Lo scorso marzo presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova, due radiologi interventisti, Michele Battistel e Giulio Barbiero, hanno operato simultaneamente un paziente per l’asportazione di due tumori localizzati nel fegato e nel polmone mediante termoablazione con microonde.
Infatti, l’obiettivo di tale procedura è quello di esporre le cellule tumorali ad alte temperature causandone la necrosi, ovvero alla morte cellulare.
La tecnica è una procedura di chirurgia mini-invasiva che permette di distruggere una massa tumorale di piccola entità (entro i 4-5 cm) bruciandola con il calore senza intervento chirurgico.
La procedura prevede che il medico posizioni un sottile ago di calibro 1,5 mm attraverso la cute del paziente fino al centro della massa tumorale.
Successivamente il riscaldamento dell’ago può avvenire mediante corrente elettrica o campi magnetici: parleremo di termoablazione a radiofrequenza se si fa passare all’interno di esso una corrente elettrica ad alta frequenza così da ottenere nelle zone interessate temperature che superano anche gli 80°.
Nel caso specifico avvenuto a Padova, invece, il riscaldamento è avvenuto tramite microonde che sono state prodotte inducendo campi magnetici all’interno dell’ago, permettendo di superare i 100°.
Nel giro di qualche minuto, si verificherà la distruzione irreversibile delle cellule tumorali che, non sarà necessario rimuovere dall’organismo perché quest’ultimo è in grado di riassorbirle. Solitamente il paziente può tornare alle sue attività normali entro pochi giorni.
La procedura può essere applicata a diversi organi tra cui fegato, reni, polmoni e ossa e risulta efficace sia su tumori di tipo primario che su quelli di tipo secondario (metastasi).
Per primo è stata trattata la lesione epatica di circa 4 cm, cioè al fegato, attraverso una guida ecografica. Successivamente attraverso la TAC è stata localizzata e centrata la lesione polmonare di circa 1 cm.
Nella prima parte della procedura, la paziente è stata anestetizzata in maniera più profonda per evitarle dolore a livello epatico. Nella seconda parte, siccome era necessario che la paziente mediante la respirazione aiutasse i medici nella localizzazione del nodulo polmonare, è stata effettuata una anestesia più superficiale.
La termoablazione possiede i vantaggi caratteristici delle procedure mini-invasive ovvero:
Solitamente questa procedura è una valida alternativa per i soggetti che hanno un’età avanzata e/o patologie concomitanti che aumentano le probabilità di insuccesso degli interventi tradizionali come chemio e radioterapia che, nel caso specifico di paziente 84enne, sarebbero stati difficili da sopportare.
In alcuni casi permette di trattare e di “salvare” anche organi seriamente compromessi dallo sviluppo della massa tumorale.
Esteticamente, nelle procedure eseguite per via percutanea, non rimangono segni evidenti del trattamento(cicatrici). Infine, in diversi casi di recidiva della massa tumorale, la procedura può essere ripetuta.
Gli scenari futuri sono l’estensione del campo di applicazione di questa tecnica a livello epatico e, anche in organi non consueti come rene e polmone
afferma Emilio Quaia, professore e direttore dell’Istituto di Radiologia.