La pareidolia, una parola quasi sconosciuta, che in realtà caratterizza la vita quotidiana e che permette di conoscere tutto ciò che ci circonda.
La paraidolia deriva dal greco “εἴδωλον”, cioè immagine, con l’aggiunta del prefisso “παρά”, vale a dire vicino. Identifica un’illusione subcosciente che tende a ricondurre a forme note oggetti dalla forma casuale.
La paraidolia è una distorsione percettiva, cioè una percezione errata di uno stimolo esterno, reperibile tramite gli organi di senso che lo rappresentano in maniera differente da quello che è realmente.
Le distorsioni percettive sono:
La pareidolia è la caratteristica del cervello ad associare a immagini disordinate oggetti o volti familiari. Si ritiene che tale tendenza abbia riscontro negli uomini della preistoria per consentirgli di individuare situazioni di pericolo come il predatore che si mimetizzato nella natura.
Diversi sono gli utilizzi della paraidolia anche in ambito della storia dell’arte, lo stesso Leonardo da Vinci nel “Trattato della pittura” afferma che:
“E questo è: se tu riguarderai in alcuni muri imbrattati di varie macchie o pietre di vari misti, se arai a inventionare qualche sito, potrai lì vedere similitudine de’ diversi paesi, ornati di montagnie, fiumi, sassi, albori, pianure, grandi valli e colli in diversi modi; ancora vi potrai vedere diverse battaglie e atti pronti di figure, strane arie di volti e abiti e infinite cose, le quali tu potrai ridurre in integra e bona forma. E interviene in simili muri e misti come del sono di campane, che ne’ loro tocchi vi troverai ogni nome e vocabulo che tu imaginerai”
Altri artisti si sono focalizzati sulla pareidolia nelle loro opere come Giuseppe Arcimboldo, il quale rappresentando un cesto con ortaggi e frutta e ruotandolo di 180° esso formerebbe una faccia.
Oltre ad Arcimboldo, vi sono le opere di Salvador Dalì, il quale fu un vero maestro della pareidolia, riuscendo ad ingannare chiunque osservasse le sue opere, come nel dipinto il Viso Paranoico, dove alcuni personaggi riuniti intorno ad una capanna formano il volto di una donna. Un altro dipinto, la Madonna degli uccelli, raffigura il volto della Madonna con uno stormo di uccelli.
Il test di Rorschach, utilizzato in psicologia, si avvale dell’utilizzo della pareidolia. Esso sfrutta il meccanismo inconscio della proiezione poiché, tramite l’ausilio di alcune macchine, il soggetto tende ad proiettare su sè stessa il proprio mondo, caratterizzato da fantasie e ricordi.
Il test si avvale dell’utilizzo di 10 tavole, nelle quali sono riportate macchie simmetriche, dove: 5 sono monocromatiche, 2 bicolori e 3 colorate, tutte con un utilizzo del chiaroscuro. Il soggetto, una volta mostrata la tavola, descrive ciò che vede in maniera del tutto oggettiva, venendo adoperato nel caso di approfondimento di alcune tematiche e dinamiche personali come disturbi d’ansia, fobie, disturbi dell’umore, psicosi e disturbi depressivi. Talvolta questo test si adopera in campo civile o penale per valutare la capacità di intendere e di volere.
Uno studio condotto da un gruppo di ricerca dell’Università Milano-Bicocca ha analizzato i potenziali evocati a livello celebrale di uomini e donne coinvolte nello studio quando osservavano immagini. Il gruppo è composto da 26 partecipanti, 13 uomini e 13 donne, ai quali è stato proposto di premere un tasto quando identificavano in alcune immagini degli animali.
Nelle persone coinvolte si è dimostrato come una prima elaborazione avviene a livello della parte posteriore del cervello dopo 170 millisecondi ed in tale fase sia gli uomini che le donne rispondevano nello stesso modo.
La differenza di percezione si ha dopo i 190 millisecondi, dove si nota che nelle donne si attiva il cervello sociale, cioè la sezione deputata al riconoscimento del volto, portando ad un innesco dell’emisfero destro, il giro temporale superiore, la corteccia orbito-frontale e cingolata.