Oliviero Toscani, anche lui vittima dal male incurabile: “Ho perso 40 chili in un anno ma non temo la morte”
Oliviero Toscani racconta il suo rapporto con la malattia incurabile che lo ha colpito, con resilienza e libertà di vivere senza paura.
Oliviero Toscani non è mai stato uno che segue le regole. Fotografo, provocatore, artista, lui ha sempre fatto di testa sua. E le sue immagini, beh, hanno lasciato il segno. Quelle campagne di Benetton che oggi tutti ricordano non erano solo foto, erano messaggi. Una sfida aperta al mondo, un grido di libertà, un “io sono così, prendimi o lasciami”.
Ma il tempo, si sa, è implacabile. Quel senso di invincibilità che ha caratterizzato la sua generazione – sì, quella dei Bob Dylan e del “forever young” – prima o poi cede il passo alla realtà. Non è facile, certo, ma Toscani lo affronta a modo suo: con lucidità, con la voglia di capire e, perché no, con un pizzico di ironia.
Oggi, le sue giornate non sono più fatte di set fotografici e progetti internazionali. La casa in Maremma è il suo rifugio, un posto dove fermarsi, pensare, guardarsi indietro. E ripensare a tutto ciò che ha costruito. Un’eredità immensa, fatta di immagini potenti e idee rivoluzionarie. Una vita vissuta senza paura di essere giudicato.
Parlare con lui, anche adesso, è come assistere a una lezione di vita. Non si tratta di nostalgia, né di rimpianti. Toscani ha sempre parlato chiaro e lo fa ancora: la bellezza, la libertà, l’etica sono temi che attraversano ogni suo discorso.
Quando la vita ti cambia le carte in tavola
Il mondo attorno a lui, nel frattempo, è cambiato. E così anche il suo modo di viverlo. Non prende più la macchina fotografica in mano, non come prima almeno, ma questo non significa che il suo spirito creativo si sia spento. Anzi, sembra che trovi ispirazione anche nelle difficoltà.
La malattia rara che lo ha colpito gli ha portato via molto. In un’intervista per il Corriere della Sera ha raccontato di aver perso 40 chili in un anno. “Neanche il vino riesco più a bere”, ammette con un sorriso amaro. Però, al di là di tutto, c’è ancora quella scintilla nei suoi occhi.
Il coraggio di andare avanti
Toscani non si piange addosso. Non lo ha mai fatto, e non inizierà certo ora. La sua malattia – amiloidosi, un nome che fa quasi paura a dirlo – è diventata una nuova sfida, un’occasione per riflettere su ciò che conta davvero. Si tratta di una patologia a causa della quale le proteine si depositano in determinati punti vitali del corpo, e purtroppo è mortale e incurabile. Ma Toscani non è il tipo che si arrende. Le terapie sperimentali, la fisioterapia, il pacemaker: egli continua a lottare a testa alta.
E poi c’è quella serenità disarmante, quasi spiazzante. “Vivere vuol dire anche morire”, dice, con la stessa naturalezza con cui racconta del suo lavoro o di un’amicizia. Niente paura, niente drammi. Solo la voglia di continuare a essere se stesso, fino alla fine.