il bambino inizia a respirare, il dotto comincia a chiudersi spontaneamente fino ad arrivare alla chiusura completa nelle prime 72 ore di vita nel bambino. Nel 40% dei bambini nati prematuramente questo non avviene: il neonato a causa dell passaggio di sangue dall’aorta all’arteria polmonare è soggetto a un iperafflusso nella circolazione polmonare e rischia di sviluppare precocemente ipertensione polmonare.
L’intervento, eseguito qualche giorno fa, è perfettamente riuscito e ora la bambina respira spontaneamente e non è più sottoposta a terapia farmacologica. L’esito positivo dell’intervento segna un traguardo importante nella chirurgia mini invasiva, permettendo di evitare trattamenti aggressivi su bambini così piccoli.