Come funziona?

Neuralink: simbiosi tra uomo e intelligenza artificiale

La startup Neuralink, azienda statunitense con sede a San Francisco di cui uno dei co-fondatori è Elon Musk magnate della Tesla, si presta a sviluppare interfacce neurali impiantabili. Essa ha come obiettivo quello di impiantare nel cervello umano un chip che agevolerà l’interazione tra l’uomo e l’intelligenza artificiale. L’imprenditore innovitivo Elon Musk, insieme alla sua azienda, è alla ricerca di candidati per realizzare il loro progetto che segnerà il futuro della medicina.

La startup si sta preparando a lanciare i test clinici sull’uomo già nel 2022, ma ancora non si conosce la data di inizio con certezza. Oltre che di partecipanti volenterosi e fiduciosi, sono alla ricerca anche di una figura all’interno dell’azienda che possa guidare e gestire il progetto con la massima attenzione. Tale figura è quella del “direttore di sperimentazione clinica” che sarà affiancato da un team formato da medici e ingegneri. Musk è ottimista sul fatto che grazie alla Neuralink i tetraplegici possano tornare a camminare.

Penso che con la Neuralink avremo la possibilità di ripristinare la funzionalità di tutto il corpo a coloro che hanno una lesione del midollo spinale.

Elon Musk.

I primi esperimenti condotti sugli animali, tra cui scimmie e maiali, hanno già fornito ottimi risultati, tanto è vero che l’imprenditore ha reso noto un video in cui una scimmia macao di nome Pager era intenta a giocare con un videogioco utilizzando la sola forza del pensiero.

Come sarà fatto il microprocessore?

Il microprocessore cerebrale che verrà utilizzato, non è altro che un chip inserito nel cervello che permetterà la connessione della mente umana con l’intelligenza artificiale, in modo da controllare i dispositivi a distanza. Tale chip verrebbe “impiantato a filo con il cranio” e ricaricabile in modalità wireless.

Si pensa possa essere non più grande di una monetina e posto direttamente nella scatola cranica. Abbiamo a che fare, quindi, con un sistema clinico BMI (interfaccia cervello-macchina) impiantabile completamente così da non essere visibile esternamente. Con il riscontro positivo dei test sulle scimmie, la Neurolink afferma anche che il dispositivo è sicuro ed affidabile e può essere rimosso in tutta tranquillità.

Neuralink: come funziona il chip?

Il compito del chip sarà quello di cogliere gli impulsi nervosi che controllano il movimento ed elaborarli in segnali digitali. Lo scambio di informazioni tra il chip e il cervello avverrà interamente tramite un sistema wireless con una tecnologia bluetooth a bassa energia. Questo, poi, si interfaccerà con un computer o anche uno smartphone, ai quali verrà trasmesso tutto quello che accade nel cervello, come per esempio l’indicazione del movimento di un arto robotico.

Questo esperimento sarà rivolto specialmente ai pazienti che riportano alcune patologie fortemente invalidanti e verrà condotto con l’ausilio del microprocessore e delle protesi di ultima generazione.

Quale sarà lo scopo principale della Neuralink?

Lo scopo principale sarà quello di rendere l’uomo sempre più digitale con la tecnologia a portata di mano, così da utilizzare quest’ultima, insieme l’attività neuronale, per far funzionare i dispositivi mobili, ma soprattutto arti robotici con la sola forza della mente. Un altro obiettivo legato a questo chip è quello di aiutare anche le persone con patologie neuropsichiche, dall’autismo alla depressione. La speranza è anche quella di ridurre e alleviare le condizioni mediche croniche come l’epilessia e il Parkinson, ma anche di curare disturbi come la schizofrenia.

Questo chip dovrà essere in grado di captare i segnali che provengono dai neuroni ed elaborarli con un linguaggio comprensibile alle macchine, quindi far si che i pazienti possano comunicare al meglio con il mondo esterno pieno di limiti e migliorare così la vita dell’essere umano.

Ma la Neuralink pensa ancora più in grande. Ha ipotizzato che mettendo a punto questa tecnologia, questa potrà essere usata anche per fare il backup della memoria di una persona morente o anche affetta da Alzheimer, in modo tale da poter conservare i suoi ricordi e trasferirli su nuovo corpo umano o meccanico.

A cura di Rossella Esposito.

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