Close-up Engeneering

Pacemaker: funzionamento e nuovo prototipo ultrasottile

Un nuovo prototipo di pacemaker con membrana ultraleggera può regolare i battiti cardiaci con l'aiuto di una fibra ottica diventando più versatile di quelli attuali.

Close-up Engineering

PUBBLICATO IL: 6 Marzo 2024

Approfondimenti / Come funziona?

Milioni di pazienti si affidano ai pacemaker, piccoli dispositivi che regolano gli impulsi elettrici del cuore per mantenerne il funzionamento ottimale in caso di disfunzione elettrica dell’organo. Per ridurre le complicazioni del suo inserimento, i ricercatori cercano costantemente di rendere questi dispositivi di dimensioni sempre più ridotte e di ideare procedure di inserimento meno invadenti. In questa prospettiva, gli scienziati dell’Università di Chicago hanno sviluppato un nuovo pacemaker incredibilmente sottile, wireless e gestito interamente dalla luce di una fibra ottica.

Pacemaker ultrasottile
Il team di ricerca dell’Università di Chicago – Credits: University of Chicago

Struttura e funzionamento di un pacemaker standard

Il cuore pompa grazie ad una serie di impulsi elettrici precisi, accade però che per diverse ragioni il ritmo possa subire delle variazioni e causare molteplici tipologie di disturbi come: ictus, attacchi di cuore o anche la morte dell’organo stesso. I pacemaker, comunemente, sono composti dai seguenti componenti:

  1. Cavi: sono presenti due cavi (in alcuni pazienti con fibrillazione atriale vi è un solo cavo) molto sottili, flessibili ed elettricamente isolati; questi vengono inseriti dalla vena nella parte superiore della spalla fino ad arrivare nelle cavità destre del cuore.
  2. Scatola pacemaker: i cavi, inoltre, sono collegati ad una scatola che contiene una batteria ed un piccolo computer che registra eventuali anomalie del ritmo cardiaco. La scatola viene posizionata all’incirca sotto la clavicola. Il pacemaker percepisce l’attività cardiaca e se rileva che il cuore rallenta o perde un battito, invia un impulso elettrico per stimolarlo e riportarlo al ritmo normale.
  3. Batteria: la durata media della vita di una batteria è di circa 6-7 anni. La procedura per la sua sostituzione è molto più semplice rispetto a quella dell’inserimento del dispositivo.
  4. Elettrodi: all’apice di ogni cavo vi sono gli elettrodi, questi sono i punti di contatto tra il pacemaker ed il cuore.
  5. Barre o viti: tendenzialmente, i cavi sono attaccati al muscolo cardiaco da un piccolo meccanismo a vite.

I pacemaker monitorano e correggono i ritmi anormali, ma richiedono interventi chirurgici invasivi per il loro inserimento. Da qui la necessità dei ricercatori di ridurre i rischi correlati alle operazioni chirurgiche.

struttura pacemaker
Struttura di un pacemaker standard – Credits: British Heart Foundation

Struttura del nuovo prototipo di pacemaker ultraleggero

Il nuovo dispositivo è meno invasivo e presenta un film sottile di appena 1 μm di spessore. Inoltre, pesa meno di un cinquantesimo di grammo, ossia molto meno rispetto agli attuali pacemaker che pesano almeno 5 grammi. Non necessita di una batteria poiché è alimentato dalla luce. Ovviamente, la luce di solito non raggiunge il cuore, quindi vi è la necessità di inserire una fibra ottica accanto al dispositivo. La fibra si illumina in un modello specifico che innesca il film sottile, composto da due strati di silicio di tipo P, per produrre una corrente elettrica. Lo strato superiore ha molti piccoli fori, una condizione nota come nanoporosità, che aumentano le prestazioni elettriche. Il risultato è una minuscola membrana flessibile che può essere inserita nel corpo tramite un piccolo tubo in un intervento chirurgico minimamente invasivo.

ll ricercatore dell’Università di Chicago, Pengju Li, con il prototipo del pacemaker realizzato – Credits: University of Chicago

Test in vitro ed in vivo del nuovo prototipo

Il team ha testato il nuovo dispositivo in vitro su dei campioni di tessuto cardiaco umano cresciuto in laboratorio, poi in cuori di ratti. In seguito, si è verificato il funzionamento in vivo su topi e maiali viventi. In tutti i casi, la tecnica ha funzionato per la stimolazione cardiaca secondo le necessità, richiedendo solo un intervento endoscopico per l’inserimento piuttosto che l’apertura della cavità toracica.

pacemaker
Evoluzione della progettazione del pacemaker ultrasottile – Credits: Nature

Conclusioni e prospettive future

Nella sua forma attuale, questo pacemaker sottile è progettato per essere temporaneo, dissolvendosi in un composto non tossico chiamato acido silicico, che nega la necessità di un altro ciclo di chirurgia per la sua rimozione. Il team di ricerca suppone che le versioni future potrebbero essere adattate per durare diversi intervalli di tempo. Inoltre, i ricercatori sostengono che il dispositivo potrebbe essere utilizzato per la stimolazione di determinati nervi su richiesta, in modelli specifici. Secondo alcuni potrebbe avere anche future implicazioni per il trattamento della sintomatologia di condizioni come il Parkinson.

AUTORE

Maddalena Ranzato

Sono una studentessa magistrale di Ingegneria Clinica presso l'Università degli Studi di Trieste. Nel 2021 mi sono laureata in ingegneria biomedica. La mia passione per la scrittura nasce già alle superiori con lo studio delle materie umanistiche al liceo classico. Sono appassionata da tutto ciò che è legato al mondo della medicina e dell'ingegneria, soprattutto la rigenerazione dei tessuti e la creazione di organi artificiali. Attualmente lavoro nell'ambito dell'ingegneria clinica ospedaliera.

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