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Niente più test d’ingresso a Medicina: come funzionerà d’ora in poi e quali le implicazioni?

I test di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria non esisteranno più. Arriva l’abolizione ufficiale della Commissione Istruzione del Senato. Ora la procedura parlamentare prevede il passaggio alle Camere prima dell’approvazione definitiva. Se tutto va bene, i ragazzi che vorranno diventare medici non dovranno più preoccuparsi dei test per essere ammessi a partire dall’anno scolastico 2025-2026. Si prevede anche un aumento dei posti disponibili, dagli attuali 20 mila a 25 mila. L’obiettivo, come spiegato dal presidente della commissione Sanità Francesco Zaffini (Fdi) a Il Fatto Quotidiano è di abolire il test “con le domande schizofreniche, con una valutazione estemporanea di test a crocette. Si tratta di una legge delega, i particolari saranno precisati appunto nella delega”.

Come sarà il passaggio dalla scuola superiore alle Facoltà sanitarie

L’assenza del test d’ingresso non vorrà dire che non ci sarà una selezione all’interno delle Facoltà che danno accesso alle professioni sanitarie con relativa iscrizione agli albi professionali. Gli studenti affronteranno un primo semestre ad accesso libero, tempo nel quale dovranno sostenere i primi esami. In questa fase si prevede una graduatoria nazionale. Chi non dovesse superare questi esami non potrà affrontare il secondo semestre e dovrà lasciare la Facoltà scelta, ma i crediti maturati saranno validi per l’accesso ad altre Facoltà a scelta. Così lo studente non si ritroverà costretto a perdere l’anno accademico, cosa che avviene oggi. Se la legge dovesse rimanere come indicata dalla Commissione del Senato, i ragazzi potranno affrontare dei percorsi specifici di formazione già alle superiori per prepararsi a questa importante sfida per il loro futuro. La scelta di eliminare il test di accesso alle Facoltà sanitarie nasce anche dal fatto che in Italia mancheranno all’appello fino a 30 mila medici secondo le previsioni. In alcuni casi non è raro riscontrare che i medici in pensione continuano a lavorare proprio per affrontare queste emergenze.

Dottoressa che sta effettuando un esame (Pixabay Foto) – www.biomedicalcue.it

Quali potrebbero essere le implicazioni

Al momento non sono stati forniti ulteriori dettagli su come saranno stilate le graduatorie nazionali dopo i primi sei mesi di studio. Quello che è certo è che la valutazione si baserà sul voto e sul numero degli esami sostenuti. Anche il numero di risposte esatte potrebbe essere un criterio di riferimento. Per ora si parla solo di possibilità, dato che la legge deve essere discussa al Senato e alla Camera, dove potrebbero esserci dei cambiamenti importanti. In più, i ragazzi che non superano i primi sei mesi potrebbero pensare di completare il percorso di studi all’estero e farsi equiparare il titolo in Italia. Questo avviene già oggi all’interno dell’Unione Europea. Infine, le aule potrebbero non essere sufficienti per accogliere l’aumento degli studenti, soprattutto nella prima fase del ciclo di studi. L’Ordine dei Medici si sarebbe dichiarato contrario alla proposta secondo quanto riportato da Il Post. Infatti, per l’Ordine il rischio è che tra 10 anni ci siano troppi medici rispetto alle reali esigenze del Paese, con conseguenti problemi di gestione molto diversi rispetto a quelli che si affrontano oggi.

Medico che presta delle cure (pixabay Foto) – www.biomedicalcue.it
Published by
Annarita Faggioni