Neurochirurgia: ecco il primo robot che può operare all’interno dello scanner per RM
Dopo il più piccolo e preciso robot per biopsia, arriva un nuovo robot capace di operare all’interno dello scanner per risonanza magnetica (RM). Il dispositivo, realizzato presso l’Università di Hong Kong e presentato su IEEE Robotics e Automation Letters, permette di eseguire interventi di neurochirurgia stereotassica bilaterale. La stereotassia è una tecnica che prevede l’utilizzo di uno strumento meccanico (una sorta di casco) che viene fissato alla testa del paziente.
Il casco serve dapprima ad ottenere immagini diagnostiche (attraverso TAC o RM) che fungano da “mappa” per orientarsi durante l’intervento e, successivamente, a guidare gli strumenti chirurgici attraverso la traiettoria prestabilita, il tutto con precisione submillimetrica.
Gli interventi in cui questa procedura trova maggiore impiego sono: impianto di elettrodi per il trattamento di patologie come il morbo di Parkinson e l’epilessia attraverso la DBS (Deep Brain Stimulation), biopsie cerebrali, ablazioni tumorali o somministrazione di farmaci.
Operare durante risonanza magnetica
Interventi estremamente delicati come l’impianto di elettodi per la DBS, vengono normalmente effettuati in anestesia locale ed i chirurghi devono fare affidamento su interazioni verbali o fisiche con i pazienti per garantire che il posizionamento degli elettrodi stia andando bene. Da qui l’esigenza di un dispositivo che permetta di procedere senza interruzioni e con la possibilità di controllare in tempo reale la posizione degli strumenti all’interno del cervello del paziente.
Per rendere il robot compatibile con gli scanner per risonanza magnetica, caratterizzati da campi magnetici molto forti, i comuni motori elettromagnetici sono stati sostituiti da un sistema idraulico controllabile a distanza. Sono stati sviluppati, inoltre, marcatori di tracciamento 3D che consentono una rapida localizzazione degli strumenti chirurgici in tempo reale.
Il risultato è un dispositivo dal design compatto che può rappresentare un grosso passo avanti per la neurochirurgia e non solo.
Dopo la convalida preclinica, il team si appresta ora ad ulteriori studi clinici per determinare l’effettiva efficacia del sistema.