Il dispositivo protesico Argus II è un nuovissimo prototipo di impianto epiretinale, cioè una delle principali tipologie di protesi retiniche artificiali – l’altra è costituita dagli impianti subretinali – che si sta sviluppando e testando per ripristinare la vista in pazienti affetti da cecità congenita o acquisita, dovuta a degenerazione dei fotorecettori della retina.
L’apparecchiatura epiretinale è costituita da un impianto che attraverso microchirurgia viene innestato sullo strato più interno della retina nel quale sono contenute le cellule gangliari. Il prototipo non presenta aree fotosensibili, si serve di occhiali ed un antenna, riceve l’immagine dell’ambiente esterno, traducendola in segnali elettrici, attraverso una telecamera ed un’unità di processamento dati -VPU- poste esternamente al corpo. Poi, dei piccoli elettrodi messi sul dispositivo stimolano in modo diretto gli assoni delle cellule gangliari interne che costituiscono il nervo ottico. A questo punto l’informazione trasdotta procede verso la corteccia visiva attraverso le normali vie di trasmissione nervosa. Risulta quindi necessario che le strutture neurali a valle della retina siano intatte e funzionanti nel paziente affinché questo tipo di protesi possa essere efficace. Il Dottor Mark S. Humayun, che già aveva partecipato allo sviluppo della protesi MARC, ha sfruttato l’esperienza acquisita per continuare a ampliare il progetto di sviluppo di una protesi visiva artificiale capace di restituire parzialmente la vista. Il nuovo gruppo di ricerca, chiamato “Intraocular Retinal Prosthesis Group”, con sede presso il Doheny Retina Institute della University of Southern California, è nato dalla collaborazione tra il Dottor Humayun e il Dottor Eugene de Juan. Il team ha provveduto alla progettazione di un dispositivo all’avanguardia per il ripristino della visione e si è affidato alla compagnia privata Second Sight per gran parte della sovvenzione e per la realizzazione materiale del dispositivo.
L’occhio bionico Argus II, converte la sequenza di fotogrammi video catturati da una camera miniaturizzata, alloggiata negli occhiali dei pazienti, in una serie di impulsi elettrici che sono inviati wireless agli elettrodi impiantati sulla superficie della retina. Questi impulsi spronano le cellule sane rimanenti della retina inducendo la percezione di forme di luce nel cervello. Il paziente successivamente impara ad interpretare questi segnali. Argus II si avvale quindi di due componenti fondamentali, una extraoculare ed una intraoculare. L’electronic case extraoculare, viene attaccato chirurgicamente all’area temporale del cranio dove un piccolo cavo subcutaneo, posto più o meno dietro l’orecchio, lo collega all’electrode array, intraoculare. La procedura d’impianto di Argus II prevede il posizionamento per via chirurgica in anestesia generale delle componenti interne della protesi.
secondsight.comL’electronic case viene innestato all’area temporale del cranio dove il cavo di collegamento che funge da antenna viene fatto passare, attraverso una scanalatura nel cranio, all’interno dello spazio perioculare poi, tramite un’incisione della sclera arriva all’interno dell’occhio.
L’electrode array viene posizionato sulla retina, vicino alle cellule gangliari. Dopo l’operazione viene testata la conduttività degli elettrodi, per assicurarsi che tutti i fili elettrici e le connessioni siano intatte. I primi test, effettuati ad operazione ultimata, consistevano nel guardare lo schermo di un computer e identificare elementi bianchi e neri, con diversi orientamenti. La capacità del paziente di identificare correttamente la direzione delle linee e la differenza tra linee diagonali e orizzontali, dimostra da subito, che la protesi epiretinale Argus II permette un ripristino della funzione di visione centrale da prima inesistente nel paziente. Inoltre i medici sono convinti che, con la pratica e la riabilitazione, la visione continui a migliorare. Di recente, lo scorso giugno, l’occhio bionico Argus II è stato innestato su un paziente inglese 80enne, Ray Flynn, che da tempo aveva perso la vista a causa di una degenerazione maculare secca legata all’età ed ha permesso all’uomo di vedere nuovamente sagome delle persone e degli oggetti. L’intervento – durato 4 ore – a cura del Dottor Paulo Stanga, consulente oftalmologo e chirurgo vetroretinico, è stato eseguito al Manchester Royal Eye Hospital ed i primi test sono stati giudicati un vero successo. Come afferma il dottor Stanga:
secondsight.comI progressi del signor Flynn sono davvero notevoli riesce realmente a vedere le sagome delle persone e degli oggetti. Ray Flynn è il primo paziente con questa patologia su cui è stato innestato Argus II ed è parte di un test che stiamo conducendo per stabilire se i pazienti ciechi con una perdita totale della visione centrale dovuta alla degenerazione maculare secca legata all’età possano trarre beneficio da una retina artificiale.