Nella lotta contro il neuroblastoma, il gruppo di ricerca di Terapie Sperimentali in Oncologia di IRCCS Istituto G. Gaslini ha scoperto un modo per bersagliare in modo specifico le cellule tumorali, risparmiando quelle sane. Lo studio, pubblicato sulla rivista Journal of Experimental & Clinical Cancer Research, si è focalizzato nello studio di una particolare proteina, la nucleolina, come nuovo target terapeutico in una nuova terapia anti-tumorale.
Il neuroblastoma è un tumore infantile maligno dei neuroblasti, cellule che fanno parte del sistema nervoso simpatico. Questa parte del sistema nervoso è responsabile del controllo di funzioni di cui raramente siamo consapevoli e che sono del tutto involontarie, come la respirazione, la digestione, la frequenza cardiaca e altre funzioni.
I neuroblasti, le cellule che vengono colpite da questa forma tumorale, sono delle cellule immature del sistema nervoso simpatico e, per questa ragione, il neuroblastoma può avere origine ovunque lungo questo sistema. La maggior parte dei neuroblastomi ha inizio nell’addome, a livello delle ghiandole surrenali, sopra i reni, o nei gangli dei nervi simpatici, presenti nell’addome ma anche vicino alla colonna vertebrale, al collo e alla pelvi.
Questo tumore rappresenta la forma più aggressiva di tumore solido extracranico dei neonati e colpisce, in particolare, bambini e ragazzi nella fascia d’età tra 0 e 19 anni. È il tumore più comune diagnosticato durante il primo anno di vita. Nonostante sia responsabile del 15% dei decessi per cancro infantile, ha uno dei più alti tassi di regressione spontanea e completa. Infatti, alcuni neuroblastomi crescono molto lentamente e, a volte, le cellule tumorali muoiono senza motivo e il tumore scompare da solo.
Per i pazienti a cui viene diagnosticato un neuroblastoma ad alto rischio, l’approccio terapeutico di prima linea utilizzato consiste nell’applicazione di chemioterapia e radioterapia. Nonostante in alcuni casi queste terapie siano efficienti nell’eradicazione del tumore, in molti altri non bastano per evitare una recidiva e regressione del tumore. L’elevata tossicità di questi trattamenti insieme allo sviluppo di resistenza ai farmaci, ha spinto la ricerca verso terapie più mirate, in grado di bersagliare più nello specifico questo tumore.
Tuttavia, trovare un recettore specifico che possa essere un nuovo target per terapie più mirate è una sfida notevole. Infatti, molte volte i recettori espressi dalle cellule tumorali sono gli stessi espressi anche da cellule sane, il che rende estremamente complessa la scelta di un target specifico contro le cellule maligne. Inoltre, la penetrazione estremamente limitata nell’ambiente tumorale ha complicato ancora di più lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici, ragione per la quale al momento c’è una carenza notevole di nuove terapie contro il cancro nella clinica.
Il gruppo di Terapie Sperimentali in Oncologia di IRCCS Istituto G. Gaslini è focalizzato nello sviluppo di nanoparticelle lipidiche come mezzo per incapsulare e veicolare farmaci anti-tumorali. Questa forma di somministrazione di farmaci può ridurre notevolmente la tossicità causata dalla tradizionale chemioterapia. In particolare, questo è possibile se si aumenta la selettività contro le cellule tumorali specifiche. Per fare questo, è necessario trovare una proteina che sia espressa dal tumore e non dalle cellule sane.
Il gruppo di ricerca coordinato dal dottor Pastorino è riuscito ad individuare una proteina espressa specificamente dalle cellule del neuroblastoma: la nucleolina. Questa proteina, presente in tutte le cellule umane, può subire delle alterazioni e può essere implicata in diversi processi patologici. Ad oggi si è visto un suo coinvolgimento in infezioni virali e alcuni tumori nell’adulto. Tuttavia, ancora poco si sa riguardo la sua espressione in alcuni tumori pediatrici, tra cui il neuroblastoma.
Lo studio è stato condotto sia su linee tumorali immortalizzate sia su cellule di neuroblastoma provenienti da pazienti affetti da neuroblastoma ad alto rischio, la foma più difficile da combattere. La ricerca ha dimostrato che la nucleolina è presente sulla superficie delle cellule in tutti i campionin analizzati. Inoltre, gli effetti antitumorali di questo sistema sono stati testati non solo in vitro ma anche in vivo, in modelli preclinici di neuroblastoma umano, dimostrando che il targeting specifico della nucleolina sulla superficie cellulare è essenziale per ottenere un effetto antitumorale più forte.
Questa scoperta apre nuovi orizzonti nel mondo della medicina di precisione e segna un passo avanti nella ricerca contro il neuroblastoma. Lo sviluppo di nanoparticelle lipidiche contenenti il farmaco chemioterapico doxorubicina e in grado di bersagliare in modo specifico le cellule di neuroblastoma è un approccio moderno e pionieristico. Questi risultati rafforzano l’idea di poter utilizzare la nucleolina come marcatore per pazienti con neuroblastoma e propongono questa proteina come un nuovo bersaglio terapeutico in ambito preclinico e clinico futuro.