Un problema di salute pubblica e legale (depositphotos.com) - www.biomedicalcue.it
L’università di Oxford sviluppa un’AI per analizzare le lesioni cerebrali nei casi di violenza. Un nuovo strumento per le indagini forensi
Potrebbe mai essere possibile che l’IA possa aiutare nello studio e nella cura delle persone in seguito ai casi di violenza? Secondo un nuovo studio su Science Daily la risposta sembrerebbe essere si.
Un gruppo di studiosi dell’Università di Oxford, in collaborazione con Thames Valley Police, la National Crime Agency, il John Radcliffe Hospital, Lurtis Ltd. e l’Università di Cardiff, ha creato un sofisticato strumento di intelligenza artificiale.
Questo nuovo ed originale strumento promette di fare faville, in quanto fondato sull’uso e la conoscenza della fisica per ottimizzare le indagini forensi sui traumi cranici.
La ricerca, pubblicata su Communications Engineering, propone un modello di apprendimento automatico basato sulla meccanica per assistere le forze dell’ordine nel prevedere con accuratezza gli esiti delle lesioni cerebrali in relazione agli scenari di aggressione registrati.
Le lesioni cerebrali traumatiche costituiscono una grave problematica di salute pubblica, con ripercussioni neurologiche a lungo termine. Stabilire se un impatto possa aver provocato una determinata lesione è cruciale nelle indagini forensi e nei procedimenti legali. Al momento, non è presente un metodo standardizzato e misurabile per eseguire questa valutazione. La ricerca evidenzia che gli strumenti di apprendimento automatico, avvalendosi di simulazioni meccaniche, possono incrementare l’accuratezza e la coerenza delle indagini sui TBI, fornendo prove basate su modelli predittivi all’avanguardia.
Il modello di intelligenza artificiale sviluppato dal gruppo di ricerca ha raggiunto notevoli livelli di precisione nel prevedere diversi tipi di lesioni associate ai traumi cranici. In base ai dati pubblicati, il sistema ha conseguito il 94% di precisione nella previsione delle fratture craniche, il 79% per la perdita di coscienza e il 79% per le emorragie intracraniche. Questi risultati sono stati conseguiti grazie all’utilizzo di un modello computazionale avanzato della testa e del collo, progettato per simulare vari tipi di impatti, come pugni, schiaffi o collisioni contro superfici rigide. e che per migliorare la precisione della valutazione integra metadati come l’età e l’altezza della vittima.
La ricerca, che ha esaminato 53 rapporti di polizia anonimi riguardanti casi di aggressione, ha permesso di unire dati biomeccanici con dettagli forensi, fornendo una prospettiva innovativa sulla previsione delle lesioni. L’analisi dei fattori più determinanti per ciascuna lesione ha confermato la coerenza con i risultati medici: ad esempio, la possibilità di una frattura cranica era strettamente correlata allo stress massimo subito dal cranio, mentre la perdita di coscienza era associata agli indici di stress sul tronco encefalico.
Il team di ricerca enfatizza che questo modello non intende sostituire il lavoro dei medici legali e degli esperti forensi, ma offre un supporto oggettivo nella valutazione della compatibilità tra il meccanismo dell’aggressione e la lesione riscontrata. Inoltre, può essere impiegato per identificare situazioni a rischio elevato, migliorare le valutazioni del rischio e sviluppare strategie preventive per ridurre l’incidenza e la gravità delle lesioni craniche.